The Last Of Us II e L’Orestea – I due volti della vendetta

In questi giorni è uscito il trailer finale di una delle serie TV più attese dell’ultimo periodo, tratta da uno dei videogiochi più famosi e adorati dagli appassionati (e dal sottoscritto): sto parlando di The Last Of Us, creato nel 2013 da Naughty Dog e Sony Entertainment e diventato uno dei prodotti di punta di Playstation.

La serie, che ha debuttato nel 2023 su HBO, interpretata da Pedro Pascal e Bella Ramsey, ha ottenuto un buon successo di critica e di pubblico. Ora, con l’arrivo della seconda stagione, HBO sta per portare sui piccoli schermi l’adattamento del secondo capitolo di questa incredibile storia, The Last Of Us Parte II. La controparte videoludica, uscita nel 2020, riprende le vicende dei due protagonisti, Joel ed Ellie, quattro anni dopo il devastante finale della prima parte.

Nonostante io non abbia pienamente gradito la prima stagione, piena di scelte registiche discutibili, tagli e modifiche ai personaggi che non sono riuscito a digerire bene, vedere il trailer della seconda stagione mi ha fatto battere particolarmente il cuore. La storia, i personaggi vecchi e nuovi e l’atmosfera di The Last Of Us II sono state tra le più belle e devastanti che abbia giocato. Una vera e propria folgorazione che rivivo tutte le volte che ho l’occasione di schiacciare “Nuova Partita” nella schermata d’inizio.

The Last Of Us II è una tragedia greca

Ma c’è anche una particolarità che ho notato sin dalla prima volta che ho giocato a The Last Of Us II, qualcosa che è andato crescendo a ogni analisi che facevo della storia per conto mio. Un vero e proprio parallelismo che soltanto uno come il sottoscritto, Attore Novizio di professione e profondo amante del teatro e delle sue storie, poteva creare nella sua mente. E ho deciso di usare la scusa dell’imminente uscita della seconda stagione proprio per condividerla con voi e portare alla luce quella che io credo (nella mia più umile e personale opinione) sia una profonda unione proprio tra teatro antico e videogiochi.

Dico questo perché penso che The Last Of Us II sia a tutti gli effetti una tragedia greca.

(ATTENZIONE! Da qui in avanti ci saranno grossi spoiler sulla trama di The Last Of Us Part II, perciò se siete tra quelle pochissime persone che non lo hanno ancora giocato, evitate di andare avanti ulteriormente con questo articolo. Correte piuttosto ad accendere la vostra Playstation e giocarlo! E poi tornate qui a leggere!)

L’ombra di Eschilo in The Last Of Us II

Per quanto possa essere totalmente personale questa interpretazione della storia e dei personaggi di The Last Of Us II, è difficile non notare come vi sia una somiglianza con una delle opere più grandi e importanti del dramma greco antico.

Più precisasamente mi riferisco a una trilogia, la più conosciuta, rivisitata e portata in scena da qualsiasi autore o artista del campo attoriale e cinematografico: ovvero L’Orestea di Eschilo. Composta dal padre della tragedia greca nel 458 a.C., è l’unica trilogia ad esserci pervenuta per intero lungo gli anni.

La storia dell’omicidio di Agamennone da parte di sua moglie Clitemnestra, la vendetta del figlio Oreste e il martirio di lui fino alla completa assoluzione all’Areopago si può letteralmente sentire e vedere attraverso il viaggio di Joel, Ellie e tutti i vecchi e i nuovi personaggi che popolano il mondo di The Last Of Us II. Proprio questi stessi personaggi sono i degni rappresentanti di questo incredibile parallelismo. Sembra come se Eschilo stesso avesse guidato la mano di Neil Druckmann e Hailey Gross attraverso la stesura della sceneggiatura.

Joel e Agamennone

Ed è proprio da Joel Miller, incredibile protagonista del primo capitolo, che parte il mio parallelismo. Egli è Agamennone, guerriero dal cuore di pietra che torna vincitore da un viaggio estenuante ma che porta con sé gli strascichi di scelte a dir poco orribili. Azioni che hanno insanguinato le sue mani e il suo animo, compromettendo per sempre la sua vita… E quella degli altri. Per poter soddisfare un desiderio puramente egoistico, ha sacrificato la vita di altri. Persone che non avevano colpe e che vengono travolte dal suo feroce sentimento.

