Editoriale: di incontri e muri traumatici

L’arte della conoscenza dell’altro, lo scontro di sguardi, l’interesse condiviso, l’alchimia nascente. L’incontro è un tema molto dibattuto, reso quasi leggendario in alcuni contesti amorosi. Si parla di “destino”, “fiamma condivisa”, “sguardi che fanno l’amore senza essersi mai toccati realmente”.

È tutto speciale, al primo incontro. Anche al secondo in verità. Le farfalle si mangiano con gli occhi e le mani si cercano insistentemente sotto il tavolo del caffè scelto per rivedersi. Ma se dopo mesi di frequentazione o relazione quel caffè si rivelasse corretto male? Se al primo incontro, o al secondo, quel destino avesse sbagliato i propri calcoli e a finire in lacrime è il cuore che realmente si è innamorato?

L’incontro d’amore, ancora lui, è un’arte difficile, vanificata da aspettative idealizzate in cuori feriti. E poi tutto crolla in un mucchietto di fazzoletti e film di Bridget Jones. Per i più temerari, in 500 Days of Summer, Eternal Sunshine of the Spotless Mind o In the mood for Love.

Ma questo non è un film. Svegliati.

L’amore non è un film

500 days of summer

Non è un film, né un romanzo, né un libro. Non è una poesia, un evento astrale o una canzone alla chitarra. L’amore è una condivisione che sfiora concetti maturi, concreti, condivisibili.

Quindi, tocca domandarci: di cosa ci infatuiamo dell’altro? Della sua reale forma, fatta di difetti ed errori buffi, o di un aspetto idealizzato, quasi a sfociare in quell’attaccamento ossessivo di chi ha bisogno di essere unito proprio a quella persona: “perché sì, è il sogno di una vita”?

Un concetto che è orrore, finzione, uno sgambetto a sé stessi. E poi ci troviamo tutti su quella fantastica barca in rovina: senza amore, pieni di inganni e un peso fatto di dita moleste attaccato alla propria mano, che non riusciamo più a debellare. Ci facciamo del male, da soli, pensando che l’altro ci debba qualcosa: dai chiarimenti ad atteggiamenti onesti. Ma non funziona così, non lo vedi? I bordi del foglio appena strappato appartenevano a tutt’altro racconto.

E di tutto questo marasma di pensieri, che vi ho schiaffeggiato forte sulla guancia, qual è il filo conduttore? Qual è lo scopo? L’amore sì, nell’arte dell’incontro. Deviato da altri incontri, però, che rendono quel momento speciale un mostro da cui siamo terrorizzati. Un confronto che ci suggerisce solo una parola, la più istintiva e primordiale possibile: SCAPPA!

L’amore nell’arte della cura


Più che amore, direi il bene. È difficile discernere l’amore dall’infatuazione, da quella fiamma che brucia in fretta senza lasciare che cenere alle sue spalle. Ben altra cosa è l’affetto, tenere a una persona oltre quell’incrocio di sguardi. Domandiamoci, quel dating è in grado di scatenare il fiume in piena di parole e familiarità che va oltre il mero aspetto fisico?

Se anche i cervelli si incontrano e scendono a patti, la cura a tutti quei muri innalzati per i falsi miti e i falsi incontri è possibile?

Un’anima per un’anima, un cuore per un altro cuore. Un incontro d’amore, per sanare tutto il passato di lacrime e sangue, di gelati e “vaffanculo” urlati sbattendo la porta.

L’amore è una questione difficile. L’incontro non è destino ma casualità. Un passo dopo l’altro, scelte che si susseguono e che ci portano all’inaspettato.

E quindi, torno a essere scurrile: vaffanculo ai muri, alle auto flagellazioni, al “non sono abbastanza” per incontrare un altro cuore. Amarsi, amare, trovare quel groviglio di bene per sé stessi e per un’altra anima che ci camminerà accanto.

Questa è una delle strade che permettono al film di diventare qualcos’altro: un finale aperto che può durare per sempre o anche solo un minuto. L’importante è non averlo sprecato. 

Vedrai fiorire terre piene di magia e io sarò la chioma d’albero più alta per darti frescura e riparo.”

Miriam My Caruso

Miriam Caruso
Miriam Caruso

Caporedattrice di Niente da Dire, è giornalista pubblicista dal 2018, nel campo nerd, divulgativo e musicale.
Nel 2018 fa il suo ingresso nel digital marketing grazie ad Arkys, verticalizzandosi nella SEO e imparando a mettere a punto strategie di marketing per le aziende.
Nel contempo si laurea in Comunicazione e Tecnologie dell’Informazione nel 2020, acquisendo la lode con una tesi antropologica dedicata al Cannibalismo e agli Zombie di Romero. Nel tempo libero, per non cambiare strada, scrive racconti e gioca a giochi da tavolo e canta, sotto la doccia, fuori, ogni volta che può.

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