Quante volte per riposarvi da una lunga traversata vi siete concessi un buon piatto caldo in una locanda? Tante, eh?
E, ditemi, che prelibatezza locale avete assaporato? Un banale stufato? Una zuppa qualsiasi? Ecco, vedete, questo è il problema.
Il problema di base è che, con la foga del viaggiare, combattere e sporcarsi le mani ci si sta dimenticando piano piano delle profonde tradizioni culinarie di cui Maarea è piena.
La prossima volta che sosterete in una locanda, non chiedete più “un pasto” o “una razione”, come se vi accontentaste di qualsiasi cosa edibile possano propinarvi.
Chiedete piuttosto “qual è il piatto del giorno?” e vedrete la luce negli occhi commossi dell’oste.
La viandante di cui parliamo oggi ha preso tutto questo come sua unica fede: il suo obiettivo è, infatti, girare Maarea in lungo e in largo alla scoperta della tradizione culinaria di ogni sua regione.
Cari commensali, stringete forte la vostra forchetta: oggi si parla di:
Clementina Dolceamara e la locanda “Il grugno blu”
“No! Non sono pazzo, capo! C’era veramente un ristorante in mezzo alla palude! E sì, lo ripeto: un maiale serviva i piatti ai tavoli!”
(Golarok Succhiacrani, generale Hobgoblin)
Lontano dal trambusto cittadino, nel bel mezzo della quiete delle terre selvagge, una piccola carrozza viene spinta lentamente da un mulo da soma.
Sul lato destro di questa, sopra a una doppia inferriata ad ante, capeggia un’insegna: “Il grugno blu”
Alla guida di questa locanda errante vi sta una piccola gnometta dalle trecce bionde e dallo strano nasino blu: Clementina è il suo nome e da qualche anno ha votato la sua vita alla scoperta culinaria di Maarea.
La missione di Clementina è semplice: viaggiare per ogni città e villaggio di Maarea per annotare sul suo enorme ricettario tutti i piatti della tradizione di quel luogo.
Per finanziare questo suo enorme viaggio, sia a pranzo che a cena, fuori dai centri abitati, la nostra esperta culinaria apre il suo carro che con qualche semplice mossa diventa uno stupendo chioschetto di cibo da strada.
Distribuiti tavolini, sedie e stoviglie, la locanda “Il grugno blu” è pronta ad accogliere qualsiasi tipo di avventore.
Assieme a lei viaggia il suo fido maiale da compagnia: Pastafrollo.
Alto quanto lei, è il miglior aiuto cuoco e cameriere che potesse chiedere: esso infatti conosce solo due comandi: uno è “mestola!”, grazie al quale Frollo è in grado, afferrando il mestolo con la bocca, di girare ogni pietanza che si trova a cuocere sul fuoco in modo che non attacchi al tegame in rame. Il secondo è “porta questo!”, grazie al quale il suino si trasforma in un provetto cameriere e, facendosi onere di un equilibrio perfetto, trasporta ogni piatto sulla testa portandolo intatto al commensale.
Una dolce brezza mi accarezza i capelli: è una stupenda serata fresca primaverile. Un bardo girovago suona una viola, ottimo accompagnamento per la mia deliziosa “zuppa speziata all’acqua dolce”: forse uno dei momenti più magici e rilassanti che ho vissuto nei miei viaggi, cari lettori.
Finita la serata, si passa la notte a ritirare e poi via, di nuovo in marcia, alla scoperta di un nuovo timballo o di uno stufato dimenticato.
La cuoca girovaga e i suoi “ingredienti segreti”
“Ho preso sottogamba quella dannata gnoma: ho mangiato, ho dato una pacca al sedere del porco che serve ai tavoli, son salito a cavallo e, deridendo i perdenti ancora lì increduli, me ne sono andato senza pagare. Come diavolo faceva a sapere che lo avrei fatto? Neanche venti metri di galoppata ed ho iniziato a provare un sonno incredibile. Quando mi sono svegliato ero di nuovo in quel dannato chiosco. Ho lavato stoviglie nel torrente fino all’alba, che vergogna.”
(Terrence Mordigail, nobile cavaliere)
L’arte culinaria di Clementina è stata affinata così tanto che essa ne ha fatto una fonte d’ispirazione bardica per lei e per chiunque altro dovesse assaggiare un suo manicaretto.
Si dice che il cibo fa magie: quello della signorina Dolceamara le fa, ma non in senso metaforico.
Più essa conosce i gusti del commensale, più è in grado con il suo mastodontico ricettario di ricreare la ricetta perfetta per lui, per infondergli il giusto coraggio prima di un’eroica impresa, per creare rapporti amicali o, magari, farsi dire qualche segretuccio tenuto celato.
Dove una tangente può arrivare, un succulenta portata è già passata da tempo.
Malgrado il dolce viso pacioccone e il nasino blu, Clementina sfoggia con fierezza un carattere tenace e deciso: abile mercante, è quasi impossibile farla in barba alla chef.