Joel lo fa per la vita di Ellie e Agamennone per la gloria della guerra di Troia. Entrambi eviteranno di confrontarsi con l’orribile peso di ciò che hanno fatto altri. Perché tutte le azioni hanno delle conseguenze e sia Joel che Agamennone ne scopriranno presto la loro feroce natura. Entrambi verranno brutalmente uccisi da coloro che più hanno ferito maggiormente con le loro scelte.

Abby e Clitemnestra

Perché Abby Anderson, la co-protagonista di The Last Of Us II, incarna perfettamente lo spirito furioso e vendicativo di Clitemnestra, moglie di Agamennone.

Lei ha perso suo padre, la persona che più amava al mondo, proprio come la regina di Argo ha perduto la figlia Ifigenia. Uccisi entrambi per l’egoismo di coloro che hanno badato solo al loro desiderio personale. Abby attende il momento propizio, ben quattro anni prima di potersi vendicare di Joel. Esattamente come Clitemnestra attende anni prima di poter vedere all’orizzonte la nave di suo marito.

La vendetta si realizza in maniera crudele e violenta per entrambe: una mazza da golf diventa una scure che cala all’improvviso, lasciando attoniti tutti e uccidendo un personaggio che doveva essere il protagonista e viene tolto dalla scena anzitempo, nella maniera peggiore di tutte, in un lago di sangue. Sembrerebbe tutto finito, come nel finale dell’Agamennone, ma non è ancora finita. Perché ora Abby deve fare i conti con le sue, di azioni. E con un vendicatore che non si fermerà di fronte a nulla pur di avere la sua testa.

Ellie e Oreste: i due volti della vendetta

Proprio come una trilogia, ecco che arriva il terzo protagonista di questo parallelismo: Ellie Williams, protagonista assoluta di The Last Of Us II.

Il suo sguardo colmo di odio e rancore è ben visibile sulla copertina del gioco. Quegli occhi così crudeli mi ricordano tantissimo quelli dell’eroe protagonista delle Coefore e delle Eumenidi: Oreste, il vendicatore per eccellenza. Colui che si spinge oltre l’umana natura pur di compiere ciò che, secondo lui, sia la vera giustizia.

Ed è proprio questo che fa Ellie nel suo personale viaggio di vendetta: cercare Abby per fargliela pagare dopo che lei ha ucciso quello che, a conti fatti, era suo padre. Un uomo imperfetto che però con lei si era sempre mostrato come qualcosa di meraviglioso e unico. Joel era idealizzato da una ragazza che non aveva davvero visto il suo lato oscuro. Come Oreste con suo padre Agamennone, che conosceva appena: nel suo cuore ne aveva soltanto un’immagine pura e senza difetti.

Per trovare e uccidere Abby, Ellie compie delle vere e proprie atrocità dettate dal puro istinto della rabbia. Si confrontandosi poi con i pesanti sensi di colpa che quelle azioni hanno creato dentro di lei, dilaniandola completamente. Esattamente come le Erinni che assalgono e tormentano la mente di Oreste dopo che ha commesso matricidio, portandolo sull’orlo della follia.

Altri personaggi, altri parallelismi

Ed esattamente come nell’Orestea, Ellie avrà dei compagni ad accompagnarla nel suo viaggio infernale. L’amata Dina, il protettivo e fedele Jessie e il risoluto Tommy, fratello di Joel.

La prima è esattamente come Elettra, sorella e (in alcune particolari riletture) amante di Oreste, che appoggia la sua vendetta e lo aiuta con ogni mezzo, pur essendone impaurita.

Il secondo è decisamente Pilade, fedelissimo cugino e migliore amico del principe di Argo, che lo segue nella sua caccia ma cerca anche di mantenerlo sulla retta via e di far sì che la violenza non lo renda peggiore di coloro di cui si vuole vendicare.

Il terzo fa le veci di diversi volti del mito di Oreste: Taltibio, araldo di Agamennone, che lo salva da morte certa dopo che Clitemnestra ha commesso l’atroce delitto del padre; il vecchio tutore del Re di Argo, che compirà assieme a lui la terribile rappresaglia; infine anche il dio delle arti e della musica Apollo, che approverà in toto la decisione di Oreste di vendicarsi e ne sarà testimone e sostenitore sino alla fine.

Lo spirito di quei personaggi antichi rivive nelle storie e nelle azioni dei protagonisti di The Last Of Us II, come se lo stesso videogioco fosse al centro di una gigantesca arena greca ove il pubblico assiste con sgomento e trepidazione l’incidere del dramma, fino al culmine finale.

