L’attesissimo film di Barbie, che magari ora che leggerai questo articolo sarà già uscito, ha creato tantissimo hype in ogni direzione sociale, geografica e internettiana. Una notizia poco nota, forse, è che in Vietnam il film di Barbie non uscirà.
Sì, è stato censurato.
Scene osé? Scene sessualmente esplicite? Messaggi diseducativi?
Tutta colpa di una mappa
Si tratta di una scena in cui compare una mappa di un’area del Sud Est Asiatico, in cui i confini marittimi sono da tempo causa di problemi tra gli Stati coinvolti. Parliamo della “Nine Dash Line”, la divisione in nove tratteggi del Mar Cinese Meridionale, un territorio conteso tra Cina, Vietnam, Filippine, Taiwan, Malesia e Brunei. Sono anni che Pechino costruisce le basi militari su isole artificiali nell’area e spesso vi conduce anche pattuglie navali nel tentativo di affermare le proprie rivendicazioni territoriali.
Nel 2016 un tribunale internazionale dell’Aia si è pronunciato contro le rivendicazioni cinesi nel Mar Cinese Meridionale, ma Pechino non ha riconosciuto la sentenza.
Barbie della Warner Bros non è l’unica produzione vietata in Vietnam in realtà: per esempio nel 2019 il film d’animazione Abominable – Il Piccolo Yeti della DreamWorks è stato ritirato per lo stesso motivo. Tre anni dopo, anche il film d’azione Uncharted della Sony è stato oggetto di critiche da parte del Dipartimento del Cinema del Vietnam.
Over reaction o complotto?
Vien da chiedersi da una parte se sia una misura eccessiva da parte del ministero vietnamita o un’azione mirata di Greta Gerwig.
Io credo – anche se nel momento in cui viene scritto questo articolo non ci sono dichiarazioni della regista né il film è ancora in sala – che semplicemente sia stata una leggerezza: un’ immagine presa da google a caso e messa lì senza pensare che esistesse alcun problema.
Sto dicendo che è un’azione esagerata? Sì.
La censura è sempre una reazione eccessiva, specie quando si tratta di espressioni artistiche.
Non sono un capo di Stato (per ora) e non posso capire cosa possa rappresentare a livello globale un messaggio come “I miei cittadini non vedranno qualcosa per protestare contro un’ingiustizia che gli altri capi di Stato hanno ignorato”.
Cioè, il punto è sempre lo stesso.
Che senso ha punire il proprio popolo, limitare le persone, non permetter loro di avere libero accesso a qualcosa quando il problema è dei governi?
Cosa c’entra un cittadino con il fatto che un governo mandi delle esercitazioni militari? E dall’altra parte, perché prendersela con il popolo cinese che non è certo responsabile delle azioni del suo governo?
Un complottista direbbe che in realtà è il governo americano che ha fatto mettere questa immagine pro-Cina per dare un messaggio di schieramento nella situazione del Mare Cinese Meridionale.
Secondo me è stata una svista in buona fede. Ma…
Puoi fare una svista in buona fede
Quando si parla di una produzione da milioni di dollari che andrà in pasto ad altrettanti milioni di persone?
No.
Io sono una perfezionista anche quando faccio qualcosa di molto più piccolo, se dovessi arrivare a milioni di persone non mi lascerei sfuggire niente.
E non lo dico per sentirmi chissà chi, lo dico perché è la logica a dirlo.
Lo dico perché se tu non la pensi così – va bene – ma non dovresti mai fare una produzione da milioni che andrà in pasto a milioni di persone.
Io ricontrollo le fonti cento volte e riguardo altre mille che non ci siano informazioni scorrette o di parte quando faccio un articolo o pubblico un video. Se scelgo di essere di parte, lo dichiaro. E quindi?
Ci sono leggerezze che non possono essere considerate con leggerezza
Quando succedono queste cose mi chiedo “Ma non c’è un diamine di nessuno che se n’è accorto? Nessuno rilegge? Nessuno sa niente?”
Evidentemente no.
Perché nessuno conosce questa situazione e, anzi, adesso ne stiamo leggendo solo perché il Vietnam ha preso una posizione drastica. Poco condivisibile, inutilmente drammatica, ma almeno se ne parla.
E comunque, tra cinque minuti, già non se ne parlerà più, perché il film di Barbie passerà, la situazione geopolitica rimarrà invariata e ci dimenticheremo di nuovo del problema del Mar Cinese Meridionale.
di Alessandra ‘Furibionda’ Zanetti