Neva, la nuova creatura di Nomada Studio, ha vinto il premio Game for Impact a The Game Awards del 2024, ricevendo un totale di tre nomination comprese Best Indipendent Game e Best Art Direction.
Che non siamo stupite possiamo dirlo (ndr, ovvero Monica e Federica, qui a scrivere a quattro mani di un capolavoro videoludico).
Gris, il primo gioco che avevano proposto al mondo nel 2018 e di cui abbiamo parlato qualche tempo fa, era già un’esperienza incredibile, un viaggio nell’animo umano come ce ne sono pochi. Ci ha fatto meravigliare, ci ha fatto piangere, e quando è finito ci ha lasciati affamati.
Gli anni di attesa per un secondo titolo sono stati, a nostro parere, ampiamente ripagati.
Neva: l’inizio del viaggio
Il mondo del gioco è pieno di vita e di colore.
Il giocatore veste i panni di Alba, una giovane donna che, accompagnata da due creature particolari delle fattezze di lupi usciti da un racconto del folclore, attraversa le quattro stagioni che cambiano la realtà intorno a lei.
Sin dalla prima cut scene, che comincia poco dopo aver preso un po’ di familiarità con i controlli, assistiamo ad una tragica battaglia contro l’oscurità che avanza, fagocitando qualsiasi essere vivente.
Siamo qui da pochi istanti e già la potenza della combinazione di avvenimenti, colonna sonora, e visual ci ha strappato il cuore dal petto per tenerselo stretto. La sensazione di meraviglia, invece che scemare, non fa altro che aumentare poiché Neva è un gioco le cui dinamiche non sono mai troppo uguali a loro stesse, ma ti sfida in maniere sempre nuove e differenti.
Quando poi, dopo tutto il viaggio, arrivi alla fine, dovrai decidere se amare alla follia Nomada Studio o odiarli, perché le emozioni saranno troppo intense per rimanere indifferenti.
Conrad Roset e il suo contributo a Neva
Conrad Roset è un artista e illustratore di fama internazionale, noto per il suo stile distintivo che fonde elementi di arte figurativa, surrealismo e un uso straordinario del colore. La sua influenza su Neva è fondamentale, sia nell’aspetto visivo che nel tono emotivo del titolo. Roset, infatti, è stato il principale designer artistico dietro il progetto e il suo approccio unico ha giocato un ruolo cruciale nella sua realizzazione.
Roset ha lavorato a stretto contatto con il team di sviluppo per definire ogni aspetto visivo, dal design dei personaggi alla progettazione dei paesaggi. La sua influenza è evidente nell’uso di una palette che spazia dai toni pastello ai colori più drammatici e nella scelta di uno stile minimalista che pone l’accento sui dettagli emotivi piuttosto che sugli eccessi visivi. Questa estetica, semplice ma iconica, si integra perfettamente con il gameplay, focalizzandosi sull’esplorazione e l’interazione con l’ambiente senza bisogno di una narrazione verbale complessa. La scelta di un mondo caratterizzato da paesaggi vasti e naturali, che si alternano tra foreste, montagne e pianure innevate, non solo evoca un senso di solitudine e mistero, ma serve anche a rafforzare il tema centrale del gioco: la ciclicità della vita, la perdita e la speranza.
Le influenze artistiche
L’arte di Neva è sicuramente influenzata da una tradizione di illustrazione europea, in particolare da stili come quello del simbolismo e dell’art nouveau. Questi riferimenti visivi contribuiscono a un’atmosfera che è allo stesso tempo magica e malinconica, trasmettendo un senso di evanescenza e di bellezza fragile. Il design visivo sembra essere influenzato anche dalle opere di artisti come Hayao Miyazaki e il suo approccio alla creazione di mondi fantastici pieni di dettagli naturali e mistero.
Per la realizzazione degli scenari, Neva sfrutta una tecnica di parallax scrolling che aggiunge profondità alle scene, creando un senso di dimensione che invita il giocatore a esplorare.
Neva: il gameplay
Neva racconta una storia profonda attraverso immagini e meccaniche di gioco, senza affidarsi a molte parole. I temi principali sono la solitudine, l’esplorazione e il rapporto con una natura tanto minacciosa quanto protettiva.
Il gameplay, un puzzle-platformer, si concentra sull’esplorazione e la risoluzione di enigmi ambientali, con il protagonista accompagnato da un animale misterioso che gioca un ruolo cruciale. Il ritmo meditativo del gioco è arricchito dalla progressione della relazione tra i due e dai cambiamenti nei paesaggi e nelle stagioni.
In sintesi, Neva è un esempio di come il medium videoludico possa essere utilizzato non solo per raccontare una storia, ma per evocare un’esperienza sensoriale completa. Le scelte artistiche, influenze e tecniche impiegate nel gioco contribuiscono a costruire un mondo ricco di emozioni, dove il gameplay si intreccia con una riflessione più profonda sulla vita, la morte e la rinascita.
Quando i videogiochi si fanno arte
Neva non è un gioco lungo, né troppo sfidante se si ha già una conoscenza, anche di base, della tipologia, ma è un’avventura che non lascia assolutamente indifferenti. Non c’è un istante in cui non si è coinvolti in ciò che vediamo srotolarsi davanti ai nostri occhi.
I rimandi ai mondi di Miyazaki sono un omaggio a una narrativa che ci ricorda l’importanza di combattere per le battaglie giuste e che l’arte non si esime dal conflitto, anzi, diventa vessillo da seguire.
Musicalmente parlando, ancora una volta i Berlinist hanno regalato una colonna sonora avvolgente e intensa, in grado di raccontare e accompagnare la storia principale con eleganza. Ci lasciano sull’anima una traccia di malinconia dolce-amara da assaporare nel tempo, come una caramella dal gusto persistente.
Di nuovo, attenderemo tutto il tempo che sarà necessario per la prossima opera di questo studio di produzione spagnolo, ormai doppiamente convenite che ha tutto il potenziale per offrirci l’ennesima opera d’arte.
In un panorama videoludico sempre più affollato, Neva emerge come un’opera che si distingue per la sua capacità di toccare il cuore del giocatore attraverso un’estetica ricca e una narrazione delicata, ma potente.
di Monica Fumagalli e Federica Curcio