Tutti ci ricordiamo di Ian Malcolm, il matematico del Caos creato da Michael Crichton e portato sul grande schermo da Jeff Goldblum.
Il suo carisma, il suo aspetto e la sua retorica sono entrate a gamba tesa nell’immaginario mediatico del cinema, legato indissolubilmente alle materie preposte dalla serie Jurassic Park, ovvero matematica, fisica del caos, e paleontologia.
Il cinico e sarcastico matematico è conosciuto principalmente per la trasposizione cinematografica nell’opera di Steven Spielberg (e successivamente ripresa dal franchise di Colin Trevorrow), ma non tutti sanno che quella è solo la punta dell’iceberg del personaggio creato nelle pagine di Crichton. Sono la stessa figura, certo, ma la presenza e l’importanza narrativa di Malcolm sono molto più incisive nel romanzo rispetto al libro.
Oggi vi parlerò di lui, della sua visione e di come rappresenti la voce narrante di Michael Crichton.
“Caosologo, caosologo!”
Ian Malcolm entra in scena in maniera semplice e diretta. Seduto sul sedile dell’elicottero in viaggio tra la Costa Rica e Isla Nublar, ci viene presentato da John Hammond come un “matematico che soffre di un riprovevole eccesso di personalità“, prontamente corretto dallo stesso dichiarandosi come “caosologo“, esperto della “teoria del caos”.
Come suggerito dal tycoon scozzese, il prof. Malcolm è più una rockstar che uno scienziato: occhiali neri, capelli sbarazzini, giacca nera in pelle. Siamo molto distanti dalla figura accademica stoica di Indiana Jones (perlomeno, nelle scene da professore universitario) o dalla mise da campo di Alan Grant. Ian Malcolm appare come un eccentrico VIP, pronto a flirtare con la prima ragazza di turno e a far pesare la sua conoscenza come se fosse il sapere ultimo.
Amabile e odioso allo stesso tempo, il carisma di Malcolm si rafforza nella recitazione di Jeff Goldblum, a quel tempo stella nascente del panorama attoriale. Eppure, estremamente sottotono rispetto alla sua controparte letteraria.
Lo Ian Malcolm del libro, sebbene venga introdotto in maniera parallela ed equiparabile alla versione cinematografica, è estremamente più cinico. Maledettamente più sarcastico. Incredibilmente più prolisso. È la vera voce narrante della storia, esponente della critica visione dell’autore verso il potere dell’industria genetica e dello sfruttamento della stessa da parte di altri scienziati “che non hanno fatto nulla per ottenerlo”.
“Equazioni non lineari? Attrattori strani?”
“Era un trentacinquenne alto, magro, stempiato, vestito tutto di nero: camicia nera, pantaloni neri, calzini neri, scarpe da tennis nere.”
La forza della figura di Malcolm sta nella sua semplicità. Non si isola in uno scranno accademico, in una torre d’avorio non raggiungibile dalla massa, ma si posiziona a livello della persona comune, cercando (o, meglio, imponendo) di sviluppare un certo senso critico verso la realtà che ci circonda.
Ian Malcolm è un matematico che studia “i meccanismi del mondo reale”, interessato a spiegare complicati concetti dell’universo e della vita stessa con esempi concreti, che esulano dall’astrazione di mondi ipotetici, ma che presagiscono una complessità intrinseca ai sistemi naturali. E questa considerazione del mondo mi affascinò fin dalla mia prima lettura del romanzo di Jurassic Park.
Personalmente, ho sempre avuto problemi con lo studio della fisica, sia alle superiori che all’Università, sebbene mi abbia sempre affascinato. Un tipico quesito scolastico di fisica inizia con: “Considera uno scenario con forza di attrito nulla“…eh? Come puoi pretendere che io mi immagini una situazione del genere? È pressoché impossibile immaginare un mondo senza attrito! Ovviamente, questo è un esempio delle molteplici semplificazioni atte a spiegare i meccanismi base della fisica, soprattutto in giovane età, ma personalmente questa astrazione ha sempre alienato la mia capacità di interpretazione della materia.
La mia avversione da teenager verso la materia cambiò radicalmente quando venni introdotto, tramite gli “spiegoni” di Ian Malcolm, alla Teoria del Caos. Un modo di concepire la realtà che ci circonda in maniera estremamente più complessa, ma molto più veritiera, prendendo in considerazione (almeno, a livello teorico) il concerto di svariati fattori che influenzano il risultato.
Equazioni non lineari, in poche parole.
“L’essenza del Caos”
Una farfalla sbatte le ali a Pechino, e a New York arriva un temporale.
Questa frase, detta anche dallo stesso Malcolm, rappresenta, in maniera estremamente semplificata, il concetto della Teoria del Caos, nata per spiegare i sistemi complessi (sistemi dinamici caotici) della Natura. L’Effetto Farfalla indica come una piccola variazione dei valori iniziali possa causare una grande differenza nei risultati finali. In altre parole, differenze microscopiche insite nelle condizioni iniziali di un processo verranno amplificate in modo tale da rendere il risultato imprevedibile.
Nel libro di Crichton, Ian Malcolm contrappone lo studio di sistemi lineari (la balistica di un colpo di cannone a parametri standard) con sistemi complessi, come il tempo meteorologico o lo studio della circolazione del sangue. L’aspetto più prevedibile di un sistema complesso è che esso non seguirà mai le proiezioni di un sistema lineare. Ed ecco perché Malcolm, sia nel libro che nel film, è convinto che il Jurassic Park fallirà.
