Kaos di Charlie Covell – L’identità del mito

Sin dal suo annuncio, avvenuto ormai parecchi anni fa, la serie TV Netflix Kaos di Charlie Covell ha sempre avuto la mia completa attenzione.

Quando si parla di Mitologia Greca io perdo un po’ la bussola e il mio essere fanboy raggiunge livelli altissimi. Questa serie si era presentata come una tra le più particolari nel settore e si riprometteva di esplorare i miti greci sotto una nuova luce, in maniera più approfondita e come trampolino per una storia tutta nuova.

Poi, il progetto è scomparso dai radar per un bel po’, per ricomparire quasi due anni fa con l’annuncio del cast scelto per la serie. Nomi famosi e importanti, tra cui spicca Jeff Goldblum nel ruolo di Zeus e Stephen Dillane nei panni di Prometeo. Insomma, non due attori amatoriali, ma due giganti della recitazione. Attorniati poi da altri grandi nomi, che promettono di rappresentare al meglio l’imponenza dei loro personaggi e della storia che vivranno.

Dopo tutte queste premesse, Kaos è finalmente approdato su Netflix il 29 agosto 2024, in 8 episodi da un’oretta circa. E ovviamente, me la sono vista tutta in due giorni. Con calma, curiosità e cercando di analizzare ogni dettaglio della serie. Ciò che leggerete in questo articolo è la mia pura e semplice opinione da Attore Novizio.

ATTENZIONE! Potrebbero esserci degli spoiler della serie, quindi se non l’avete ancora vista, correte a vederla e poi tornate qui a leggere!

Un ponte tra antico e moderno

Ciò che attira maggiormente in Kaos è sicuramente la trasposizione moderna della storia, che però viene proposta guardando allo stile antico della mitologia. Città come Creta (il centro delle vicende della serie), Sparta e Atene sono rappresentate come città moderne e dallo stile un po’ americano. Troviamo sobborghi, quartieri alla Beverly Hills e palazzi favolosi che richiamano moltissimo Venice Beach o Miami. Modernità che riguarda anche il vestiario e il parlato dei personaggi, con uno slang più deciso e volgare che prende il posto della classica aulicità che permane in ogni mito.

Le storie, i personaggi e i luoghi del mito ci sono, riadattati e modificati per entrare nel contesto odierno ma mantenendo il loro retaggio antico. Persino il Monte Olimpo è rappresentato come una villa mega lussuosa da multimiliardario. Gli Dei sono dei ricchi e annoiati snob dalla violenza facile, vestiti con tute Adidas o camicie hawaiiane.

In Kaos vi è questo ponte che unisce le antiche usanze e il credo pagano alla modernità e alle innovazioni del futuro, con un modo di parlare e di vivere molto più vicino a quello odierno.
Tutto è luminoso, colorato, a tratti esagerato. In netta contrapposizione con l’Oltretomba, in cui la fotografia è totalmente in bianco e nero. Gli edifici nell’Ade sono più “industriali”, poveri e scarni. Il lavoro è l’unica foto di svago e intrattenimento per le anime che non possono oltrepassare la Cornice e poter avere il loro rinnovamento. Una “seconda vita”, come quella dei vivi, ma priva delle emozioni e della vitalità che soltanto un cuore che batte può provare.

Due facce della stessa medaglia, che la storia ci mostra quasi simultaneamente per darci il quadro completo delle vicende che i protagonisti saranno costretti ad affrontare. Il tutto sotto l’occhio onniscente del solo e unico burattinaio: Zeus.

Zeus come dittatore

Il plot narrato nelle 8 puntate di Kaos è molto semplice. Il padre degli Dei qui è un’egoista, viziato, violento e vendicativo dio che governa l’Olimpo e la Grecia intera come il più orribile dei dittatori, chiedendo solo obbedienza e fedeltà agli umani e compiendo veri e propri massacri se non la ottiene.

La situazione per lui prende una brutta piega quando durante il giorno sacro di Olimpia festeggiato a Creta, il dio dei fulmini viene “omaggiato” con una montagna fumante di sterco, chiaro segnale della rabbia dei mortali verso di lui e tutti gli Dei.

Ovviamente, ciò fa infuriare Zeus. Al tempo stesso, cresce nel suo cuore una profonda paranoia verso un’antica profezia che le Moire, le dee del destino, gli fecero agli inizi del suo regno, ovvero quella della sua caduta e quella della sua famiglia. Profezia che si è già avviata verso il suo compimento, grazie a tre mortali: Euridice, Ceneo e Arianna.

