La Masnada dell’Oca: personaggi assurdi per master coraggiosi – Krampo

La vita spesso regala punti di svolta inaspettati, dove poter conoscere la partenza ma mai l’arrivo.

Maarea, la nostra terra, talvolta sa plasmarci fino a stravolgerci: figli di mercanti che imparano l’arte druidica, chierici fedeli e devoti costretti a impugnare spada e scudo, stirpi demoniache che si innamorano di nobili donzelle.

Oggi parliamo di vita e di cambi di rotta, di come il sentiero che spesso seguiamo pedissequamente, pensando sia l’unico vagliabile, sa sparirci da sotto ai piedi lasciando posto solo a rampicanti e sterpaglie, costringendoci a compiere altre scelte, imboccare altre strade per riscoprire noi stessi.

L’amico che andremo a incontrare oggi parla poco, ma sa mettere in dubbio anche la mia volontà di ferro: nulla è per sempre e il “me stesso” di ieri non sarà mai il “me stesso” di oggi.

Io non so chi sarà lui domani, ma mi accontento di parlarvi di quello che fu e di quello che a oggi è. Amici della Masnada, vi presento:

Krampo: un sanguinario barbaro innamorato

Krampo ha 33 anni. Tre decenni più tre anni passati a fare l’unica cosa che sa fare davvero bene: uccidere e depredare.

Cresciuto in una banda di spietati predoni orcheschi, il nostro crudele barbaro ha da sempre seminato il terrore in tutti i villaggi che sfortunatamente si trovavano sul tracciato dell’abietta tribù.

Intorno ai 14 anni, Krampo riuscì ad ottenere il ruolo di capocosca uccidendo il suo predecessore e cibandosi di occhi, cuore e cervello davanti a tutto il resto della tribù.

Venerato per il seguente ventennio come il sovrano più silenzioso e sadico, il nostro mezzorco riuscì a portare grande gloria fra i suoi mostruosi ranghi, ampliando la tribù e diventando una vera piaga per i regnanti di Maarea.

Terrorizzato dalla magia, unica cosa che non poteva controllare con la violenza, diede da subito editto ai suoi gregari: sterminio immediato di ogni arcanista. Non potevano esistere maghi prigionieri, solo maghi morti.

Causò perciò grande stupore quando, in seguito ad una furiosa battaglia contro una congrega di streghe palustri, davanti ai cumuli di cadaveri ricoperti di fango, il capocosca ordinò ai suoi uomini di non infliggere il colpo di grazia alla matrona del sabba, una giovanissima strega dalla pelle grigia che splendeva alla luce della luna.

“Non qui, non così” proferì Krampo e in tutta risposta la tremenda orda ritirò le spade. Legarono e imbavagliarono la povera megera e la trasportarono in prigionia all’accampamento.

Le domande iniziarono così a sibilare fra gli orcoidi, ma le risposte rimanevano tacite dalla tenda del sovrano, dove risiedeva da giorni assieme alla stretta gabbia della giovane strega.

Krampo ha 33 anni, mezza vita di un mezzorco passata a combattere e squartare. Chi avrebbe immaginato che anche lui poteva provare amore?

Quella piccola ed esile creatura era combattiva, guardava il capocosca digrignando i denti e strizzando gli occhietti gialli, rimaneva sempre ricurva nell’ombra, a protezione del suo gonfio ventre gravido.

Passarono i mesi, l’orda si spostò da ovest a est, girovagando per Maarea trascinandosi dietro la suo caratteristica scia di sangue e distruzione, ma il grande sovrano Krampo sempre più raramente abbandonava la sua tenda.

Nessuno poteva entrarci, nessuno poteva fargli visita; là dentro, nel buio del suo antro, risiedevano solo lui e la megera.

Le domande però smisero di sibilare attraverso la tribù lasciando il posto ad una tombale certezza: la strega aveva sicuramente fatto un maleficio al sovrano, e bisognava ucciderla per farlo tornare in sé.

