5 opere d’arte “da paura”

No, con opere d’arte “da paura” non intendo solo opere molto belle. In questo caso, indico semplicemente la tematica di un dato quadro o di una data scultura e, allo stesso tempo, ciò che l’opera ha l’obiettivo di comunicare e far provare al fruitore.
Così come il resto dei sentimenti e delle emozioni umane, la paura non fa eccezione ed entra di diritto tra le tematiche di questo stampo maggiormente trattate dall’arte. La cosa peculiare è che – trattandosi di qualcosa comune potenzialmente a chiunque – la paura è un filo infinito tirato tra una parte e l’altra della storia dell’arte. Si tratta di un soggetto utilizzato dall’alba dell’arte e tutt’oggi estremamente attuale, che ha spaziato nello stesso periodo storico anche tra diverse correnti artistiche.
La cosa peculiare della paura, però, è il fascino mostruoso che esercita sull’uomo, artista o fruitore che sia. Con mostruoso qui non intendo brutto, bensì mi riferisco all’accezione latina della parola. Il concetto di mostruosità, infatti, è legato in primo luogo a qualcosa che va oltre la nostra comprensione e che, proprio per questo motivo, ci affascina e ci attrae a sé.
Per quanto difficile, ho tentato di creare una breve lista (non esaustiva!) di cinque opere della storia dell’arte che hanno a che fare con la paura e le sue diramazioni.

Il 3 Maggio 1808, Francisco Goya

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Titolo completo: La fucilazione del 3 Maggio 1808. Si tratta di un quadro risalente all’anno 1814, dipinto dall’artista spagnolo Francisco Goya. Attualmente, si trova conservato nel Museo del Prado, a Madrid. Di questo quadro ho già parlato in precedenza, in un articolo sulle arti come strumento di pace.
Nel quadro, Goya rappresenta la resistenza delle truppe madrilene all’occupazione francese durante la guerra d’indipendenza spagnola. All’epoca, tale tematica fu considerata così scandalosa, in particolare da Re Ferdinando VII, che non apprezzava le rivolte popolari. Per questo motivo si hanno pochissime informazioni riguardo ad esempio alla prima volta che il dipinto fu presentato al pubblico.
Dal punto di vista tecnico, il dipinto è caratterizzato da un’evidente influenza neoclassica nell’uso della luce, stile che però viene ribaltato dal crudo realismo di ciò che viene rappresentato.
Questo dipinto è uno dei primi a cui penso quando viene nominata la paura. Si tratta di un quadro che per varie motivazioni è entrato nella storia dell’arte e che – con altre tele di Goya – suscita nei fruitori un fortissimo senso di angoscia. Lo spettatore riesce quasi a immedesimarsi nei protagonisti del dipinto, in quei poveri uomini che si trovano con le canne di fucile davanti agli occhi. In particolare, l’occhio del fruitore viene attratto dal centro del quadro, dove è rappresentato un uomo che nella posizione ricorda un Cristo crocifisso. Nella tradizione occidentale, così impregnata di simbolismo cattolico, il rimando alla religione aggiunge un ulteriore strato di comprensione e un senso di maggior angoscia.

Studio dal ritratto di Innocenzo X, Francis Bacon

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Facendo un salto in avanti nel tempo e cambiando totalmente epoca e correte, lo Studio dal ritratto di Innocenzo X è un quadro del 1953 di Francis Bacon. Bacon era un pittore irlandese vissuto per quasi tutto il Novecento (dal 1909 al 1992), noto soprattutto per rendere i soggetti dei suoi quadri anomali e distorti.
Anche Papa Innocenzo X non fa eccezione in questo dipinto. Bacon utilizza come base per la sua tela un famoso ritratto di Papa Innocenzo X dipinto da Velàzquez nel 1650. Il soggetto viene completamente distorto e messo “in negativo”, utilizzando solitamente colori scuri, tra cui predominano il viola e il nero. La tela di Bacon fa parte inoltre di una più ampia serie che l’autore ha denominato Screaming Popes, e di cui esistono altri quarantaquattro esemplari.
Lo stesso Bacon, nel momento in cui gli fu chiesto quale fosse il significato di queste opere, si espresse in maniera sommaria e generale. Questo ha portato diversi storici e critici dell’arte a teorizzare possibili spiegazioni. Tra le più plausibili, troviamo quella secondo cui gli Screaming Popes altro non siano che una feroce critica al sistema ecclesiastico, essendo stato Bacon ateo per tutta la sua vita.
La difficoltà dello stesso Bacon di spiegarsi è affascinante. L’artista davanti a questa tela è perso tanto quanto i fruitori. Il dipinto, così come del resto la maggior parte delle opere dell’autore, crea un forte senso di angoscia e le sue sembianze mostruose sono spaventose, più lo si guarda e più ci si sente a disagio.

