Lo scorpione sgambetta a lato del fiume, deve arrivare dall’altra parte. È trafelato, voi battete le dita su una scrivania, lui zampetta. È la sua natura.
Non sta simpatico a molti, è nero e lucido, velenoso e punge, la sua uniforme gli calza a pennello e sembra fatto per fare del male, ogni sua estremità è fatta per fare del male.
Prendiamo la tigre per esempio, ecco: ha gli artigli su ogni zampa, ha le zanne in bocca, ma la coda? Ecco quella è un batuffolo. Il Leone? Lo stesso.
Lo scorpione no, lo scorpione ha chele, artigli sulle zampe, fauci a pinza e sulla coda un pungiglione acuminato e velenoso.
Da qualsiasi parte lo metti può farti male, è fatto per quello.
Ed ora eccolo lì, preoccupato che non sa come attraversare il fiume, morirebbe subito nelle acqua gelide.
Il rospo, invece, può fare poche cose. Salta, qualche frustata con la lingua forse, ma niente altro. Il rospo però sa nuotare, può portare lo scorpione dall’altra parte, può aiutarlo nei suoi intenti.
Lo scorpione lo sa e glielo chiede. Un piccolo favore.
Il rospo però fa notare alla camicia nera che finirà per pungerlo come punge qualsiasi altra cosa, è preoccupato. Non si fida ed è anche un po’ codardo.
“Ma secondo te?” lo scorpione fa tintinnare la corazza e poi continua “Secondo te io, da sopra di te, a metà di un fiume per giunta, ti potrei mai pungere? Moriremmo entrambi. Non ti pare.”
Su questo passaggio logico, in fondo è un dato di fatto, il rospo riesce a dare fiducia allo scorpione, una piccola alleanza per riuscire a raggiungere un porto sicuro, come l’Italia, che vuoi che sia.
Ci possono riuscire.
Lo scorpione sale sulla schiena rugosa del suo nuovo compagno, cerca un appiglio provando a non fare del male al rospo, è difficile ma trova un posto, stretto, ma sufficiente per non cadere nell’acqua e affogare.
La prima spinta delle poderose gambe dell’anfibio li porta già a metà strada, lo scorpione non è mai stato così tanto vicino alla riva opposta, ci aveva provato tante volte a raggiungerla, ma non aveva mai trovato il compagno giusto, la scusa giusta. Finalmente sulla sua corazza lucida, nera di lacca, brilla un sole differente.
Anche il rospo è tranquillo, non gli importa che sia lo scorpione a decidere da che parte nuotare.
Ci sono quasi, manca davvero poco alla riva, quando il rospo si paralizza.
Il dolore lancinante alla schiena aumenta sempre più, un enorme e pulsante bubbone di veleno si gonfia sul suo dorso.
Lo scorpione rialza la coda, lo ha ucciso condannando entrambi proprio a un passo dalla riva. Non c’è più speranza, il rospo sta perdendo i sensi per il veleno che lo ammazzerà prima che tocchi il fondo del fiume e lo scorpione, senza più aiuti, affogherà con lui.
Con un ultimo respiro, il rospo, chiede: “Ma perché lo hai fatto?”
Lo scorpione guarda la riva un’ultima volta: “Voglio pieni poteri.”
PS. Grazie al collega Elia.