La vita è breve, e poi si muore.
Per questo serve munirsi di un contenitore stagno e riversarci poco alla volta 15 anime pure di caritatevoli persone, poi cuocere a fuoco lento in una pentola a parte:
Una tazza di sangue d’infante
Una pinta di sangue d’unicorno
Un’oncia di lacrime di mamma tua
1 cuore, 1 femore e 1 cistifellea di un parente a te caro
Occhi di cuccioli di gattini q.b.
Appena le anime nel contenitore a chiusura stagna vengono completamente disgregate e non s’ode più il lamento disperato dei condannati, legare la propria anima a quel filatterio.
Appena bolle, spegnere il fuoco e lasciare riposare.
Ora basterà un bel brindisi alla faccia di tutti i mortali e il nostro corpo cadrà a terra esanime. Così facendo la nostra anima, legata al filatterio, tornerà alla sua decrepita dimora trasformandoci in un lich.
Un immortale signore dei non-morti.
Ma il personaggio di oggi non è Clementina. Lui è sempre stato un terribile cuoco.
Oggi parliamo di piccoli errori che diventano eterne condanne. Vi presento:
Sughero, un potente stregone sottovetro
Una volta Sughero era un promettente stregone: così mi racconta, maledicendo il giorno in cui è incappato nel grimorio maledetto che gli ha svelato il procedimento per l’immortalità.
Non vuole parlare di ciò che era, lo fa stare male, rigetta l’idea di aver rinunciato a una vita di tutto rispetto per diventare quello che è ora.
Perché Sughero ora è irriconoscibile. Uno scherzo di energia negativa. Una burla necromantica. La sua condizione pare una barzelletta, una che causa risate a denti stretti, una che fa ridere tutti. Tutti tranne lui, che se avesse ancora modo di farlo ne piangerebbe amare lacrime. Ma, ahimè, di occhi Sughero non ne ha più.
Sughero è un barattolo: uno di quelli belli resistenti, con un grosso tappo e un buon vetro resistente.
Forse ha usato qualche occhio di micino di troppo? Forse una tibia al posto di un femore? Sughero non lo sa, ma la sua anima, che doveva tornare al proprio corpo esamine, questo salto non lo ha mai fatto. Anzi, la magia che la legava al barattolo si è rafforzata e ha iniziato a prendere sempre più coscienza di sé fino a farlo divenire un’immortale signore dei non-morti, immobile, di vetro e alto trenta centimetri.
Il filatterio non è altro che un contenitore maledetto dove risiede l’anima di un lich. Finché questo non viene distrutto, il lich non potrà mai morire.
La cosa più stupida e sconveniente sarebbe quindi essere rinchiuso all’interno dello stesso filatterio, immobile, inerme, senza possibilità d’azione alcuna.
Sughero era uno stregone, ora è solo un barattolo, e lo sarà per sempre…. O almeno finché qualcuno non lo farà cadere da una mensola.
Il barattolo necromantico e la sua triste orda di non-morti
Siamo seduti in cerchio, sta quasi per albeggiare. Come per omaggiare il nuovo giorno che sale, le figure di fronte a me imbracciano dei liuti vecchi e logori e iniziano a suonare una ballata all’unisono.
Completamente fuori tempo, le mani sbattono goffamente contro gli strumenti. La serenata stonata non possiede forma né direzione e quello che causa è solo un grosso fastidio.
Una mano cade per terra.
“Basta! Basta! Questo è troppo!”, riecheggia una voce dal barattolo posto di fianco a me. “Sono tre mesi che sto in questa condizione, ma la fatica che sto facendo a farvi imparare a suonare mi pare secolare!”
In passato, quando un corpo lo aveva, il liuto era la più grande passione dello stregone, prima che venisse soppiantata dal rito sacrilego con cui ha trucidato i suoi cari, condannandosi da solo. A pensarci, rimpiange il non avere perseverato con le lezioni di liuto, forse qualsiasi altro hobby sarebbe stato meglio della necromanzia.
Ma così fu, indietro non si può tornare e ora Sughero gira Maarea con la sola compagnia dei non-morti che la sua magia è ancora in grado di creare.
Una volta trasformato in vetroide, Sughero si era, infatti, trovato prosciugato della gran parte dei suoi poteri magici, ma con sua grande sorpresa le sue doti di controllo e creazione di non-morti erano migliorate.
Un’ultima beffa della vita che ha voluto donargli, come unici amici inseparabili. dei gusci vuoti e senza cervello.
Così Sughero utilizza questa triste orda come mezzo di locomozione, e i non-morti rispettano il suo volere e i suoi comandi come se fosse lui stesso a controllare direttamente i movimenti di questi.
Triste e desolato, mentre il sole sorge riguardo quel barattolo, freddo e inerme, e ripenso a Sir Valentine. Il nesso è semplice: entrambi sono regrediti a oggetti, consumati dalla loro stessa cupidigia. Ma mentre il cercatore di tesori ne è uscito pazzo ma contento, il giovane lich di vetro ha la sfortuna di avere con sé ancora la sua sanità mentale. Almeno per ora.
Eterno come la morte, fragile come il vetro
Sughero ha capito i suoi errori nel modo più brutale possibile, si è schiantato contro il muro di delitti atroci e terribili che ha commesso uscendone di vetro, fragile ed eterno.
Sughero ora non è più quello stregone crudele che ambiva all’immortalità ad ogni costo, ora è un avventuriero che ha passato tre mesi lontano da tutti e tutte, solo con le sue lacrime. Si sta riaffacciando a un mondo che lo guarda con scherno e sospetto.
Quello che ora desidera è condividere la strada con qualcuno, qualcuno che sia in grado di farlo sentire meno solo e accompagnarlo per un breve tratto dell’eternità che ha a disposizione.
Il sole sorge ed io mi alzo sgranchendomi le gambe, il mio cammino è lungo e devo partire il prima possibile. Saluto la banda macabra e lo stregone.
“Ti prego”, sento provenire dalla mia schiena. Appena mi volto continua: “Resta con me ancora un pochino, un giorno forse”
Ma non si può, e così, senza dire nulla, mi allontano da ciò che rimane del piccolo focolare.
Nel silenzio pareva quasi di sentire le lacrime riempire un barattolo eternamente vuoto.
Maurice LaRou