Sono passati giusto 30 anni dalla morte del Commissario Cattani ne “La Piovra 4”: ampiamente annunciata dai giornali per ottenere più audience, nel marzo 1989 catalizzò 17 milioni di spettatori, innescando discussioni perfino nei veri Palazzi di giustizia. Allora di spoiler non si parlava proprio, anche se il termine era già emerso in USA nel mondo di “Star Trek” dal 1982 parlando on line del secondo film pochi giorni dopo l’uscita. Oggi invece tengono banco le schermaglie nei social sulla stessa legittimità degli spoiler, in particolare dopo la puntata finale di “Games of Thrones” e il risolutivo “Avengers: Endgame” usciti nel giro di pochi giorni e bersagliati dal piacere sadico dei più maliziosi di buttar lì un riferimento o una parola di troppo, giusto per autoaffermazione.
C’è chi rischia la salute urlandoli a chi entra nelle sale cinematografiche, ricevendo calci e pugni come a Hong Kong lo scorso aprile uscendo da “Avengers: Endgame” (mentre l’analogo episodio del dicembre 2015 a Los Angeles per l’uscita di “Star Wars: The Force Awakens” si è dimostrata una fake news). La maggioranza preferisce però la tattica dei “leoni da tastiera”, sfregiando le aspettative di chi si è costretto a stare alla larga dal web, dal sicuro dietro lo schermo, con o senza nickname.
Intendiamoci: un conto sono i sacrosanti resoconti che – avendo l’accortezza di dichiarare lo “spoiler alert” in titoli esplicitamente neutri – decidono di svolgere un servizio di guida e riassunto della trama, di cui poi ognuno sceglie se avvalersi o meno: accortezza nei casi estremi ignorata, come nel luglio 2007 quando giornali e tv fecero a gara a svelare già il giorno dopo l’uscita dell’ultimo libro di Harry Potter come finivano le vicende del maghetto di Hogwarts e compagni.
Il problema c’è in realtà sempre stato, già nelle minute recensioni “generaliste” dei quotidiani (con fastidio più o meno crescente) che spesso e volentieri non danno alcun approccio critico, riducendosi a un mero riassunto della trama, magari proprio svelando finale. C’è da chiedersi che cosa ci sia dietro una tale pratica deprimente: pigrizia? Carognaggine? Bullismo? Sberleffo? Inutile vanto di sapere già “come va a finire”?
Gli effetti si sono ovviamente moltiplicati con la diffusione del web in conseguenza della banda larga e degli smartphone, diciamo dal 2004 per saltare a piè pari i forum e altri ambiti già quasi preistorici. In soli 15 anni il pericolo di essere raggiunti da spoiler molesti (esistono anche quelli che lasciano indifferenti) è divenuto in pratica questione di minuti: chiunque può avere in mano l’arma della rivalsa contro tutte le proprie frustrazioni e uno strumento con cui farsi odiare per niente: allo scorso Festival di Cannes, nella chilometrica fila per il nuovo film di Quentin Tarantino (che a sua volta ha invitato a non rivelarne il finale) c’era chi reggeva un cartello con la scritta “Fatemi entrare o vi spoilero Games of Throne”. Del resto, è noto che in tempi di crisi ci si butta sull’intrattenimento come se fosse la cosa più importante del mondo…
Proviamo a guardare al lato positivo: è bello aver voglia di condividere quasi spasmodicamente le proprie passioni con così tanta gente, così come vedere che personaggi e saghe un tempo per pochi iniziati abbiano raggiunto platee finora impensabili (anche se i soliti snob preferiscono sempre “quando si era in pochi”, un punto di vista che non va mai molto lontano e nella comunicazione è un controsenso). Ed è inevitabile che quando si allarga il cerchio, prima o poi salta fuori il “troll” della situazione che si diverte alle spalle degli altri: si è semplicemente adeguato ai tempi.
Tanto per dire: Marco M. Lupoi, storico direttore responsabile di Panini Comics, ha raccontato in un tweet di aver ricevuto via PM di Facebook da uno sconosciuto uno spoiler su “Avengers: Endgame” (presumibilmente in una frase secca, per non riuscire a evitarla) il giorno stesso dell’uscita dell’ultimo film. Difficile pensare a qualcosa di diverso dal disprezzo o puro sadismo alle basi di un gesto simile, ammesso il mittente se ne sia reso conto (perché a volte c’è anche questo: tanta superficialità).
Se fa un po’ sorridere chi vuol leggere approfondimenti pretendendo però che non si parli della trama, esagera anche chi assegna eccessiva importanza agli snodi di quel che succede in un romanzo, un film, un fumetto di fiction o che racconti fatti realmente accaduti. Basti pensare a “Titanic”: non importa il cosa, ma soprattutto il come. Anzi, a volte sapere già le cose aiuta a godersele meglio: altro esempio sommo, rivedere “I soliti sospetti”.
Eppure sembra che il fattore sorpresa regni sovrano: anche se va detto che a volte si esagera e non sono pochi quelli che hanno smesso di guardare i trailer perché eccessivi. Il regista di “Terminator Genisys” protestò con la produzione perché il film conteneva tre grossi colpi di scena… e il trailer li mostrava tutti: la sua rabbia era forse anche dovuta al sapere che in realtà il film non aveva molte altre frecce al proprio arco, ma di certo – nella sempre più relativa “originalità” della narrazione contemporanea – arrivare alla fruizione di un’opera senza saperne granché in molti casi può essere un toccasana.
E poi: quando scade uno spoiler? Alla faccia del marketing che vuole spingerci tutti a consumare tutto e subito, il mio nipotino non ha mai visto “Star Wars”: quindi per lui lo è anche sentir dire “Luke, io sono tuo padre!”… Qualcuno dice anche alla fine si entra in un circolo vizioso, e più ci si lamenta degli spoiler più questi “vengono fuori dalle fottute pareti” (cit.): magari è esagerato, però smettere di concentrarsi alla trama potrebbe essere un’idea.
Anche se in fondo “Non c’è nulla di più potente, al mondo, di una buona storia”. Ops.