La Masnada dell’Oca: personaggi assurdi per master coraggiosi – Kervin e Spupie

Bentornati, cari avventurieri, nella rubrica che accompagna i vostri viaggi alla scoperta di Maarea e i suoi abitanti.

Legge e caos” è il binomio nel quale ogni avventuriero deve imbattersi se vuole sfidare la vita da girovago.

Chiunque tra noi si è scontrato, prima o dopo, con questo dubbio:

“Condurre una vita incentrata sulla legalità o farsi guidare da quello che è il proprio istinto?”

Da qui, poi, notti insonni e domande che seguono a cascata.

I “nati senza il dubbio”

Solamente pochi tra noi, pochissimi eletti, ignoranti e cinici, possono brandire il baluardo dei “nati senza il dubbio”: figli di briganti e morti come tali, oppure ereditieri di ereditieri che tengono più al loro stemma araldico attaccato al cavallo che alla propria vita.

Superando però questi rari inetti, troviamo altri esseri che hanno scelto di donare la loro cieca fedeltà a una causa e perseguirla anche fino alla morte.

Non una domanda, non un dubbio, nessuna nube offusca la loro mente, ma solo un padrone che brilla come la luce del giorno.

Questi esseri sono i nostri compagni animali e gregari.

Ma cosa succede quando questi sopravvivono ai loro padroni? Quando una scelta sono, infine, costretti a prenderla?

È allora che la cieca legge e l’allettante caos iniziano a mischiarsi.

Oggi vi parlo della settimana più emozionante della mia vita, oggi vi parlo di:

Kervin & Spupie: piccoli eroi che sognano di volare

Kervin è l’ultimo della sua covata di coboldi. Nasce in ritardo, magrolino, denutrito e presenterà da subito importanti problemi cognitivi.

Lasciato dai suoi simili sempre in disparte, Kervin si attacca con unghie e denti alla vita e sopravvive degli scarti che riesce a racimolare nella grotta dove vive assieme alla sua famiglia.

Un giorno, però, illuminato come il più splendente angelo sterminatore e delatore di morte e sofferenza, un guerriero fa visita alla sua dimora.

Per i coboldi come lui, gli avventurieri sono sinonimo di morte, e difatti così fu. L’avventuriero e la sua comitiva sterminarono ogni membro della tribù che, ostile come un fiume in piena, si riversava su di loro. Ma, finito il massacro, in un angolo buio della caverna, gli occhi di Kervin e dello sterminatore si incontrarono e scattò un imprinting difficile da spiegare.

Kervin capì subito di aver trovato un papà e dell’amore che mai aveva ricevuto. L’eroe prese da subito Kervin come suo lacchè, insegnandoli pian pianino, col passare del tempo, piccoli gesti e comandi per diventare un vero e proprio guerriero.

Spupie, invece, è un fierissimo pipistrello crudele, grosso quanto un bufalo. Fedelissimo alla sua druida, la difende con tenacia e non la lascia mai sola: ottimo amico e guardiano, caldo e morbido giaciglio per la notte.

La compagnia di eroi, con al seguito il coboldo e il pipistrellone, continuò a vagare per Maarea. I due, quasi ignari l’uno dell’altro, perseguirono la loro strada in modo parallelo: Kervin, come una spugna, imparava e imitava il suo mentore. Spupie, invece, proteggeva e guidava la sua protetta quasi con gelosia paterna.

Come tutte le storie anche questa volse al termine: dopo un terribile scontro ci fu la vittoria, e infine la proclamazione degli eroi che divennero ben presto un simbolo di giustizia e luce per molte regioni dell’isola.

La fine è il principio

Ma cosa succede agli eroi quando l’avventura finisce? Quando le strade si dividono? Sia alla druida che al guerriero si prospettava una vita da celebrità, grandi città, ricchezze e progetti filantropici.

Dietro di loro, seguendo le loro tracce, un coboldo e un pipistrello seguivano con dovizia di particolari la loro fulgida vita, stando sempre più accovacciati nella loro ombra.

Gli anni passano e degli eroi, sotto al mantello e l’armatura, non rimane altro che l’umanità. Come tutto in questo mondo, anche loro si sono trovati ad affrontare il fine corsa di tutti quanti: la morte.

Non si sa come siano morti questi grandi eroi (malattia? assassinio? un semplice incidente?). Difficile farsi raccontare ciò dal lucertoloide davanti a me, ma tant’è: gli esseri umani muoiono, e questo è tutto quello che ci è dato sapere.

A Kervin e Spupie, ormai orfani, rimanevano solo loro stessi. Il lutto e la memoria che i loro, se così si possono chiamare, genitori gli hanno lasciato.

Mentre Kervin stava annidato in lacrime sotto le fronde di un bosco, durante una tempesta, comparve Spupie, oscuro e imperioso con le ali aperte come quelle di un grande drago. Fu in quel momento che Kervin capì che non era finito tutto, che forse era arrivato il momento di scrivere il loro capitolo della storia.