Quando neanche i peccati di gola proposti dalla cuoca riescono a risolvere una situazione, ecco che entra in scena l’altra grande passione della piccola gnometta: i veleni.
Dopo tante serate gioviali passate alla locanda, nessuno sospetterebbe mai che, nella stessa cucina da cui sono usciti tanti piatti succulenti, vi risiedano tante boccette di pericolosi veleni o sospette pozioni.
Clementina non è malvagia, ha semplicemente imparato che il mondo non è sempre gentile e in qualche modo bisogna pur difendersi: sfruttare i peccati di gola di un cliente violento potrebbe essere il solo modo per stenderlo al tappeto, magari per una buona settimana, con un bel virus intestinale.
Così la nostra cuoca gira per i vari mercati, annusando gli agrumi locali, prendendo nota del cibo da strada servito e delle verdure di stagione, ma ricercando anche – sottobanco – pericolosi ingredienti per pozioni e veleni di contrabbando che con il tempo ha imparato saggiamente a mescere come se fossero prelibati consommé.
Pozioni di verità, di seduzione o soporifere sono tra le preferite di questa piccola peste che sfrutta i peccati di gola dei suoi avversari come punto scoperto dove scoccare il suo colpo decisivo.
Per quanto Clementina sappia il fatto suo con il carattere deciso e il talento che si ritrova, è sempre alla ricerca di qualche avventuriero che voglia appiopparsi la sua compagnia: in questo modo può spingersi più lontano, in regioni mai visitate, avendo però le spalle coperte da un compagno di viaggio pronto a difendere lei, Frollo e la sua locanda errante.
Se vi capita di incontrare “Il grugno blu” durante i vostri viaggi vi consiglio un piatto che è il cavallo di battaglia di Clementina ma che non è presente nel menù (da veri intenditori!).
Chiedete una porzione di “brasato dal grugno blu”, degusterete così un ottimo secondo, cremoso e saporito, condito con crostoni di pane duro.
Finita la scorpacciata, oltre alla pancia piena e lo stomaco soddisfatto, vi rimarrà addosso un altro ricordino: nel piatto infatti è presente un veleno innocuo ma dall’effetto curioso, che vi colorerà temporaneamente il naso di un blu intenso, proprio come quello di Clementina, la piccola cuoca coraggiosa.
Appunti di viaggio: irresistibili peccati di gola bardici
- Un bardo della padella: Clementina ha affinato le arti bardiche concentrandosi non sulla musica come la maggior parte dei suoi colleghi, ma sulla cucina: è in grado, quindi, di infondere in tutti i suoi cibi ispirazione bardica. Questi, quando mangiati prima di una prova, conferiscono i bonus tipici della capacità di classe.
- Le due facce della cucina: Clementina ha portato avanti parallelamente i suoi talenti per cibo e veleni, divenendo sia un bardo che fa della sua cucina la sua arte, sia un ladro esperto utilizzatore di veleni e conoscitore di tutte le proprietà dannose o comiche di questi.
- Una casa chiamata “Il grugno blu”: la cuoca gira sempre con il suo fidato carro-ristorante e, se si troverà nei pressi di questo, si sentirà molto più disinvolta e protetta. Se sciaguratamente dovesse separarsene per sempre – per via di un furto o distruzione, ad esempio – sarebbe un grave trauma per lei. Diventa così un ostacolo molto ingombrante per gli avventurieri che condividono la strada con Clementina, ma anche la sua arma segreta per affabulare ricchi mercanti o tribù di goblin ostili (un buon banchetto mette sempre tutti d’accordo).
(+2 a tutte le prove di volontà e carisma quando si è nei pressi del ristorante, -1 lvl semmai ci si dovesse separare dalla locanda in modo definitivo)
Il grande viaggio di una piccola locanda
Così la strada mia e di Clementina si separa, “Il grugno blu” riparte mentre io agito una mano in cenno di saluto al grosso Frollo che sbucando dalla finestrella posteriore del carro mi guarda con occhi languidi.
Non torneranno più queste piacevoli serate primaverili, dove ho visto arrivare alla locanda su ruote chiunque, dal fuggitivo ancora in catene, al paladino in armatura splendente, passando per mercanti, soldati, bardi e chierici.
Nessuno è malvisto a “Il grugno blu”: per questo Clementina è rispettata e amata da tutti gli avventori della locanda che portano, per quella gnometta alta quanto un ginocchio umano, una inusuale riverenza.
Clementina è forte e sa farsi rispettare: lei e il fedele Frollo sono i compagni di viaggio bizzarri e insoliti che vorreste avere sempre al vostro fianco.
Il vostro girovagare si riempirà così di succulenti manicaretti in grado di scaldarvi l’anima, ma soprattutto tanti clienti con i quali sarà impossibile sentirsi soli.
Detto ciò, non mi rimane molto altro da dire, se non dare il mio dieci-su-dieci a “Il grugno blu”, consigliatissimo! Parola di:
Maurice LaRou