La Terra è morta. L’umanità ha abbandonato da tempo il pianeta, lasciandosi alle spalle una landa desolata e piena di rifiuti popolata solo da intelligenze artificiali. Questo potrebbe sembrare il vostro film di fantascienza preferito, o il nostro inevitabile futuro reale, ma è anche la trama di uno dei film post-apocalisse più preveggenti ed edificanti del XXI secolo.
Quindici anni fa, nel 2008, Wall-E, il film d’animazione della Pixar Animation Studio in co-produzione con Walt Disney Pictures, fece il suo debutto nei cinema americani e successivamente in Italia il 17 ottobre. Nonostante la mancanza quasi totale di dialoghi tra i personaggi, Wall-E ottenne un grande successo di pubblico e critica, vincendo persino l’Oscar nel 2009 come miglior film d’animazione.
Nel lontano 2785, Wall•E (“Waste Allocation Load Lifter • Earth-Class”, traducibile come “Sollevatore di carichi per l’allocazione dei rifiuti • serie terrestre”), un piccolo robot “spazzino”, è stato abbandonato sulla Terra da secoli. Il pianeta è ormai disabitato e inospitale per gli esseri umani.
Tuttavia, lui continua a svolgere il suo unico compito: ripulire le immense montagne di rifiuti accumulate nel corso del tempo. La sua solitudine viene interrotta quando incontra EVE, un sofisticato robot inviato per cercare segni di vita vegetale sulla Terra. Da quel momento, la loro avventura li porterà a scoprire segreti nascosti e a riflettere sul destino dell’umanità e dell’ambiente.
Ripulire il Mondo: Il Manifesto di WALL•E
Il film affronta due temi predominanti: da un lato una riflessione socio-antropologica sull’ecologia, dall’altro l’intento di far riflettere il pubblico sui danni causati dalla pigrizia di una società che, con il suo consumismo sfrenato, inquina il pianeta senza preoccuparsi dello smaltimento corretto dei materiali.
Innanzitutto, consideriamo l’aspetto ambientale. In Wall-E, la Terra è praticamente inospitale, ricoperta di rifiuti. Gli esseri umani hanno necessariamente dovuto abbandonare il pianeta.
Attualmente, le innovazioni nel campo delle energie rinnovabili, del riciclaggio e degli sforzi di conservazione stanno accelerando. Tuttavia, il film fa pensare a un realistico potenziale futuro se non continuiamo a spingere per uno stile di vita sostenibile.
L’ossessione dell’umanità per la tecnologia è innegabile e sta crescendo sempre di più. Quotidianamente, in qualsiasi luogo non è difficile trovare persone così incollate ai loro schermi da quasi dimenticare il mondo fisico che le circonda. Detto questo, c’è anche un forte movimento contrario: numerose persone sono sempre più interessate a cercare un contatto con la natura.
Ma c’è di più: l’obesità e la mancanza di mobilità mostrate in Wall-E non sono pura fantasia. Lo stile di vita sedentario e le scelte alimentari sbagliate sono problemi molto reali. Guardatevi intorno. Siamo sempre più alle prese con problemi di salute legati all’obesità. Le nostre macchine fanno sempre di più per noi. È preoccupante, sì, ma anche reversibile: è una questione di priorità culturali e di educazione.
In Wall-E, gli esseri umani fuggono da una Terra invivibile per vivere una vita comoda a bordo di un’astronave interstellare. L’idea di abbandonare il nostro pianeta per sopravvivere nello spazio non è nuova, ma ha assunto un rilievo sempre maggiore quando personaggi come Elon Musk posizionano Marte come possibile baluardo per gli esseri umani per sfuggire ai cambiamenti climatici.
La Terra in fiamme è il destino climatico definitivo. Ma il finale del film, che vede gli esseri umani tornare a casa per piantare nuova vita nel suolo ringiovanito, suggerisce che l’ottimismo climatico può forse vincere e salvare la situazione.
Quindi, finiremo come in Wall-E? Non è detto. Ma non è improbabile. Non fa male prendere a cuore alcuni dei messaggi di fondo del film. Ciò significa essere più attenti all’ambiente, mantenersi attivi e forse, solo forse, non lasciare che la tecnologia faccia tutto per noi. Perché anche se il bar ha alcuni ottimi caffè, preferirei non prendere il mio caffè su una sedia galleggiante… Non ancora, almeno.
Io non voglio sopravvivere. Io voglio vivere!
Arrendersi e continuare a emettere gas serra non ci salverà dalla crisi climatica. Dobbiamo mantenere un senso di speranza se vogliamo trasformare le nostre azioni individuali e i nostri sistemi su una scala sufficientemente ampia da contenere il riscaldamento globale.
Può essere difficile superare la barriera della sventura climatica che domina il mondo. A differenza di Wall-E, non abbiamo un chiaro simbolo di speranza – la piccola piantina verde – che ci porti avanti. Ma ci sono altri modi per tenere alto il morale.
Il futuro non è predeterminato e spetta alle generazioni presenti e future fare delle scelte che possano dare forma a un mondo più sostenibile ed equo. Agendo collettivamente, attuando politiche efficaci e promuovendo un senso di responsabilità verso il pianeta possiamo farcela.
È fondamentale che individui, comunità, imprese e governi lavorino insieme per creare un futuro più sostenibile e resiliente per l’umanità e il pianeta. Facendo scelte consapevoli e adottando misure proattive per affrontare le sfide ambientali e sociali, possiamo sforzarci di costruire un mondo migliore per noi stessi e per le generazioni future.
Non dobbiamo aspettare che la Terra diventi una landa desolata prima di ripristinarla. Abbiamo la scienza per salvarla ora, tutto ciò di cui abbiamo bisogno è un po’ di forza di volontà e, naturalmente, di speranza.
di Federica Curcio