Tutto questo viene accuratamente raccontato dal titano Prometeo, incatenato alla sua rupe mentre subisce il suo supplizio, parlando direttamente a noi spettatori e rompendo la quarta parete. Prometeo è completamente conscio del finale dell’intera vicenda, grazie alla sua dote di prevvegenza.

Kaos: vecchi miti, nuova avventura

Come avete già capito, in Kaos sono protagonisti numerosi personaggi famosi della mitologia greca, con i loro relativi miti a seguirli come un’ombra:

Orfeo e la sua missione di riportare nella terra dei vivi l’anima di Euridice; l’amazzone Ceneide e la sua trasformazione in uomo (Ceneo); la principessa Arianna e il diabolico Labirinto di Dedalo, ove risiede il terrificante Minotauro.

E poi il popolo troiano e la sua tragica vicenda, i vaticini inascoltati di Cassandra, persino il mito di Glauco e Pasifae trovano spazio (in misura minore) all’interno della storia. Sempre con la voce fuori campo di Prometeo a guidarci in mezzo a queste incredibili vicissitudini che, però, sono state rimodellate e modificate per il contesto moderno in cui si trovano. Scelta giusta o sbagliata? Ne parliamo dopo, tranquilli.

La recitazione in Kaos

La recitazione in Kaos è veramente ben fatta. Non eccelsa, attenzione. Ho visto serie TV recitate molto meglio e con più pathos. Però qui l’intero cast di attori si fa notare e lascia il segno. Sebbene, ahimè, tutti quanti vengano letteralmente fagocitati dall’istrionica performance di Jeff Goldblum e dall’emozionante interpretazione di Stephen Dillane (Stannis Baratheon ne Il trono di Spade), che rubano la scena e danno prova di grande recitazione, con la loro tecnica così diversa nello stile eppur così perfetta per i ruoli che interpretano.

Nonostante ciò, il cast formato da Aurora Perrineau (Euridice), Misia Butler (Ceneo), Leila Farzad (Arianna), Cliff Curtis e Janet McTeer (Poseidone e Era), Nabhaan Rizwan e Killian Scott (Dioniso e Orfeo) è davvero capace e incisivo, lasciando la propria firma all’interno della serie e meritando un piccolo applauso per la bella interpretazione.

Una piccola menzione d’onore personale la lascio a David Thewlis e Rakie Ayola, ovvero Ade e Persefone, che ho adorato per l’immedesimazione nel ruolo e la chimica che hanno creato insieme, in virtù del fatto che interpretano una delle coppie che più amo nel mito greco.

Ora, dopo tutto questo parlare della serie in maniera logorroica, è logico che vi chiediate che cosa io ne pensi di Kaos, visto che per ora mi sono limitato a descrivere la serie nella sua interezza. Non voglio tergiversare oltre e vi risponderò nella maniera più sincera e soprattutto personale che posso concedervi.

Penso che Kaos sia una bella serie, ma non è la serie che volevo.

L’amore per la classicità

Chi mi conosce bene sa quanto amore e passione io provi per il mito greco. Sono numerose le live dedicate alle tragedie greche che ho fatto durante il mio periodo attivo su Twitch, in cui narravo e descrivevo le opere antiche alle quali sono più legato. Ho avuto anche il privilegio di poterle recitare sul palcoscenico.

Addirittura ho riesumato e completato un dramma antico perduto, cercando di mantenere intatto il suo spirito e lo stile del suo autore (L’Andromeda di Euripide, potete trovarlo su Amazon). Un lavoro che mi ha permesso di entrare ancor più in contatto con la mitologia greca e di assimilare le sue incredibili storie e l’atmosfera che traspariva dalle narrazioni dei vari autori, che si sono cimentati nel creare e allacciare le varie vicissitudini che dei, semidei e mortali affrontavano nelle isole della Grecia.

In quest’ultimo periodo c’è stato un enorme ritorno di fiamma per il mito greco, grazie anche alla saga teen fantasy di Percy Jackson scritta da Rick Riordan o alle splendide opere di Madeline Miller (La Canzone di Achille e Circe), fonti ispiratrici per tantissimi autori che hanno poi contribuito a quest’ondata di nuove opere ispirate alla mitologia greca, siano esse libri, fumetti, film o serie TV come Kaos.

Ed è qui che spunta fuori il mio personalissimo “ma”.

