Monmon Water Spider (Mizugumo Monmon) è uno dei cortometraggi meno conosciuti realizzati dallo Studio Ghibli, ma la sua bellezza visiva e la profondità emotiva lo rendono un’opera unica e affascinante. Diretto da Kitaro Kiyohara, il corto è stato presentato per la prima volta al Tokyo International Film Festival nel 2010. Con il suo approccio delicato e poetico, il film esplora temi ricorrenti nel cinema Ghibli: la natura, l’infanzia e il misterioso legame tra il mondo umano e quello animale.
La trama: un incontro straordinario con la natura
Il corto racconta la storia di un ragazzo che, durante una piovosa giornata, scopre un piccolo ragno d’acqua. Inizialmente sembra una creatura come tante, ma ben presto il ragazzo si rende conto che il ragno si comporta in modo straordinario, sfidando le leggi naturali. Affascinato, il protagonista si avvicina al ragno e scopre che questa creatura non appartiene solo al mondo visibile, ma è anche legata a un regno misterioso e nascosto, che va oltre la percezione umana.
Questo incontro, che mescola realtà e fantasia, esplora il confine sottile tra il mondo visibile e quello invisibile. La curiosità genuina del ragazzo e la sua apertura mentale diventano il motore di un’esplorazione che svela un mondo nascosto agli occhi degli adulti. In questo senso, Monmon Water Spider richiama altre opere dello Studio Ghibli, come Il mio vicino Totoro, dove il confine tra il quotidiano e l’irreale si dissolve, rivelando una dimensione segreta che solo chi sa guardare con occhi innocenti può percepire.
Il cortometraggio invita lo spettatore a riflettere sulla bellezza e sulla complessità della natura, spesso ignorate nella vita quotidiana. Il film suggerisce che la magia della natura è sempre presente, ma solo chi è disposto a fermarsi, a osservare e a riconoscere il mistero che ci circonda può davvero apprezzarla. Diventa così un invito a riscoprire il nostro legame profondo con il mondo naturale, un legame che troppo spesso perdiamo nel frenetico ritmo della vita moderna.
Il colore blu nel cinema Ghibli: un simbolo di natura e trasformazione
Nel contesto dello Studio Ghibli, il blu riveste una grande importanza simbolica. Hayao Miyazaki e Isao Takahata lo utilizzano per esprimere una vasta gamma di emozioni e significati, legati principalmente alla natura, alla trasformazione e alla connessione tra mondi visibili e invisibili.
In La città incantata di Miyazaki, ad esempio, il blu dei fiumi e delle acque evoca il passaggio di Chihiro da un mondo ordinario a uno magico e purificatore. Il blu, in questo caso, rappresenta la crescita personale e la trasformazione, ma anche la bellezza e il mistero della natura. In Ponyo sulla scogliera, il blu dell’oceano simboleggia l’innocenza e la potenza della natura, ma anche la separazione tra il mondo umano e quello acquatico.
Anche Isao Takahata, pur utilizzando il blu in modo più intimista, lo collega spesso a concetti di solitudine e riflessione profonda. In Una tomba per le lucciole, il blu del cielo e delle acque accentua il contrasto tra il dolore e la distruzione della guerra, ma offre anche uno spiraglio di speranza e bellezza, evocando la bellezza che esisteva prima della tragedia.
Un invito a rallentare e ascoltare la natura
Monmon Water Spider non è solo un cortometraggio, ma un invito a rallentare, ad ascoltare e a guardare con occhi nuovi. In un’epoca dove la frenesia quotidiana spesso ci impedisce di cogliere la bellezza del mondo che ci circonda, questo corto ci vuole far riscoprire la magia della natura e il nostro legame con essa. La storia del ragazzo e del ragno d’acqua diventa così una metafora potente per ritrovare il nostro sguardo infantile, capace di vedere il mondo non solo per ciò che è, ma anche per ciò che potrebbe essere.
Monmon Water Spider è un’opera che, pur essendo meno conosciuta rispetto ad altri film dello Studio Ghibli, riesce a incantare il pubblico con la sua profondità emotiva e la sua poetica riflessione sulla natura e sull’infanzia. Il cortometraggio, grazie alla sua delicatezza e alla capacità di evocare mondi invisibili, ci ricorda quanto sia importante rallentare, osservare e apprezzare la bellezza che ci circonda.
di Federica Curcio