Quando, però, l’ammutinamento fu pronto per essere messo in atto, quando i generali di Krampo si trovarono a circondare la sua tenda pronti all’assalto, ecco che il mezzorco freddo e spietato varcò la soglia buia della sua dimora, nelle mani non brandiva il suo tremendo spadone ma teneva teneramente una piccola bambina ancora ricoperto dai liquidi del parto.

Tra il pianto della neonata, Krampo guardò i suoi generali e, sorridendo, si commosse.

Terribile sacrificio e triste condanna

Questo sarebbe un bellissimo finale commovente, la storia di un cattivo orco che incontra l’amore e diventa un bravo maritino e un tenero papà. Ma questa non è una storia, questa è la vita a Maarea, la vita di una cosca di orchi barbari e difficilmente immettere sentimenti positivi in un gruppo sociale di questo tipo può rivelarsi un “lieto fine”.

L’orda iniziò sempre di più a sospettare dell’inefficienza del sovrano, nuovi pretendenti alla corona si presentarono e complotti ai danni del trono bisbigliavano tra le tende della tribù.

Attanagliato dai demoni della rivolta e temendo di star perdendo la presa sul suo popolo, Krampo decise di compiere il tremendo gesto, l’unico modo per risaldare la sua tirannia: uccidere la strega e la sua infausta prole.

Così fece, con il cuore distrutto e le lacrime agli occhi, davanti a tutto il clan, Krampo uccise la donna che amava, per poi accanirsi sulla piccola bambina che portò alla vita.

Prima che il terribile spadone poté infilzare il costato della donna, questa, con il volto carico di rabbia e odio viscerale gettò sul signore della guerra il suo ultimo potente maleficio.

Appena la donna morì, Krampo capì che c’era qualcosa di anomalo in lui, fissava la neonata e sentiva come se riuscisse a fissarsi dagli stessi piccoli occhietti della bambina, una scossa gelida gli colpì l’anima e campando in aria una scusa evitò di uccidere la piccola.

Quella stessa notte il mezzorco capì in cosa si fosse imbattuto e, terrorizzato, scappò dall’insediamento senza voltarsi.

Da quella notte nessuno dei suoi uomini lo vide più.

Cosetta, una bambina speciale e il suo super papà

“E questo è tutto!”, dice Cosetta dopo avermi raccontato la storia di suo padre Krampo.

La odio sinceramente, ama tenermi sulle spine in modo giocoso e sadico, mentre camminiamo per le vie di un borgo cittadino, diretti verso la locanda dove alloggia con suo padre, saltella raccontandomi la storia di come suo padre adottivo ha ucciso la sua madre naturale, di come questo essere sterminava ed uccideva civili senza dimostrare alcuna pietà.

La stessa pietà che lei non riserva per me lasciandomi appeso alle sue labbra con questo finale aperto.

Perché è scappato? In cosa consiste la maledizione? Queste sono le domande che mi appunto mentre percorriamo il quadriportico interno della locanda.

“Sono a casa papà! Presto, presto che abbiamo un signor giornalista che vorrebbe conoscerti…”, ridacchia la ragazza dalla pelle grigiastra.

Cosetta raccoglie un fagotto dal letto della camera, si gira verso di me, sbattendomi in faccia un neonato verdastro e cicciottello “… non farmi fare brutte figure, eh, papà!”

Krampo mi afferra il naso con le sue manine, Cosetta ride, io prendo appunti.

La maledizione del “Doppio Cordone”

Da lì in poi il racconto di Cosetta iniziò a dipanare le nebbie della storia: la maledizione del “Doppio Cordone” cambiò la vita del signore della guerra per sempre.

Quella fatidica notte, Krampo, scoprì anche che ogni danno che veniva arrecato alla neonata si rifletteva sul suo corpo. Di conseguenza, se ella sarebbe venuta a mancare, anche lui avrebbe esalato il suo ultimo respiro.

Dopo la fuga, il mezzorco venne a conoscenza di un’altra capacità speciale che la maledizione aveva infuso nella coppia: Krampo si rese conto che, con fatica e concentrazione, riusciva a imporre al suo corpo di ringiovanire, ma attuando ciò Cosetta invecchiava in modo inversamente proporzionale.