I cardini della Tragedia Greca in The Last Of Us II

Parallelismi che s’incontrano e si scontrano, alcune volte si fondono in una sola essenza, non soltanto nei personaggi di The Last Of Us II, ma anche nella sua intensa e sfaccettata storia, che ha al suo interno i cardini principali che l’Orestea (e la tragedia greca in generale).

Pensateci: in ogni momento delle vicende del gioco siamo messi alle strette da tutto ciò che vediamo, e non riusciamo mai a prendere totalmente le parti di un solo protagonista. Adoriamo Ellie e piangiamo la morte di Joel perché noi abbiamo imparato a conoscerli e a giocare dalla loro prospettiva, odiando giustamente Abby per l’atroce delitto di cui si è macchiata.

Poi veniamo gettati nel suo punto di vista, scoprendo che le motivazioni del suo odio sono più che giustificate: ella ha perso l’amato padre proprio per mano di Joel. Ci rendiamo conto che quell’uomo ha altresì commesso cose indicibili non soltanto per sopravvivere, ma per il suo tornaconto.

Ed è lì che noi, il pubblico, non sappiamo più cosa pensare e arriviamo sfiniti, distrutti da così tanta insensata violenza che non lascia altro che un enorme vuoto.
Lo stesso vuoto che lascia dietro di sé Oreste quando uccide la propria madre, rea di aver ucciso suo padre ma per il medesimo sentimento di vendetta che infuoca l’animo del figlio. Agamennone ha sacrificato la sua amata figlia per il suo desiderio egoistico e vendicarsi è l’unica cosa che ha pensato per dieci lunghi anni. E lo stesso Agamennone è un padre amorevole e protettivo, che però si macchia di crimini orrendi in guerra. Ciò lo porta ad essere amato e idolatrato da alcuni e odiato con veemenza da altri che ne desiderano la morte.

Quindi dov’è la ragione? A cosa dobbiamo credere?

Nella vendetta di Ellie/Oreste o in quella di Abby/Clitemmnestra? Entrambe meritano il perdono del tempo per le azioni che hanno compiuto o meritano di essere perseguitate dalle Erinni, sotto forma di allucinazioni o nelle terrificanti vesti degli Infetti?

La risposta ce la danno sia Druckmann che Eschilo: la ragione non c’è. Perché nella violenta azione dell’uomo non può esserci ragione, seppur fatta seguendo ideali di giustizia. Entrambe sono da comprendere, entrambe sono da condannare. Non c’è gloria nella feroce strada della vendetta, solo la perdita e la solitudine. Ma è nella redenzione che risiede la vera ragione, nel voler migliorare, cambiare le cose, rompere il ciclo della violenza che ci incatena e provare a fare qualcosa di nettamente più difficile: perdonare.

Ciò che riesce a fare Ellie alla fine, seppur troppo tardi, ricordandosi di un uomo seduto nella veranda con una chitarra in mano, che ha cercato fino all’ultimo di redimersi. In questo risiede la vera differenza tra lei e Oreste, che non è riuscito a perdonare la madre, lasciando che la vendetta lo consumasse.

Che cali il sipario

Lo so, mi sono lasciato un po’ andare, lo ammetto. È ovvio che ciò che vi raccontato è soltanto una mia analisi personale che non ha molti appigli se non il mio amore per questi due mondi, Dramma antico e Videogiochi. Ma in fondo non è questo il bello? Poter vedere dei simbolismi e delle assonanze tra due cose cosi opposte, ma che in realtà sembrano così uguali ai nostri occhi. L’arte è matrice dello stesso stampo, a mio modesto parere. E se noi ne riusciamo a vederne i segni in ciò che ci è vicino, è splendido poterne parlare apertamente senza remore.

Che lo si ami o lo si odi, The Last Of Us Parte II è un titolo che ha gettato nuove basi laddove si pensava che non si potesse più fare, e andando a prendere qualcosa che risiedeva proprio nell’antichità, realizzata da autori che avevano la stessa volontà di raccontare una storia che portasse la stessa rivoluzione artistica e spirituale. Entrambi ci sono riusciti, arrivando a fondere i loro lavori in un’unica essenza e cambiando per sempre il loro tempo: Eschilo con la storia del suo Oreste e Neil Druckmann con la sua Ellie.

Io spero di poter ritrovare questo parallelismo anche nella serie tv, nonostante i cambiamenti che possono aver fatto alla storia e ai personaggi. I segnali positivi ci sono, ma aspetto il 13 aprile per esserne sicuro.

Fino ad allora, che cali il sipario!

Attore Novizio al vostro Servizio!

Valerio Angelucci
Valerio Angelucci
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