Intervista a Paolo Eleuteri Serpieri, dalla formazione ai fumetti

Durante il Casale Comics 2023 abbiamo incontrato tantissimi artisti che fanno dell’arte la loro bussola di vita. Tra questi vi è Paolo Eleuteri Serpieri, noto ai più per aver dato vita alla bellissima quanto seducente Druuna.

Ma non solo, la sua mano ha apportato un enorme contributo anche a Tex, manifestando il suo amore per il genere western, e all’Eternauta. Non da meno sono i suoi lavori all’estero.

Andiamo a scoprire qualcosa in più su questo disegnatore straordinario e come ha iniziato la sua imponente carriera nel mondo del fumetto in questa nuova intervista di Niente da dire.

Chi è Paolo Eleuteri Serpieri?

Un uomo qualunque.

La sua formazione artistica e tecnica ha avuto inizio con Guttuso. Mi racconti com’è stata l’esperienza della ricerca di stile che l’ha portata al mondo del fumetto.

Guttuso fu mio maestro a scuola. Indubbiamente è stato molto importante per la mia formazione. Poi, di fatto, ho guardato di più Renzo Vespignani, grandissimo incisore e pittore.

Il fumetto nasce molto tardi nella mia vita. Avevo già più di 30 anni. Solitamente i disegnatori iniziano all’età di vent’anni, anche prima. Per quanto mi riguarda, invece, ho iniziato come pittore, però mi piaceva l’idea di poter raccontare storie. Quando mi hanno proposto di fare qualcosa nel mondo del fumetto, ho accolto molto positivamente la cosa.

Per quanto riguarda lo stile che ha adottato nei fumetti?

Quando ero ragazzino leggevo fumetti. Ricordo che leggevo Pecos Bill e seguivo disegnatori come Paparella e Dany. Però, poi, la cosa è rimasta lì.

Quando nel 1975, all’età di trent’anni, mi hanno proposto di fare delle storie, ho preso in considerazione di realizzare fumetti. La rivista che mi ha fatto questa proposta, però, quando ha visto i miei disegni, mi disse “no, questi non possono essere disegni a fumetti”, perché nel mio stile ricercavo molto il realismo. Così, ho provato a sperimentare, ma poi è arrivato qualcun altro a dirmi che il mio stile era già importante per com’era e di tenerlo così!

Ho continuato per questa strada fino ai primi anni ’80, quando poi ho deciso di andare anche all’estero per proseguire la mia carriera. Spesso e volentieri ho disegnato storie western, la mia più grande passione.

Femminilità nel mondo del fumetto, le donne di Serpieri.

La femminilità è sempre presente nei miei lavori. Anche in alcune storie western qualche donnina l’ho inserita volentieri. Ho sempre provato un grande amore verso la figura femminile, cercando di disegnare sempre delle donne con una profonda dignità e per cui provare ammirazione.

Tutte le volte che ho voluto inventare un personaggio che avesse in sé anche un certo erotismo, che fosse ambientato in un mondo distopico o fantascientifico, come quello che poi è venuto fuori con Druuna, ho pensato a creare una donna. Non potevo certo pensare a un maschietto! Anche perché i protagonisti dei fumetti erano tutti maschietti, pochissimi personaggi femminili.

Donne forti, ma di carattere, e non parlo di forza fisica, come molti americani hanno fatto. Donne trasformate in maschietti, muscolose e che uccidono, sparano e svolazzano.

A me interessava la ragazza della porta accanto. La ragazza, apparentemente, normalissima. Bella, come piace a me, una bellezza definita, non sofisticata. Mi piacciono le donne belle, molto carnali e ciò traspare nei miei disegni.

Cosa la lascia senza Niente da dire?

Tutto ciò che rientra nel mondo violento. Io sono un non violento. Non ce la faccio, davanti alla violenza, non reagisco. Chi opera in maniera violenta… che gli vuoi dire? Io odio la violenza. Odio l’odio.

 

Miriam Caruso

Miriam Caruso
Miriam Caruso

Caporedattrice di Niente da Dire, è giornalista pubblicista dal 2018, nel campo nerd, divulgativo e musicale.
Nel 2018 fa il suo ingresso nel digital marketing grazie ad Arkys, verticalizzandosi nella SEO e imparando a mettere a punto strategie di marketing per le aziende.
Nel contempo si laurea in Comunicazione e Tecnologie dell’Informazione nel 2020, acquisendo la lode con una tesi antropologica dedicata al Cannibalismo e agli Zombie di Romero. Nel tempo libero, per non cambiare strada, scrive racconti e gioca a giochi da tavolo e canta, sotto la doccia, fuori, ogni volta che può.

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