Il Destino è quel che è.

Zerocalcare sbaglia, non siamo Fili d’Erba.

Dopo tanti anni, imperterrito, abbasso il mio fumetto dei Fantastici Quattro e mi chiedo se mai cavalcherò un tirannosauro verso i miei mortali nemici, proprio come sta facendo il Dottor Destino in questa cover di Alex Ross. Ci spero ancora.

Una volta mi immaginavo il destino come qualcosa dal quale “non potevi scappare”, come la scena in “Frankenstein Junior” dove lui urla nella notte “Il Destino è quel che è, non c’è scampo più per me.
Avevo letto tanti libri dove l’eroe prende a pugni il proprio fato fino a prevalere sul futuro funesto, ma erano tutti grandi classici e alla fine in un certo senso il destino aveva sempre ragione, anche se i suoi piani non erano sempre stati esauditi” in toto. L’ultima risata era sua.

Perché il tempo era dalla sua parte.

Così Zeus, o chi per lui, ricadeva sul suo trono comunque soddisfatto, perché alla fine al destino non si sfugge si può solo solo posticipare. Guardava la sua scacchiera ancora immobile e semplicemente attendeva.

Zerocalcare nella sua serie “Strappare lungo i bordi” trova ristoro paragonando tutti noi a dei fili d’Erba. Michele si scalda al tepore della consapevolezza che qualsiasi cosa facciamo siamo comunque tanti, lunghi, ammucchiati, fili d’erba senza importanza. Facciamo colore e quello che combiniamo non conta poi molto.
Non mi piace. Io non la penso così. Dopo anni a cercare di plasmare il mio destino, una lezione o due le ho imparate, anche dopo qualche batosta. Ho presente anch’io, quindi, questo scenario, ma non mi sento il membro di una grande aiuola o di un prato.
Mi irrita pensare di essere paragonato a un filo d’erba.

A Cavallo di un T-Rex in armatura completa

Ma è anche vero che ciascuno si racconta quello che deve al fine di portare a casa la propria giornata e potersi guardare allo specchio il mattino dopo.

Quello che mi racconto io è che bisogna essere più simile a Zeus che ha un filo d’erba. Non nel senso che dobbiamo plasmare la vita di altri, ma che dobbiamo credere che tutto quello che stiamo facendo un giorno ci porterà dove vogliamo. Se non sarà esattamente così, poco importa perché nonostante il vento, i giardinieri, le aiuole e Zerocalcare potremmo almeno dirci che noi non siamo mai stati solo un filo d’erba.

Almeno ci abbiamo provato, probabilmente non siamo neanche stati Zeus, ma alcune volte è sufficiente stare nel mezzo per essere felici.

Non c’è un modo giusto o sbagliato di essere, c’è solo ciò che ci rende felici o che ci mette disagio. Scegliete quindi il percorso fatto per voi, ma prima promettetevi che ne imboccherete tanti e diversi. Anche solo per provare un punto di vista nuovo, promettetevi che non metterete radici come un filo d’erba. Solo in questo modo potrete capire chi siete veramente.

Io, dal canto mio, non ho ancora ben capito chi sono. So solo che, guardandomi attorno, ciò che ho fatto, provato e sperimentato, anche quando ho sbagliato, mi rende felice. Ma mi rende felice anche il fatto che quello che ho non mi basta ancora.

Magari siamo davvero fili d’erba, ma che c’è di male a provare a essere altro e andare incontro al proprio destino?

Daniele Daccò

Daniele Dacco
Daniele Dacco
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