All’improvviso padre e figlia si ritrovarono con un’età complessiva di 33 anni, con la possibilità di ripartirli tra di loro a piacimento.

L’orco poteva combattere in foreste impervie legandosi il fagotto con la neonata alla sua schiena. Cosetta poteva camminare indisturbata nei grandi centri abitati trasportando il piccolo mostriciattolo verde tranquillamente tra le sue braccia.

Così, l’improbabile coppia iniziò il suo cammino: due esseri legati da un unico destino, decisi a recidere la maledizione che li ammanetta l’uno all’altra per riottenere la libertà che agognano.

Questa è la nuova vita di Krampo, una vita da padre premuroso, in fuga dal suo passato, con una tribù di orchi vendicativi sulle sue tracce, in cerca del suo futuro, un’espediente in grado di dissolvere la maledizione che lo affligge.

Appunti di viaggio: un barbaro e una ragazzina legati dal destino

  • Vasi comunicanti: Chiunque sia l’adulto della coppia, può attuare un rituale in cui servono tiri salvezza su concentrazione e almeno un’ora di tempo per modificare l’età della coppia, la scelta è instabile e difficilmente si riesce ad essere precisi, la cosa più facile è dare tutti gli anni ad uno dei due e lasciare uno o due mesi all’altro, ma con un buon tiro di concentrazione si potrebbe chiedere di spartire equamente gli anni nella coppia.
  • Legame sensoriale: Krampo e Cosetta condividono parzialmente le percezioni sensoriali, non possono vedere attraverso gli occhi dell’altro ma attuando tiri su percezione possono percepire, come una specie di brivido o sesto senso cosa sta sentendo il neonato.
  • Due corpi, una vita sola: ogni qualvolta venga fatto danno all’adulto o al neonato questo si ripercuote proporzionalmente alla sua controparte, calcolando che il neonato, sia orchesco che umano, possiede 4 punti ferita, ogni danno che subisce è un quarto dei punti ferita totali dell’adulto che se ne vanno.
  • Nato per la paternità: Di tutte le possibili scelte d’età nella coppia, Krampo è l’unico che può sfruttare i suoi livelli da barbaro, ma solo se è compreso tra i 29 e i 33 anni, tutti gli altri, ad ogni età possibile, guadagnano solo lo status di popolani, senza particolari capacità fisiche, se non quelle di passare molto più inosservati!

Krampo, Cosetta e quella maledizione che chiamano famiglia

Krampo appoggia la piccola Cosetta addormentata sul letto della locanda. “Sai quale è stata la prima cosa che ho fatto dopo essere fuggito dal mio clan?”, mi chiede con la voce profonda che lo contraddistingue, “Ho costruito una piccola capanna nella foresta, vicino ad un paesino di pastori, ho diviso equamente con lei la mia età ed ho vissuto tre mesi lì, come due ragazzini vagabondi, giovani ed inconsapevoli.

Le ho insegnato a parlare, a camminare e tutto quello che ad una bambina serve sapere del mondo.

Lei mi ha insegnato molto di più, mi ha donato in quei tre mesi un’infanzia, una vita spensierata, un’alternativa che non pensavo nemmeno di poter chiedere.

Dopo quei mesi abbiamo lasciato quei due sedicenni in quella foresta, per non cadere vittime di un’infinita infanzia, ci siamo promessi di non tornare più a quell’età.

Il nostro rapporto è complesso, difficile: siamo genitori e figli reciprocamente, forse complici o forse solo condanne vicendevoli.

Quando io sono adulto lei non sa esprimersi a parole e viceversa, così facendo perseguiamo i nostri obbiettivi mantenendo sopito quello che è un rapporto obbligato ma impossibile.

Ma Maurice, le dirò un segreto: io, ora, senza Cosetta non voglio più vivere

…Provi a dirglielo e, giuro, che la vengo a cercare”.

Chiudo il taccuino, finisco il mio tè ed esco dalla locanda, lasciandomi alle spalle i protagonisti più tormentati che abbia mani portato sulle pagine di questo giornale.

Maurice LaRou

Alessandro Ferioli
Alessandro Ferioli
Articoli: 8