Teatro e superstizione: 5 tradizioni scaramantiche dietro il sipario

Ah, il teatro. Un mondo tanto affascinante quanto misterioso. Ciò che accade sulle assi di legno di un palcoscenico è eccezionale e, in un certo senso, unico. Ogni sera la magia si realizza in modo differente. Anche se si dovesse trattare della centesima replica dello stesso spettacolo, qualcosa accadrà sempre in modo un po’ diverso. L’intonazione di una battuta, una reazione, uno sguardo, lo stato emotivo o di salute di un’attrice o un attore. Ogni recita non sarà mai del tutto identica alla precedente, offrendo al pubblico – ma anche agli attori stessi – un’esperienza irripetibile.

Questa natura “incerta” insita nel teatro rende le sorti di ogni spettacolo in qualche modo “appese a un filo”. Ed è forse per questo motivo che il teatro – e il mondo dello show business in generale – è uno degli ambienti più superstiziosi in cui potrete mai ritrovarvi.

Numerosi sono i riti scaramantici per tenere lontana il più possibile la sfortuna, dal momento in cui si prende in mano il copione alla prima prova fino a quando si chiude il sipario sotto l’eco degli applausi all’ultima replica di una produzione.

Questo mese vi porto dietro le quinte di cinque tradizioni che legano a filo doppio teatro e superstizione.

1. Cosa augurare prima di uno spettacolo

Mai, e dico mai, augurare “buona fortuna” a un artista prima che salga sul palco. A meno che non vogliate diventare suoi eterni nemici. Esistono diverse forme augurali per evitare di usare le due parole vietate. Esse cambiano, però, a seconda della parte del mondo in cui ci si trova.

In bocca al lupo e simili

In Italia è particolarmente diffuso dire “In bocca al lupo”, a cui bisognerebbe rispondere “Crepi!”. Una credenza popolare allargatasi a macchia d’olio grazie a Facebook ha fatto in modo che si diffondesse negli ultimi anni come risposta “Grazie!” o “Viva il lupo!”, rivedendo l’origine del modo di dire che prevedrebbe – secondo questa diceria – che in realtà la bocca del lupo sia il posto più sicuro, perché è così che mamma lupa afferra i suoi cuccioli per proteggerli. Ma, ahimè, noi non siamo cuccioli di lupo e il peloso quadrupede ce se magna. Come nelle favole. Proprio da esse deriva il modo di dire, dove il lupo non rappresenta esattamente una figura affidabile. Ed ecco che la risposta “Crepi” risulta essere la più appropriata, nonché quella che tradizione prevede. Per quanto possa non essere carino nei confronti dei lupi, ma così è. Al riguardo si è comunque espressa in maniera più autorevole di me l’Accademia della Crusca, a cui vi rimando per saperne di più. E se proprio non vi va di “ammazzare lupi”, potete comunque ripiegare sul più colorito “In culo alla balena”. Andrà ugualmente bene.

Espressioni equivalenti di buon augurio possono essere riconosciute nell’anglofono “Break a leg!” o nell’internazionale “Toi toi toi!”, particolarmente utilizzato nel mondo dell’Opera. L’origine di quest’ultimo modo di dire è incerta, ma si suppone possa essere una sorta di onomatopea del “bussare” tre volte sul legno, altro gesto scaramantico.

Merda, merda, merda!

Nella maggior parte dei Paesi che parlano lingue neolatine (Italia, Francia, Spagna e Portogallo) si è soliti esclamare, prima di uno spettacolo, “Merda!”. Questa espressione è legata al fatto che, ai tempi in cui si viaggiava in carrozza, tanti escrementi di cavallo davanti al teatro stavano a significare che molte persone erano presenti tra il pubblico, segnando dunque il successo della serata.

2. Mai far cadere il copione

Il copione, a teatro, è trattato alla stregua di un testo sacro, in quanto rappresenta una sorta di “incarnazione fisica” di qualcosa di immateriale, lo spettacolo stesso. Per questo, se malauguratamente a qualcuno dovesse cascare dalle mani un copione per terra, questo evento verrebbe visto come un cattivo auspicio. La caduta del testo presagirebbe infatti, secondo questa superstizione, il fallimento dell’intera produzione. Per scongiurare la tragedia, il malcapitato attore dovrebbe quindi sbattere tre volte sul pavimento il copione, nel punto esatto in cui ha toccato terra, prima di raccoglierlo e proseguire le prove.

3. Il chiodo storto

Hai trovato un chiodo storto dietro le quinte o sulle assi del palcoscenico? Raccoglilo, mettilo in tasca e consideralo un amuleto prezioso. Per i teatranti, il chiodo storto è infatti un portafortuna. I chiodi vengono utilizzati per fissare le scenografie sul palco: un chiodo storto significa che è stato “usato” in altri spettacoli e che si è dunque caricato di “energia positiva”. Altre interpretazioni suggeriscono che un chiodo storto rappresenterebbe la “fretta” del macchinista nel piantarlo e che dunque la produzione a cui si lavora è molto attesa dal pubblico. Pare che questa superstizione fosse particolarmente cara a Luciano Pavarotti e che i tecnici, per assecondare questa sua scaramanzia, disseminassero di proposito il palcoscenico di chiodi piegati.

