Dating show: 5 titoli giapponesi

Esistono davvero linguaggi universali?
Quello che noi chiamiamo amore ha la stessa valenza una volta inscritto in un contesto socio-culturale differente?
Certo, non sono la prima e non sarò neanche l’ultima a porre queste domande e anticipo già da subito che non ci sono risposte nelle righe che seguono.
Proviamo a guardare la questione attraverso una serie di programmi giapponesi, in particolare dating show, cui ci è permesso accedere.
Certo è che siano mancanti di una completa onestà sentimentale, dovuto ad una costruzione mediatica di alcune circostanze, ma che comunque non può mai coprire al 100% una naturalezza nell’agire che è troppo insita nell’abitudine.

Vediamo come spesso gli affetti sono curiosi da scoprire non quando già cominciati, ma quando il sentimento comincia a sbocciare, nel momento della conoscenza: nel dating, appunto.

Cominciamo dunque con questa selezione di cinque dating show giapponesi:

1. Love is Blind Japan

Appartenente al filone di Love is Blind, programma americano in cui i partecipanti prendono parte a una serie di appuntamenti con l’altro sesso, ognuno in una stanza separata da una vetrata oscurata, in modo che si possano parlare senza vedersi. Lo scopo è trovare la persona da sposare basandosi solo sul carattere escludendo la componente estetica dall’equazione.

La differenza tra una puntata della versione giapponese e una di quella americana è, semplicemente, abissale.
La pacatezza degli approcci, il modo compito in cui si rapportavano gli uni con gli altri, l’assoluta mancanza di dramma, l’inchino un po’ rigido al primo incontro rispetto ai baci passionali e le mani ovunque della versione USA lascia di sasso.
Sono due estremi così lontani che a volte è difficile anche credere che facciamo tutti parte dello stesso pianeta.
I giapponesi affrontano il programma quasi come un colloquio di lavoro, un buon affare che coinvolge un partner piacevole.

2. Terrace House

Una versione più blanda del Grande Fratello, in cui tre ragazzi e tre ragazze vanno ad abitare insieme, ma non sono rinchiusi per mesi dentro l’edificio, possono uscire, utilizzare mezzi di comunicazione e guardare la TV (comprese le stesse puntate dello show di cui fanno parte).

Tuttavia, nella presentazione del programma, viene apertamente annunciato che si seguiranno questi giovani nel loro percorso alla ricerca dell’amore, ergo il loro entrare nella casa di Terrace House è finalizzato all’innamorarsi.
Anche in questo caso non ci sono persone che sbraitano, che si vomitano addosso improperi, non ci sono sgambetti emotivi volontari fatti per demotivare gli “avversari”. Ci sono lacrime però, che paiono più di frustrazione che di dolore, dovute a umiliazioni rese pubbliche dalle dirette.

Alcuni partecipanti si accorgono forse troppo tardi che è difficile difendere il famoso “onore” (in qualsiasi forma moderna lo si voglia declinare) quando i loro panni sporchi vengono lavati davanti a tutto il Giappone… E al mondo.
Allora i concorrenti si chiudono in silenzi colmi di rancore, smettono di contribuire attivamente e, piano piano, decidono di allontanarsi.

3. The boyfriend

Il pattern un po’ si ripete, ma in questo caso abbiamo cinque ragazzi che per un’estate devono occuparsi di un chiosco che vende caffè, condividendo l’abitazione e il lavoro stagionale e cercando di capire chi potrebbe essere la propria “persona”.

Si guardano le puntate iniziare e finire cercando di capire come facciano i giapponesi ad innamorarsi senza essere davvero in grado di comunicare tra di loro. Interminabili silenzi, cose non dette, occasioni perdute, frasi travisate e mai spiegate a dovere, litigi sottintesi, ferite profonde non esternate che incancrenendosi distruggono un rapporto. Il tutto nascosto da sorrisi tirati, teste girate dall’altra parte.
Eppure, si vede anche la dolcezza che traspare da alcuni piccoli gesti.

4. Love Deadline

Non scappiamo, abbiamo sempre ragazzi e ragazze che trascorrono insieme del tempo alla ricerca dell’amore. Le dinamiche di questo programma però includono un inesorabile conto alla rovescia, di cui nessuno conosce esattamente le tempistiche: i partecipanti di sesso maschile potrebbero venir chiamati dalla regia in qualsiasi momento perché lascino lo show senza avvertire nessuno.

Le fanciulle quindi, che sono le uniche che possono chiedere alla controparte di formare una coppia, vivono in uno stato di dubbio continuo, cercando di decidere se confessare il loro amore o cercare di capire se sono veramente innamorate dell’altra persona. Non si tratta di una mera richiesta di appuntamento, no. Confessarsi significa proporre una corte con l’idea del matrimonio.

5. Cercare l’amore

La maggior parte di questi dating show, oltre per il favore di audience, è creata per permettere ai suoi partecipanti di “cercare l’amore in maniere alternative”.
 In Giappone sono particolarmente utili in quanto la vita di tutti i giorni non lascia molte opzioni: troppo lavoro, troppa rigidità, troppo poco tempo, voglia e capacità sociali per perseguirlo come farebbero altri.
Allo stesso modo, i desideri personali, i sogni, e le ambizioni vengono calcolate come fattori che permettono o meno di potersi permettere di impegnarsi, a meno che il potenziale partner non ne valga davvero la pena.

Si vedono coppie infrangersi perché la donna ha troppa indipendenza, perché non avrebbe il tempo per prendersi cura della carriera e del marito.
Altre coppie non si formano proprio perché lui non è disposto a mettere da parte il lavoro per dedicare il giusto tempo al corteggiare lei.
I loro ragionamenti sono logici, passati al setaccio per trovare ogni intoppo, ed evitare subito relazioni che si andrebbero ad arenare sulla lunga distanza.

Considerazioni finali

Anche se non è il modo in cui tutto il popolo giapponese ragiona, ci sono tantissimi punti in comune che si possono vedere in ognuno di questi dating show, e in ognuno dei partecipanti, dei pattern che non possono essere causali.

Questo dunque cosa ci insegna di loro? E cosa ci insegna di noi stessi?
Ragionarci su è importante, perché anche il modo in cui percepiamo il ragionamento di un’altra persona ci spiega quali siano i canoni e le regole cui noi ci affidiamo.

di Monica Fumagalli

Monica Fumagalli
Monica Fumagalli
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