Le problematiche di Kaos

Kaos cade preda di ciò che ha colpito molte di queste nuove opere dedicate al mito greco, ovvero la “modernizzazione” della storia.

Niente più oscure mostruosità da combattere, armature bronzee, aulicità nel parlato o duelli epici tra eroi semidivini. Bensì rivisitazioni moderne e “realistiche” in cui gli Dei vivono in barche lussuose o ville mastodontiche.

I mostri scompaiono o vengono rivisti come esseri umani con delle deformità o degli squilibri mentali. Gli eroi vestono in jeans e canottiera, comportandosi come fossero persone di tutti i giorni, quelle che vedresti anche al supermercato o sui mezzi pubblici. La loro indole completamente opposta a quella del mito.

Come ciliegina sulla torta, le storie che li hanno creati dando loro un’identità vengono snaturate, modificate per poterle fare entrare a forza in questo nuovo contesto moderno, cambiando anche i loro significati e i simbolismi che le hanno rese uniche.

Il pensiero da Attore Novizio

Tutta la serie di Covell è la rappresentazione di questo nuovo movimento che ha colpito i miti greci e io, stavolta, non sono riuscito a digerirlo per niente. Perché è una cosa che ormai ho già visto e rivisto, e mai in maniera convincente. Per quanto mi riguarda, un prodotto come Kaos snatura troppo i miti che ho imparato ad amare. Li rende una paccottiglia commerciale basata solo sull’attirare le nuove generazioni verso delle storie che non capiranno mai fino in fondo, visto che perdono totalmente il loro spirito classico.

Lo so, quello che sto dicendo è un parere puramente soggettivo e anche da vecchio brontolone fissato con “i bei vecchi tempi”. Lo capisco benissimo. E non giudicherò mai nessuno che invece ha amato Kaos proprio per questo stile! Anzi, mi fa felice perché è proprio grazie a questa serie che molte persone si avvicineranno ai miti originali, che potranno essere apprezzati come faccio io e molti altri.

Il mito greco come precursore della sensibilità moderna

Il mio amore per la classicità e la ricerca della preservazione dei miti greci originali è dovuta soprattutto al fatto che essi sono stati precursori di moltissime tematiche che ora stiamo affrontando in maniera più palese. Le guerre insensate, la lotta di genere, il femminismo, l’omosessualità e l’accettazione del proprio essere. Tutto questo viene già raccontato nei miti e nelle tragedie. E ha già indicato il sentiero a molte persone per poter intraprendere un percorso di scoperta della propria anima.

Vedere questi temi portati inutilmente all’eccesso, alle volte esasperati senza una vera e propria argomentazione valida ma solo per la mera apparenza mi fa soffrire e desiderare un ritorno alle origini. A quel mito classico che può ancora emozionare centinaia di migliaia di giovani che ricercano una storia che li rappresenti pienamente.

Kaos: la serie che avrei voluto

Pensateci un secondo:

V’immaginate se Kaos fosse stata una serie in cui ogni episodio raccontava fedelmente un mito greco nel puro stile antico? Con una fotografia che richiamasse la cupezza e la drammaticità di quelle storie? Un linguaggio aulico ben riadattato e recitato? I costumi e gli armamenti dell’epoca e splendidi effetti grafici che portassero alla vita i mostri più famosi della mitologia greca?

Quanto sarebbe stato bello vedere Perseo affrontare la terrificante Medusa? E Teseo entrare nel labirinto del Minotauro? O la Titanomachia, la grande guerra tra Titani e Dei? Tutto questo con lo stile registico, gli effetti speciali e l’incredibile cast scelto per la serie.

Non so voi, ma io ho la pelle d’oca nell’immaginarlo.

Ed era quello che speravo fosse Kaos quando fu annunciato.

Perché si può fare, si può tornare a produrre qualcosa che mantenga fedeltà all’opera originale. Senza doverla per forza snaturare con inutili modernità e fanservice gratuito. Si può rappresentare un mito greco con la classicità e l’aulicità con cui è stato scritto, senza renderlo noioso e pesante. Mantenendo il ritmo e la qualità recitativa che la serie ha, ma rendendolo avvincente e memorabile.

Si può fare e spero che venga fatto, prima o poi…

Perché, piuttosto che vedere uno Zeus in tuta e orologio d’oro al polso, preferirei di gran lunga guardare il suo fulmine scagliato dal cielo a simboleggiare la sua potenza.

Attore Novizio al vostro servizio!

Valerio Angelucci
Valerio Angelucci
Articoli: 16