Ennio Morricone: la sua musica “da paura” per Dario Argento

Avete mai provato a guardare un film horror abbassando il volume a zero? Se avete fatto questo esperimento vi sarete sicuramente resi conto che non è la stessa cosa, e che il tutto diventa molto meno pauroso.

La musica nel cinema dell’orrore è fondamentale per sottolineare i momenti di suspense e non solo. Pensate banalmente ai crescendo stridenti che enfatizzano le attese e che culminano nei suoni improvvisi e forti che rendono i jumpscare (apparizioni rapide e repentine di immagini spaventose – quelle che tipicamente fanno saltare dalla sedia, per intenderci) ancora più terrificanti.

È evidente che chi compone le soundtrack debba necessariamente entrare in piena sintonia con la visione del regista per tradurre in musica l’essenza angosciante dei film horror.

Il compositore italiano di musica da film più famoso del mondo, Ennio Morricone, nella prima parte della sua carriera, oltre a stringere il celeberrimo sodalizio artistico con Sergio Leone nei suoi spaghetti-western, ha messo il suo estro eclettico a disposizione per contribuire a delineare l’impronta autoriale di un esordiente Dario Argento.

Ennio Morricone: un background artistico poliedrico

Nel 1970 il maestro Ennio Morricone aveva già maturato una carriera decennale da compositore di colonne sonore.

Nel decennio precedente – per citare solo alcuni dei lavori più famosi – avevano già visto la luce due tra le più importanti collaborazioni con Sergio LeonePer un pugno di dollari (1964) e Per qualche dollaro in più (1965) – ma anche Metti, una sera a cena di Giuseppe Patroni Griffi.

Oltre alle esperienze da arrangiatore di musica leggera alla RCA italiana negli anni ‘60 (per artisti come Gianni Morandi, Edoardo Vianello, Mina, Gino Paoli e molti altri), il compositore romano aveva militato anche nel Gruppo d’Improvvisazione Nuova Consonanza, che si occupava principalmente di musica contemporanea e d’avanguardia, utilizzando anche strumenti non tradizionali come oggetti quotidiani per ricavarne suoni sperimentali, armonie dissonanti e atmosfere innovative.

Questa esperienza con i Nuova Consonanza confluì certamente nell’ispirazione avuta per le musiche composte appunto tra il 1970 e il 1971 per i tre film d’esordio di Dario Argento, noti come la “Trilogia degli Animali”.

La musica di Ennio Morricone per Dario Argento

L’uccello dalle piume di cristallo, del 1970, Il gatto a nove code e 4 mosche di velluto grigio, entrambi del 1971, sono considerati tra i capostipiti del cosiddetto “giallo all’italiana”, genere di thriller che mescola atmosfere e temi tipici del cinema dell’orrore e che ha caratterizzato l’intera carriera e lo stile di Dario Argento.

In questi tre film, Ennio Morricone gioca con le dissonanze, cogliendo ispirazione dalla musica sperimentale e dal free-jazz. Caratteristiche tipiche delle colonne sonore di Morricone per il cinema horror di Dario Argento sono gli archi tetri e allucinati, i fiati cupi e lugubri, suoni misteriosi come quello prodotto dalla celesta ma soprattutto la voce umana utilizzata come se fosse uno strumento musicale (stilema che tornerà in altre sue composizioni, una su tutte C’era una volta il west, ma anche Il Buono, il Brutto e il Cattivo).

Nella musica di Morricone, anche in quella più “insolita” e inquietante come questa legata al giallo all’italiana, è comunque sempre possibile riconoscere almeno un tema melodico ma soprattutto il “contrappunto”, tecnica tanto cara al maestro e tipica del suo stile in tutta la sua carriera. Nel contrappunto, due o più linee melodiche indipendenti vengono sovrapposte per creare un’armonia e una musica completa. Un esempio emblematico di contrappunto si può trovare nella colonna sonora di Mission, nel cui brano On earth as it is in Heaven si intrecciano i tre temi principali del film (Falls, Gabriel’s Oboe e River).

4 mosche di velluto grigio, una genesi travagliata

Dario Argento, tuttavia, per 4 mosche di velluto grigio, desiderava delle musiche di impronta più rock e avrebbe voluto collaborare con i Deep Purple, che composero addirittura un pezzo per i titoli di testa del film. Il sodalizio, per diversi motivi, non si concretizzò, e il suddetto brano non potè essere utilizzato, nonostante la scena di apertura fosse stata già montata in sincrono con lo stesso.

Il regista tornò allora a lavorare con Ennio Morricone, chiedendogli anche una composizione che si “incollasse” sui movimenti dei musicisti già montati. Il compositore, nonostante questo “limite”, assecondò la richiesta di Argento e tirò fuori un brano che strizzava l’occhio più al progressive in voga in quegli anni in Italia che all’hard rock dei Deep Purple ma che si adattava bene al montaggio già eseguito.

Certe collaborazioni non finiscono…

…Fanno dei giri immensi e poi ritornano.

4 mosche di velluto grigio segnò l’interruzione del sodalizio tra Ennio Morricone e Dario Argento. I due, infatti, non lavorarono più insieme per ben 25 anni. In questo lasso di tempo, il regista instaurò altri proficui legami artistici come per esempio quello con i Goblin, che composero le iconiche musiche di film come Profondo Rosso (1975) e Suspiria (1977).

Il film che lo vide tornare a collaborare con Morricone è La sindrome di Stendhal, thriller psicologico del 1996. Nel 1998, invece, Ennio Morricone scrisse le musiche per la reinterpretazione di Dario Argento de Il fantasma dell’opera, adattamento in chiave horror-erotica dell’omonimo romanzo di Gaston Leroux, da cui è stato tratto anche il famoso musical di Andrew Lloyd Webber del 1986.

Ennio Morricone e Dario Argento: ispirazione per altri cineasti

Il rapporto tra suono e immagine nel cinema è fondamentale, e quello che si è creato tra la musica del maestro Ennio Morricone e Dario Argento ha ispirato in seguito altri registi di cinema d’autore.

A esempio di ciò, spicca l’utilizzo dei brani Violenza Inattesa, parte della colonna sonora de L’uccello dalle piume di cristallo, e Paranoia prima da Il gatto a nove code nel film Grindhouse – A prova di morte di Quentin Tarantino.

Tarantino ha in seguito lavorato col compositore italiano per The Hateful Eight, per la cui colonna sonora Ennio Morricone vinse il suo secondo premio Oscar nel 2016, dopo quello onorario alla carriera ricevuto nel 2007.

di Marta “Minako” Pedoni

Marta Pedoni
Marta Pedoni

Marta Pedoni è una cantante, attrice e performer. Ha inoltre studiato doppiaggio cantato a Roma presso la Scuola Ermavilo fondata da Ernesto Brancucci.
In arte Minako, sceglie questo nome in onore di Sailor Venus. Classe 1990, la sua vita (nonchè la sua personalità) si divide tra arte e scienza, in equilibrio tra razionalità e sensibilità. Tutto ciò si traduce, per farla breve, in una Principessa Disney laureata in Tecniche di Laboratorio Biomedico.
Quando non è su un palcoscenico a cantare, recitare e ballare o non viaggia su un aereo, parla di musica su Niente Da Dire e conduce con Daniele Daccò Il Cornetto Del Mattino sul canale Twitch de Il Rinoceronte Viola.

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