Il martirio dell’eroe

Da qualche giorno ho in testa una scena particolare. Una di quelle che è difficile togliersi dalla testa perché non è soltanto il frutto di un’incredibile fantasia drammaturgica, ma è la rappresentazione nuda e cruda di qualcosa che si può realmente vivere nella propria vita… E che stiamo vivendo tutt’ora.

La scena è tratta da uno dei miei testi teatrali preferiti in assoluto: Le Mosche di J.P. Sartre, rifacimento cupo e nichilista delle Coefore di Eschilo, la tragedia greca che ha come protagonista Oreste e la sua vendetta contro sua madre Clitennestra. Ho già ampiamente parlato di questo meraviglioso spettacolo scritto nel 1943. Chi mi conosce bene sa quanto io ne sia innamorato e ho dedicato articoli e live a parlarne in maniera smodata. Potete anche recuperare su YouTube il Niente Da Recitare che feci un paio di anni fa, giusto per farvi un’idea di quanto ne sia ossessionato. Oggi mi limiterò a raccontarvi quella scena che mi ronza insistentemente nella mente da un pò, proprio come un sciame di mosche.

Il martirio dell’eroe

Siamo nell’ultima parte dell’opera: Oreste ha già ucciso sia Egisto che sua madre Clitennestra e ora si rifugiato nel tempio di Apollo assieme a sua sorella Elettra. Il giovane ha compiuto un atto orrendo ma necessario non solo per placare la sete di vendetta ma anche per liberare il popolo di Argo da una dittatura che li ha schiacciati sotto il peso della colpa di non aver impedito la morte di Agamennone, legittimo sovrano, e costretti a portare un eterno lutto per ricordare questa negligenza.

Ma proprio mentre Oreste aspetta di poter fare l’annuncio alla popolazione e poter così lasciare che Argo si riprenda la sua libertà, ecco che, in un incredibile e grottesco capovolgimento di situazione, gli argolidi fanno la loro comparsa in scena, infuriati e gonfi di veleno, pronti a linciare il povero Oreste.

Il popolo, invece di essere felice di aver ottenuto la libertà con la morte del dittatore, accusano il giovane liberatore di aver distrutto la tranquilla esistenza della città e aver portato scompiglio. Oreste è attonito, e lo è ancora di più quando la stessa Elettra, che prima ha incitato allo sfinimento il fratello a compiere il bagno di sangue e compiere la vendetta che lei stessa ha sognato per anni, si rivolta contro il fratello maledicendolo e unendosi alla folla infuriata in preda a un folle pentimento. Così Oreste si trova da solo, senza nessuno a sostenerlo, con l’odio di migliaia di persone addosso soltanto perché ha voluto fare la cosa giusta.

Eccola qui la scena che rivivo più e più volte in questo periodo, soprattutto negli ultimi giorni. E credo sappiate il perché io vi stia parlando proprio di questa specifica scena, citando l’ultima settimana vissuta nel nostro paese. Sì, perché anche il popolo italiano si è rivoltato contro un eroe che voleva essere strumento di libera e democratica scelta, che ha provato a dare loro la possibilità di cambiare la loro sorte.
Un eroe chiamato Referendum.

La cecità del popolo

L’8 e il 9 giugno è stato indetto un referendum popolare abrogativo per poter rispondere a cinque quesiti su Lavoro e cittadinanza, in particolar modo sulla tutela dei lavoratori sui licenziamenti illegittimi, sui contratti subordinati e sugli infortuni, senza contare la riduzione di
tempo di residenza legale da dieci a cinque per i cittadini extracomunitari per poter avere la cittadinanza italiana.

Tutti argomenti importantissimi per permettere di avere diritti e tutele necessarie al lavoro e per chi non è nato qui, poter finalmente far parte del popolo italiano senza dover aspettare tanti anni per colpa della burocrazia. Ed è qui che noi tutti potevamo entrare in gioco e far sentire la nostra voce e far valere la nostra libertà di opinione in un paese il cui governo, negli ultimi anni, preferisce zittirla o nasconderla in secondo piano, non vista. Proprio come ha cercato di fare con questo referendum, sistematicamente passato in sordina e poco pubblicizzato dagli enti pubblici e senza divulgare alcuna informazione su quali fossero i quesiti che esso poneva.

Nonostante l’accesa divulgazione di tantissime persone su ogni piattaforma d’informazione sia stata di grande aiuto per portare attenzione su questo referendum, purtroppo ciò non è stato sufficiente a smuovere le masse a poter far sentire la sua voce. Soltanto il 30% degli italiani è andato a votare, ben lontani ad arrivare a raggiungere il quorum di 50%+1 affinché il referendum passasse. Un dato avvilente e sconfortante, visto che rappresenta una noncuranza e un menefreghismo su quello che ci dovrebbe stare più a cuore, ovvero la nostra libertà di espressione e di scelta civile.

La scelta è stata molto chiara.

Buona parte del popolo italiano preferisce chiudere gli occhi e lasciare che le cose rimangano così come sono, volgendo lo sguardo verso false promesse e prese in giro che sanno di “via facile”, di poco impegno e zero responsabilità. Per poi scoprire di essere stati raggirati da quelle stesse persone che gli stanno pian piano togliendo la libertà di decidere, facendo leva sulla loro ignoranza.

Ed eccoli lì, ad urlare e insultare qualcuno che invece cerca di cambiare le cose, di migliorarle e permettere che vi siano ancora ideali di uguaglianza e rispetto, di parità e solidarietà. Pronti a linciare l’eroe che attenta alla tranquilla discesa nell’oblio nella quale si sta così bene, fino a quando si rimane ignari dei diritti che vengono loro rubati, della disparità che li divide e della privazione di quella libertà che in fondo, li spaventa a morte. Perché li mostrerebbe per quello che sono: persone deboli e insicure.

La speranza vive ancora

Eppure, quella famosa scena delle Mosche non si conclude con lo sconforto, bensì con la promessa di un nuovo inizio: davanti alla folla Oreste decide di assumersi ogni colpa e ogni sconforto che affligge il suo popolo e fuggire con lo sciame di mosche ad inseguirlo, rappresentazione mostruosa delle Erinni. Egli libera Argo da tutta quella oscurità, portandola via con sé e accettando la sua condanna poiché libero di decidere. E come Oreste, io ho visto tante, tantissime persone, giovani e anziani, che hanno voluto far valere la loro libertà, che non sono rimasti zitti e bramano il cambiamento, usando l’arma del voto per far sentire la loro voce a tutto il paese, prendendo con sé tutto l’astio e l’odio altrui e cercando di correre verso un futuro più roseo.

Io vedo ancora la speranza di un miglioramento che può e deve avverarsi, perché ci sono talmente tanti eroi pronti a farsi carico di un peso che altri non vogliono portare, pronti a portare avanti una lotta che altri hanno iniziato tantissimi anni fa e che non è ancora finita. Non per vendetta, non per tornaconto, ma per una spiegazione così semplice e vera da far paura a tutti…
Perché è la cosa giusta.

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Valerio Angelucci
Valerio Angelucci
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