Spider-Man Across the Spider-Verse – Recensione No Spoiler

Ci sono due scuole di pensiero legate a Spider-Man. C’è chi ritiene che solo Peter Parker possa indossare quella maschera e che questo valga per tutte le sue versioni alternative. C’è chi, invece, crede che chiunque possa essere Spider-Man, basta che ne conservi lo spirito e la missione.
Spider-Man: No Way Home” (2021) si basava sulla prima interpretazione, mentre “Spider-Man: un nuovo universo” (2018) si basa sulla seconda.

Il film “Spider-Man: Across the Spider-Verse”, appena uscito nelle sale, compie una ulteriore evoluzione. Qui non si parla solo di come tutti possano essere Spider-Man, ma si ragiona su ciò che li aspetta una volta accettato questo ruolo. Miles Morales non sa come gestire la vita da supereroe e quella da studente. Litiga con i genitori e con se stesso perché non può condividere il suo segreto con nessuno. E quando la cara Spider-Gwen torna da lui insieme ad altre Persone Ragno (posso solo chiamarle così) la situazione si complica.

Stili grafici straordinari ed eccellente citazionismo

Spider-Man: Across the Spider-Verse” è visivamente straordinario. Non c’è un fotogramma che non sia frutto di un eccellente lavoro, non c’è scena che non evidenzi idee e trovate che pescano a piene mani da sessant’anni di storia editoriale e stili grafici. Chiunque ami i fumetti resterà abbagliato dalle citazioni e dagli omaggi che riempiono ogni inquadratura.

Il tratto dei disegnatori, proprio come negli albi Marvel, diventa ciò che identifica i personaggi e i loro mondi.

Ma c’è di più. Il film gioca proprio con i luoghi comuni delle storie fumettistiche. I personaggi devono seguire destini prestabiliti per rispettare il loro “canone”. Questi destini non possono venire deviati, pena la punizione della squadra capitanata da Miguel O’Hara, lo Spider-Man del 2099.

Nessuna novità, nessun colpo di scena. Se scegli di essere Spider-Man dovrai sempre veder morire alcune specifiche persone altrimenti non potrai “crescere”. E lo stesso Miles, a un certo punto, si lamenta di come tutti sembrino seguire un algoritmo per vivere. “Spider-Man: Across the Spider-Verse” colpisce al cuore anche una industria cinematografica che non osa e non azzarda, spingendola a sparigliare le carte.

Spider-Man, la nota dolente del sequel

Peccato che questo sequel così bello, così ben scritto e sublime da vedere, sia dilatato fino all’inverosimile. Forse per colpa della volontà di “allungare il brodo” realizzando due sequel in contemporanea. Le lunghe sequenze di approfondimento dei personaggi, seppur riuscite, annacquano il ritmo dove non dovrebbero e rischiano di fare spesso girare a vuoto la storia. Come se ci trovassimo di fronte a un nuovo “Matrix Reloaded”, un meraviglioso raccordo narrativo.

Raccontare una bella storia significa anche gestire bene gli equilibri.

Spider-Man: Across the Spider-Verse” surclassa visivamente e narrativamente il primo. Ma la compattezza e l’asciuttezza del suo predecessore rimangono imbattute.

Roberto Mr Rob Gallaurese

Mister Rob
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