Dal momento che ormai è tradizione parlare di Natale nel mese di Natale, e io rimango nel Team Grinch della redazione, questa volta vi voglio raccontare un po’ delle tradizioni asiatiche del solstizio d’inverno, che spaziano dall’antichità e arrivano al giorno d’oggi intrecciate alle influenze più commerciali del Natale.
Natale e solstizio d’inverno in Cina
In Cina, il solstizio d’inverno, noto come Dongzhi (冬至), è un momento di famiglia e buon auspicio. Sebbene il Natale non sia una festività tradizionale, negli ultimi anni ha guadagnato popolarità, specialmente nelle grandi città come Pechino e Shanghai. Qui, i grandi magazzini brillano di luci natalizie, alberi di Natale e decorazioni che offrono un tocco di magia. Si è sviluppata anche una tradizione, legata alle mele, un po’ speciale: regalare “mele di Natale” (苹果, píngguǒ), che rappresentano la “pace” (平安, píng’ān) in cinese. È un modo alternativo di incanalare lo spirito natalizio, associando la “mela della pace” a un’atmosfera di armonia e serenità.
Questo periodo – fino a capodanno – è un’occasione per fare “tang yuan” (tortini di riso glutinoso) con la famiglia, simbolo di unità e prosperità. Questi dolcetti rotondi, gustati caldi, rappresentano la completezza e il benessere. Inoltre, durante Dongzhi, le famiglie cinesi fanno un rituale per tenere lontani gli spiriti maligni: bruciano erbe e polvere per purificare le case e portare fortuna. È una combinazione affascinante di tradizioni antiche e influenze moderne, dove il Natale diventa un’occasione per celebrare non solo lo spirito della festa, ma anche il rinnovamento e la famiglia.
Giappone: Toji e il Bagno di Yuzu
Il solstizio d’inverno in Giappone, conosciuto come Toji (冬至) è una festa che celebra il ritorno della luce e la buona fortuna. Durante il Toji, una delle tradizioni più adorate è il bagno di yuzu, un agrume aromatico giapponese. Immergersi in un bagno caldo con yuzu non solo riscalda il corpo, ma si crede che purifichi lo spirito, portando fortuna per l’anno nuovo. Questa pratica risale a tempi antichi e rappresenta un rituale di purificazione che prepara i giapponesi al nuovo anno.
Oltre a questo, mangiare zucca kabocha è una tradizione che risale al periodo Edo. La zucca, con il suo colore arancione vivace, è considerata un simbolo di buona fortuna e salute. Mangiarla durante il solstizio d’inverno è un augurio di prosperità. In molte famiglie giapponesi, il giorno del Toji è anche occasione per una grande pulizia delle case, chiamata ōsōji (大掃除), per scacciare la sfortuna e aprire la strada alla nuova energia del nuovo anno.
In realtà si va di pollo fritto.
Perché negli anni ‘70 una brillante campagna pubblicitaria di KFC ha reso il “party barrel” un must delle festività. Oggi, famiglie e coppie prenotano settimane prima per gustare il pollo croccante, simbolo di un Natale moderno e conviviale.
Natale e solstizio d’inverno in Corea
In Corea, il solstizio di inverno si chiama Dongji. La tradizione vuole che si prepari il patjuk, una zuppa di fagioli rossi, simbolo di protezione dagli spiriti maligni. Si credeva che il colore rosso scacciasse gli spiriti maligni, e il piatto veniva preparato durante il dongji gosa, un rito d’offerta agli spiriti protettori e agli antenati. Dopo il rituale, la zuppa veniva condivisa in famiglia, accompagnata dall’idea che mangiarne una ciotola facesse “invecchiare di un anno”.
Oggi, pur con meno riti, il patjuk resta simbolo di buon auspicio. Per immergersi nella tradizione, il Museo Nazionale del Folklore Coreano e il Villaggio Hanok di Namsangol a Seul offrono eventi con danze tradizionali e assaggi di patjuk. Nel Villaggio Folkloristico di Yongin, si possono preparare talismani e palline di riso da gustare nella zuppa.
Invece il Natale è proprio festa nazionale dal 1945 ma in termini di tradizioni sta prendendo sempre più piede di recente, con una visione un po’ diversa dalla nostra: è più simile a un San Valentino con regali tra coppie. In linea di massima si festeggia per lo più a livello commerciale.
Insomma, le tradizioni ci sono ancora ma non sappiamo quanto dureranno o come si evolveranno. Sicuramente sono in continua trasformazione, in un mosaico vivente che mescola passato e presente, lasciandoci sempre qualcosa da celebrare, a modo nostro.
di Alessandra “Furibionda” Zanetti