Il mio vecchio professore di italiano si arrabbiava se, parlando con lui, alzavo gli occhi al cielo. In realtà chiunque lo faceva si beccava uno schiaffo sulla cattedra, e il rumore ti spaventava abbastanza da dire “No, non lo faccio più“.
Ora, quando capita a me, non è che mi dispiaccia così tanto. Certo, da quando leggo hentai, magari con la mia partner, lo sguardo al cielo (misto a qualche altro dettaglio) assume connotazioni ben differenti da una mancata risposta riguardo ai promessi sposi.
E di certo non c’è una cattedra nella nostra camera da letto. Non ancora.
Si chiama ahegao, e capita spesso di vederlo nella pornografia giapponese. Inconsciamente viene anche praticato in tutte le etnie pornografiche, ma diciamo che il Giappone lo ha incasellato e catalogato. Avviene nel momento culminante del piacere, quando una ragazza (di solito) scivola nell’oblio dei sensi e un bel “chissene di tutto“, eleganza compresa, le compare aleggiante sulla testa. Anche cosplayer e personalità di internet improntate sull’erotismo lo praticano per il pubblico ludibrio e, diciamolo, anche per il loro. Anche per questo la pratica dell’ahegao ha preso piede persino oltre il cartaceo e oltre oceano.
Facebook ne è pieno.
Più o meno tutti gli artisti del settore lo hanno omaggiato, ma se proprio ne volete uno specializzato potrei fare il nome di Shindo L., che lo usa spesso sulle sue protagoniste, ma mai a sproposito. Anzi, sfrutta la trama dei suoi hentai (a volte molto pesante) per caricarne l’odore erotico.
Facciamo finta che non sappiate nulla di “ahegao”, la vostra purezza è encomiabile, ma cerchiamo comunque di scoprirne di più.
Sapete da dove ha origine questa espressione? Espressione in molti sensi. Forse no.
Ahegao, ahe-gao o アヘ顔 è un termine del panorama porno giapponese in uso sin dai primi anni ’90 per indicare l’espressione delle attrici porno durante l’orgasmo.
Lo stesso tipo di espressione è stato poi utilizzato su manga, anime e videogiochi erotici, come rappresentazione dai toni più esagerati ed enfatici del climax femminile.
È persino arrivato su magliette e accessori, fino ad essere parodiato su media non-erotici.
Per quanto riguarda il nome, アヘ (ahe) è onomatopeico, abbreviazione di “aheahe” che indica gemiti e tutto il resto, mentre gao (顔) è “viso”
Diciamo che, come le gambe che tremano o le dita dei piedi che si arricciano, è uno di quei segnali di piacere incontrollato che fa sempre fierezza vedere. Insomma, significa che state facendo un buon lavoro. Per trovare centinaia di esempi vi basta usare l’hashtag Ahegao anche sui social più insospettabili.
PlayRino, è anche anche casa di scambi, non gli scambi che credete, ma scambi di opinioni. Una sorta di sfogo e punto di riflessione per voi lettori. Una posta del cuore? No. Rimaniamo sul tema sessualità, e scrivetemi:rinoceronte@nientedadire.it verrete pubblicati in forma anonima e riceverete una mia risposta, non come un qualche tipo di guru che sa chissà che cosa, ma come un confidente con la vostra stessa voglia di imparare e scoprire. Il vostro dubbio diventerà uno spunto per crescere insieme.
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