Scudo con testa di Medusa, Caravaggio

Caravaggio Medusa

Scudo con testa di Medusa è un’opera del famoso pittore fiorentino Caravaggio, risalente al 1598. Tutt’ora si conserva all’interno della bellissima Galleria degli Uffizi di Firenze. Nonostante una delle due versioni sia un dipinto, viene chiamato scudo perché avrebbe dovuto decorare una rotella, uno scudo militare da parata. Il fatto che non sembri dipinto su uno scudo è dato dalle enormi capacità tecniche di Caravaggio.
La peculiarità di quest’opera non è tanto nel soggetto quanto nella modalità di rappresentazione. Durante il Cinquecento, le Metamorfosi di Ovidio erano uno dei testi più apprezzati e maggiormente rappresentati nelle case dei nobili. Il tema, infatti, deriva dalle Metamorfosi del poeta latino Ovidio. Medusa era un mostro la cui capigliatura era composta da serpenti e il cui sguardo poteva pietrificare chi la guardasse.
Nel dipinto, Caravaggio rappresenta non l’uccisione di Medusa ma solamente la sua testa recisa. Il volto è contratto in un urlo e il sangue sgorga dal collo reciso. Si tratta di una rappresentazione che oggi non abbiamo difficoltà a definire quasi pulp. In questo caso, la paura e lo sgomento sono ciò che è ben visibile nel volto di Medusa e che, in un modo o nell’altro, si riflette poi su quello degli spettatori.

Bat Opera, Monster Chetwyind

Bat contemporanea

Bat Opera e la sua artista Monster Chetwynd non sono particolarmente conosciute dai non addetti ai lavori, quindi potreste non averne mai sentito parlare. Ciò nonostante, la sua serie Bat Opera entra di diritto in questa top 5.
La trasformista Monster, che nel corso della sua carriera ha cambiato più volte nome, ha iniziato a lavorare su questa serie di quadri nel 2003, durante il suo Master presso il prestigioso Royal College of Arts di Londra. Oltre ai quadri, nelle sue personali sono presenti anche due installazioni che assomigliano a veri e propri pipistrelli. Il soggetto è appunto il volatile notturno.
Per quanto siano effettivamente paurosi, Monster ha deciso di prenderli come soggetti con lo scopo di sovvertire la loro mostruosità e mostrarne invece le qualità, cercando di renderli in qualche modo “glamour” e dando dignità alla loro mostruosità. La Chetwynd mostra come i pipistrelli siano simili in alcuni aspetti agli esseri umani e come e quanto siano utili all’ambiente e all’ecosistema del globo, facendoli conoscere allo spettatore. In questo modo, l’artista desidera mostrare come la paura e ciò che la provoca, spesso non sia altro che qualcosa che non corrisponde a verità.

When Fear Eats The Soul, Artur Zmijewski

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No, non si tratta di un’unica opera. E non si tratta nemmeno di un’opera vera e propria, ma di una mostra, quindi un progetto curatoriale, dell’artista polacco Artur Zmijewski. La curatela è stata affidata a Diego Sileo e la mostra è avvenuta presso il PAC, Padiglione di Arte Contemporanea di Milano.
La mostra consiste in una selezione di opere che riflettono sui problemi socio-politici del mondo contemporaneo, in particolare l’artista si concentra sui meccanismi di potere e di oppressione all’interno dell’ordine sociale. Così facendo, Zmijewski mostra come il male sia un inclinazione facente parte della natura umana stessa.
Nella presentazione della mostra si possono leggere queste parole, che ci riportano alla tematica della paura:
“Utilizzando la simbolizzazione, Zmijewski stabilisce un intricato sistema di rappresentazione in cui la paura si dispiega in termini di controllo sociale. Quando la paura diventa padrona delle nostre vite, si può essere tentati da meccanismi schiaccianti o si può accettare masochisticamente il giogo della sottomissione; oppure si possono interpretare entrambi i ruoli contemporaneamente. Oppure si può semplicemente cercare di capire quando la paura divora la nostra anima.”
In questo progetto in particolare, l’artista affronta la paura della malattia e della disabilità, soprattutto di quelle mentali. In questo modo, in parte come tenta di fare Bat Opera, l’autore umanizza e rende meno spaventosi questi tratti. Non solo: porta il fruitore a riflettere sull’abbandono sociale di queste persone, rendendolo più consapevole.
di Dorian Leva
Martina Dorian Leva
Martina Dorian Leva
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