Evasione & Evoluzione

Questo mese è il compleanno di Niente da Dire, il primo che ho la fortuna e l’onore di celebrare come membro di questa compagnia. So già che il mio tono sembra retorico, ma datemi un attimo per spiegare.

Vedete, i compleanni sono una cosa strana, ve ne sarete accorti. Da piccoli, riguardano i regali da scartare, la festa in giardino, quella pila di pacchi colorati che si accumula sul tavolino in veranda, gli amici che corrono al tuo fianco agitando le spade di plastica, ve lo ricordate, sì?

Ecco, come mai avete smesso? Ve lo ha detto un amico a dodici anni? Tredici, magari? O sono stati i genitori a dirvi che a un certo punto “non va più bene” correre in giardino, pensare ai giocattoli. Se non sono stati loro, qualcuno lo ha fatto, anche solo la voce della cultura vigente che ci passa per la testa come una radio mentre siamo distratti.

Perché passare dall’infanzia all’adolescenza è un po’ come attraversare l’Appennino a notte fonda: sei stanco, guidi assorto, sbatti le palpebre e di colpo sei su Radio Maria. Com’è successo?

Ora, io lo so cosa direbbero in molti. È la vita, si cambia, è una questione di anni che passano, non ci sono più le mezze stagioni, bisogna vestirsi a cipolla, signora mia, ma non credo sia così. Certo, il tempo è una cosa complessa, ma non è scorrervi attraverso che ci fa male, piuttosto ci ferisce attraversarlo seguendo la corrente senza capire chi siamo e cosa fare al riguardo.

Il mio bisnonno è salito sui carri di carnevale in costume di Zorro e Pinocchio fino all’età di cento anni. Perché quando passi attraverso il Fascismo e due guerre mondiali senza mai conformarti all’ideologia o alla tristezza, impari anche a fregartene dell’età e della “decenza” e a vestirti come ti pare quando diamine ti pare. Mi ha insegnato il cosplay, e vi assicuro che a cento anni andava in bicicletta come un razzo, scriveva poesie, pure belle, e teneva banco alle cene di famiglia come un mattatore all’arrembaggio. Così, ho seguito il suo esempio, e l’ho applicato a me stesso.

Questo per dire che, mentre i miei coetanei scelgono le cene a base di pesce e i famosi “regali utili”, io saltello scartando Lego in giardino. Sono fiero di quello che faccio, ma certe volte sembra una lotta contro corrente, uno sforzo immane per portare i miei più cari amici a bordo della nave pirata.

Ecco perché oggi sono così felice (e così grato) mentre vi scrivo. Ieri ho passato la giornata a giocare e a ridere con delle persone che hanno fatto del giocare il loro mestiere e la loro vita. Forse per la prima vera volta da quando avevo dieci anni, mi sono ritrovato a festeggiare un compleanno collettivo vero e vivo come quelli dell’infanzia. Non solo ne eguaglia la carica e i colori accesi, ma acquista ulteriore forza e significato. Perché adesso conosciamo meglio noi stessi, e il valore personale e collettivo di quello che facciamo.

Quando navighi da solo per la galassia con un nome da battaglia che nessuno ricorda, cominci a pensare che forse lo fai solo per nostalgia di quando da piccolo volevi fare il pirata dello spazio. Poi cominci a crederci ma temi che sarà una lotta strenua e solitaria, braccato dalla legge. È solo quando incontri altre persone come te (persone capaci di inventare congegni assemblando rottami, crescere e radicarsi come alberi restando bambini, combattere e esultare) che capisci che non si tratta di sopravvivere alla prigione, ma di evadere. E manovrare la nave insieme.

Attraverso i compleanni, c’è chi invecchia, c’è chi cresce e c’è chi, invece, evolve. Per riuscire in questa terza opzione, non bisogna resistere, ma solo costruire quel che amiamo, costruirci come amiamo, e farlo con persone che condividono questa stessa volontà.

di Lorenzo “Star-Lore” (nickname in prova, vediamo se calza) Pelosini

Lorenzo Pelosini
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