“Quanto odio quest’uomo”
Un film è diverso da un libro. Ha tempi, spazi ed esigenze totalmente differenti. È quindi ovvio che molte cose del romanzo Jurassic Park siano state tagliate (in futuro, forse, ve ne potrei parlare). Tra queste, ci sono proprio gli “spiegoni” di Malcolm, che mal si sposano con le tempistiche cinematografiche.
Eccezion fatta per due scene, che sono entrate nella storia del cinema: la prima è il laboratorio…
“Se c’è una cosa che la storia dell’evoluzione ci ha insegnato è che la vita non ti permette di ostacolarla. La vita si libera, si espande in nuovi territori e abbatte tutte le barriere dolorosamente, magari, pericolosamente, ma… Tutto qui […] Dico semplicemente che la vita vince sempre”
…e la seconda è il pranzo:
“Le dico io qual è il problema insito al potere scientifico che state usando qui: ehm… Non c’è voluta nessuna disciplina per ottenerlo. Voi… Voi avete letto quello che altri hanno fatto e da lì siete partiti, non sono conoscenze dirette, quindi non ve ne assumete la responsabilità. Siete saliti sulle spalle di altri per ottenere un risultato il più rapidamente possibile, e una volta ottenuto questo risultato voi, voi lo avete brevettato, impacchettato, ficcato in una scatoletta di plastica e ora, lo vendete, volete venderlo.”
Purtroppo, per quanto potenti e carismatiche queste scene siano, poco ci indicano sull’essenza da caosologo di Malcolm. Molto più interessanti sono le frasi dette successivamente:
“Il tirannosauro non osserva comportamenti prestabiliti, o i programmi del parco, è questa l’essenza del caos“. Poi prosegue nell’interazione con la Dott.ssa Sattler: “si tratta dell’imprevedibilità dei sistemi complessi“, introducendo l’Effetto Farfalla.
Nel romanzo ci sono pagine e pagine di spiegoni, letteramente, che riflettono la voglia di Crichton di criticare l’eccessivo desiderio dell’essere umano a imbrigliare la realtà sotto il proprio controllo, sotto il proprio dominio. Nell’opera letteraria, Ian Malcolm è la costante e volutamente pesante presenza dell’autore che giudica dall’alto e dall’esterno.
“L’ordine sottostante”
Ma quindi, come chiede l’Avvocato Donald Gennaro, “il caos è del tutto fortuito e imprevedibile”?
È una domanda importante che dà forma e sostanza alla figura narrativa del matema… ehm, caosologo. Lo studio continuo di sistemi complessi ci rivela un ordine di sottofondo, costantemente preda di variazioni complesse. La Teoria del Caos ci suggerisce che i sistemi complessi vadano monitorati e associati a piani di emergenza.
Purtroppo, nel film come nel libro, le sue osservazioni non sono state ascoltate, e sappiamo benissimo com’è finita.
Michael Crichton sfrutta il cinismo diretto e spiazzante di Ian Malcolm per criticare l’over-sfruttamento delle risorse naturali da parte dell’uomo. Scritto alla fine degli anni ’80, è incredibile come il libro sia così attuale:
“[…] il punto è che ciò che definiamo “natura” è di fatto un sistema complesso, assai più intricato di quanto noi non vogliamo ammettere. Ci costruiamo un’immagine semplificata della natura e poi combiniamo dei gran pasticci. Io non sono uno di quegli ambientalisti dal cuore tenero, ma dovete capire ciò che non capite. Quante volte bisogna ribadire questo punto? Quante volte bisogna sbattere il muso contro l’evidenza dei fatti?”
Le scoperte scientifiche portano inesorabilmente allo sfruttamento delle stesse, scavalcando il prossimo, ferendo la realtà che ci circonda. Il Jurassic Park diventa metafora del capitalismo distruttivo che si nasconde dietro ai buoni propositi. Un concetto che oggi potremmo associare al “greenwashing” delle compagnie dei combustili fossili, essenzialmente.
Con un monito finale: il Pianeta Terra non è in pericolo. Noi siamo in pericolo.
“Non abbiamo il potere di distruggere il pianeta, o di salvarlo. Ma abbiamo il potere di salvare noi stessi.”
“Dio non fa parte dell’equazione”
Verso la fine del romanzo, Malcolm professa gli ultimi sermoni prima della sua apparente morte. Nelle sue parole, esce tutto il pessimismo dell’autore nei confronti della scienza stessa, del pensiero e del metodo scientifico.
In effetti, queste sono considerazioni estremamente soggettive di Crichton e, come tutte le considerazioni personali, possono essere condivise o rifiutate. Personalmente, non approvo né condivido l’eccessivo cinismo, che arriva persino a dire che “la scienza sta distruggendo sé stessa”. La scienza di per sé esula dai confini dell’etica, sta all’umanità decidere cosa fare delle scoperte scientifiche.
Certo, la scoperta dell’energia nucleare può distruggere l’umanità, ma di chi è la colpa? Della scienza, o dell’umanità?
Ian Malcolm sopravvive nel film, diventando il protagonista de Il Mondo Perduto, per poi portare la sua opinione a Washington ne Il Regno Distrutto, e prendere parte attiva ne Il Dominio. Ne Il Mondo Perduto, la figura di Malcolm cambia radicalmente, perde quell’aspetto da rockstar sarcastica, ma la riprende ne Il Regno Distrutto. Anzi, nei suoi discorsi al Senato degli Stati Uniti, Malcolm cita paro paro le critiche della sua controparte letteraria, concludendo con una delle frasi più potenti del personaggio:
“Tutti i più grandi cambiamenti sono come la morte: non puoi vedere l’altro lato finchè non sei là.”
di Filippo Bertozzo