Un capitolo di puro caos.

Il Duo del Drago: due cuori, un solo grande incubo

Kervin ha imparato in tutti questi anni a cavalcare, dapprima capre, poi muli, finché il guerriero non iniziò a farlo abituare con difficoltà all’enorme dorso di un cavallo.

Imparò l’uso delle armi, soprattutto quelle da lancio: fionde, giavellotti e coltelli erano la sua specialità.

Spupie aveva dalla sua un’indissolubile capacità di protezione e fiducia. Chiunque, anche bambini piccoli, si è divertito per anni sul suo dorso a fare lunghe tratte di volo. Nessuno, neanche durante inseguimenti aerei, è mai scivolato dalla sua fulva pelliccia.

Ho fatto visita ai due nuovi migliori amici sull’irto picco dove hanno situato la loro dimora. Da lì sorvegliano i villaggi sottostanti, sempre in allerta per l’arrivo di qualche soldato o avventuriero pronti a dargli la caccia. Perché sì, a oggi il duo di “ex-fedeli seguaci degli eroi” è una vera e propria minaccia per l’incolumità pubblica.

Questo picco era prima l’abitazione dell’unico eroe della compagnia che, una volta acclamato dal popolo, si ritirò in eremitaggio. Un personaggio burbero e anziano che ripudiava la fama e la mondanità, un artefice tutto d’un pezzo, esperto di pozioni ed esplosivi.

Quando arrivai alla loro base trovai un gigantesco laboratorio abbandonato, pieno di barili contenenti liquidi maleodoranti e viscosi, giganteschi alambicchi e tavoli da lavoro che adornavano le pareti. Capii così che Kervin aveva imparato da quegli eroi molto più di quello che loro si aspettavano.

Quale bestia, leggendaria e mitologica, terrorizza di più i sogni di prodi eroi votati al bene se non i draghi? E per diventare un drago a tutti gli effetti al piccolo coboldo servivano solo grandi ali e tanto (ma veramente tanto) esplosivo.

Kervin “la fauce” e Spupie “l’ala” formarono così il “Duo del Drago”. Formidabili e senza alcuno scrupolo, accolgono offerte di lavoro come mercenari, senza guardare in faccia a motivazioni o eticità.

Esperti di distruzione dall’alto e bombardamenti, amano risolvere i problemi alla radice e definitivamente.

Queste due metà della stessa tragedia dipendono solo da loro stessi, in una stretta simbiotica, una vera e propria dipendenza affettiva.

Vogliono e ambiscono il caos, rinnegando la fama e la moralità, che vedono come i motivi che hanno fatto finire gli stupendi anni passati all’avventura con i loro mentori.

Il drago che confuse il caos con la libertà

Pensai sarebbe stato difficile far capire ai due le mie intenzioni: non ero lì per assoldarli come si aspettavano, volevo intervistarli e passare del tempo con loro.

Ma, devo dire, che dopo un primo momento di sbigottimento refrattario, mi stupì notare come il piccolo coboldo si aprì del tutto, quasi in modo logorroico, rovesciandomi addosso tutta la sua storia, le avventure vissute quando era cucciolo, i primi comandi buffi e inutili imparati, la prima volta che con uno stecco su di una spiaggia riuscì a colpire un granchio.

Mentre il coboldo mi vomitava addosso un sacco d’informazioni, silente, in un angolo dell’antro, Spupie mi osservava guardingo e giudicante.

Ci volle qualche giorno, ma ricordo quando il piccoletto mi disse “Spupie ha detto di sì!” tutto contento e baldanzoso, spingendomi a fare qualcosa che capivo volesse dire veramente tanto per il grosso bufalo del cielo.

Volammo sul dorso di Spupie: aggrappato alla schiena del famigerato drago che infesta le zone montuose di Maarea, guardai “le fauci” che pilotava il mostro davanti a me e non potei non notare il grosso e vistoso elmo d’oro cornuto che portava sul capo.

Lo aveva messo per volare, come fosse un copricapo rituale, un costume di scena o un elmetto da pilota, ma capii subito di cosa si trattasse: era molto di più.

Il famoso elmo dell’eroe deceduto per Maarea, del mentore e genitore di Kervin: era lì, traballante come una grossa scodella, adagiato sulla sua testa.

Come un bimbo che cerca la mano del papà, credo che il piccolo coboldo porti quella reliquia per averlo un po’ sempre con lui.

I due non rinnegano quello che sono stati: vogliono, forse, solo sentirsi liberi, anche se nel modo sbagliato.

Ora ne sono proprio sicuro.

(Non volerò mai più su un coso del genere però; credo di aver sboccato anche l’anima. Grazie mille Spupie, eh, ma anche basta)

Maurice LaRou

 

Alessandro Ferioli
Alessandro Ferioli
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