4. Colori vietati

Il legame tra teatro e superstizione passa anche attraverso il linguaggio dei colori. Alcuni di essi sono sgraditi nell’ambiente teatrale perché considerati portatori di iella, e vengono evitati sia nei costumi o nelle scenografie presenti sul palco, ma in alcuni casi sono malvisti anche se indossati dalle persone presenti tra il pubblico. Tuttavia, i colori “vietati” a teatro variano di Paese in Paese.

L’Italia e il viola

In Italia è da evitare come la peste il viola. L’origine dell’odio per questo colore è da ricercarsi nella tradizione della liturgia cattolica. Il viola, infatti, è il colore dei paramenti dei sacerdoti durante il periodo della Quaresima. In passato, nei quaranta giorni precedenti la Pasqua, i teatri venivano chiusi: il viola della Quaresima rappresentava quindi per la gente di teatro un periodo di magra.

L’Inghilterra e il blu

In Inghilterra non è visto di buon occhio il blu. Il ceruleo colore viene evitato perché un tempo le stoffe di questa tonalità erano particolarmente costose, e utilizzarle rischiava di mandare in bancarotta la compagnia. Se abbinato a tessuti argentati è invece tollerato in quanto, essendo anch’essi materiali costosi, se si utilizzano entrambi significa che al contrario le finanze vanno bene.

La Spagna e il giallo

In Spagna è il giallo il colore del malaugurio. Una riprova di questo la ritroviamo anche nel mantello del torero, detto capote, indossato durante la corrida. Il capote è infatti bicolore: esternamente è rosa (colore associato in Spagna alla buona sorte e alla nobiltà) e internamente è giallo (simbolo di sfortuna). I due colori riflettono la dicotomia della corrida stessa, che può rappresentare trionfo o fallimento, vita o morte, per il torero. In caso di incidente mortale, l’ultimo colore di indumenti a contatto col corpo del torero sarebbe infatti proprio il giallo.

La Francia e il verde

In Francia è invece considerato sfortunato il verde. La leggenda vuole che Molière indossasse proprio quel colore durante la sua ultima rappresentazione de Il Malato Immaginario, durante la quale collassò a causa di complicazioni della tubercolosi e, poche ore dopo, morì.

5. Titoli innominabili

Esistono un paio di opere teatrali che hanno la fama di essere portatrici di sventura e che, per questo motivo, non vengono nemmeno chiamate per nome all’interno delle mura del teatro.

Macbeth

Il Macbeth di William Shakespeare in gergo viene soprannominato “Il dramma scozzese” (The scottish play). Alcuni dei motivi che possono aver identificato il Macbeth come “iellato” sono la presenza di molti duelli, che portavano gli attori a essere esposti a un rischio maggiore di incidenti, e la diffusione di alcune leggende. Una di esse narra che poco prima del debutto del dramma l’attore protagonista morì. Un’altra vorrebbe che durante la prima assoluta vennero utilizzate tre vere fattucchiere per interpretare le streghe, e che esse gettarono una maledizione sull’opera.

La forza del destino

Nel teatro la superstizione è tale da associare qualsiasi evento sfortunato all’opera che viene messa in scena in quel momento, bollandola come maledetta. La forza del destino, opera lirica di Giuseppe Verdi, viene chiamata con la perifrasi “La potenza del fato” (o anche semplicemente “Forza”), perché solo a nominarla vengono i brividi. Alcuni degli accadimenti sventurati verificatisi durante una messa in scena di quest’opera sono un malore del baritono Leonard Warren – rivelatosi poi essere una fatale emorragia cerebrale – nel 1960 a New York, e il terremoto in Giappone nel 2011 mentre la suonavano a Tokyo. Non si contano poi gli incidenti sul palco, le stecche dei cantanti e gli imprevisti vari. Pare infine che La forza del destino fosse in cartellone a Varsavia proprio mentre i Nazisti invadevano la Polonia.

teatro e superstizione

Insomma, è chiaro che teatro e superstizione abbiano una lunga e salda relazione tra di loro. Se ci si lavora o si frequenta da semplici spettatori il teatro bisogna stare attenti a cosa si fa, a cosa si dice e persino a cosa si indossa, perché da questo pare che dipenda (almeno per chi ci crede) la buona o la cattiva sorte dell’intera produzione. E anche se non si crede a queste cose (e io personalmente non ci credo), onde evitare quantomeno spiacevoli gaffe con teatranti particolarmente suscettibili, è comunque importante conoscere questi legami tradizionali tra mondo del teatro e superstizione.

Le usanze diffuse a teatro, comunque, non sono fatte di sola superstizione. Arriva un momento dove si abbassa la guardia e si abbandonano tutti questi riti propiziatori per lasciar posto alla tradizione più divertente di tutte: gli scherzi dell’ultima replica. Ma di questo parleremo una prossima volta.

di Marta “Minako” Pedoni

Marta Pedoni
Marta Pedoni

Marta Pedoni è una cantante, attrice e performer. Ha inoltre studiato doppiaggio cantato a Roma presso la Scuola Ermavilo fondata da Ernesto Brancucci.
In arte Minako, sceglie questo nome in onore di Sailor Venus. Classe 1990, la sua vita (nonchè la sua personalità) si divide tra arte e scienza, in equilibrio tra razionalità e sensibilità. Tutto ciò si traduce, per farla breve, in una Principessa Disney laureata in Tecniche di Laboratorio Biomedico.
Quando non è su un palcoscenico a cantare, recitare e ballare o non viaggia su un aereo, parla di musica su Niente Da Dire e conduce con Daniele Daccò Il Cornetto Del Mattino sul canale Twitch de Il Rinoceronte Viola.

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