“Sai Hachi, fino a quel momento ero convinta che fossimo noi stessi a definire il nostro destino.
Poi mi sono resa conto che le persone a volte non possono essere così forti, che la volontà non è sufficiente…
Sono diventata più comprensiva.”
Anche allora era luglio.
Mi ricordo il caldo e i raggi del sole che battevano direttamente sulla vetrinetta dei manga, impedendoti di vedere bene quello che c’era all’interno (e stingendo tutte le copertine).
Non so per quale ragione fossi nei dintorni del mio liceo, probabilmente per ritirare qualcosa in segreteria.
“Facciamo un salto in edicola” era ormai una formula magica ben rodata.
Attraversavamo la strada e ci addentravamo nell’ombra sotto le tende a sbirciare i fumetti appena usciti.
Io sapevo che la nuova opera della Maestra Yazawa sarebbe dovuta uscire a momenti, ma quando vidi Nana, così sottile e solitario, in mezzo allo scaffale, mi mancò un battito… Un po’ come quando rivedi dopo un anno la persona per cui avevi perso la testa al mare.
Nana: Vero amore
Ma la mia non era un’infatuazione da vacanza, il mio era un Vero Amore.
Lo era stato da quando, con la mia amica delle medie, sedute sul suo divano marrone che si appiccicava alla nostra pelle, avevamo guardato la prima puntata di Curiosando nei cortili del cuore.
Opere intense, in un crescendo di presa di coscienza.
Opere sempre più mature e sofferte… Tanto sofferte che l’autrice non è ancora riuscita a finire la sua ultima creatura.
Nana
Due ragazze con lo stesso nome, due ragazze completamente diverse tra loro, opposte, che si incontrano per caso su un treno diretto verso Tokyo, in un momento fatidico per entrambe, quello in cui stanno per cambiare completamente vita.
Si ritroveranno più avanti e finiranno per andare a vivere insieme, stringendo un legame indissolubile.
Non si può dire che sia solo il caso.
Era proprio destino che le due ragazze si incontrassero, era destino che entrassero nelle nostre vite.
Destino
Tutto ciò che ha a che fare con la Yazawa mi sembra opera del destino.
E non credo di sbagliare quando affermo che ora, forse, non sarei qui, a scrivere questo pezzo intriso di nostalgia e un pizzico di malinconia, se il fato non l’avesse messa sulla mia strada, in un caldo pomeriggio estivo.
Ci ha insegnato che crescere fa male, per quanto sia bello.
Ci ha raccontato che l’amicizia e l’amore sono luminosi, così luminosi da avere ombre lunghissime.
Ma soprattutto ci ha ricordato che le persone possono fallire, che noi possiamo fallire e che va bene così.
Non siamo costretti ad essere forti.
Possiamo essere solo noi stessi.
E va bene così.
Stay kind
Love, Monigiri