I mesi passati hanno portato alluvioni, incendi, terremoti e temperature fuori dall’ordinario.
Forse anche le cavallette.
I rapporti statistici ci spiegano che in alcuni casi si è “trattato della maggior concentrazione di precipitazioni dal 1920“. Oppure che “non si vedeva un’estate calda come quella del 2022 da almeno settant’anni”.
Da una parte la percezione è che sia tutta colpa dei danni perpetrati dall’uomo nel corso dei secoli. Ma è anche vero che la lente attraverso cui osserviamo questi fenomeni è spesso sporca e macchiata.
Titoli acchiappa click ci fanno saltare a conclusioni affrettate. Diamo subito per scontato che sia vero che in Italia non si siano mai viste alluvioni come quella che ha colpito l’Emilia-Romagna.
Quasi sempre è necessario documentarsi meglio se si vuole sapere per davvero come stanno le cose.
E quasi sempre non lo facciamo.
Tuttavia, come la proverbiale medaglia, anche le notizie circa le condizioni di salute del nostro pianeta e delle specie che lo abitano hanno due facce.
Ed ecco quindi che, impegnato nella missione mensile di riportare a voi pubblico di NDD le storie che hanno avuto un lieto fine, o che ne stanno cercando uno, questo mese rivolgerò la mia attenzione alla faccia gioiosa della medaglia.
Il buco nell’ozono si sta chiudendo
Secondo un nuovo rapporto realizzato da Nazioni Unite, Unione Europea e Stati Uniti, lo strato di ozono che avvolge la Terra si sta rigenerando, in particolare sopra l’Antartide dove a metà anni Ottanta ne era stata rilevata una preoccupante riduzione, poi nota popolarmente come “buco nell’ozono”.
Questi risultati sono dovuti a un importante trattato internazionale che fu sottoscritto a Montreal, in Canada, nel 1987. Il rapporto da poco pubblicato dice che, se si continueranno a rispettare i termini dell’accordo, entro poche decine di anni la fascia di ozono potrebbe tornare a livelli normali con importanti benefici per l’ambiente.
Australia + 29
Uno studio condotto dal 2000 al 2022 e di seguito pubblicato su Biological Conservation riporta le evidenze di una ripresa di alcune specie a rischio di estinzione in Australia. In questo lasso di tempo sono state identificate ventinove specie che, grazie a una gestione costante delle minacce, stanno riuscendo a ripopolare le loro fila.
La maggior parte delle specie recuperate sono mammiferi. Le popolazioni di questi animali erano state colpite da predatori introdotti dall’uomo, ma anche invertebrati e pesci erano minacciati, in questo caso dalla perdita degli habitat naturali, dai numerosi incendi e dai cambiamenti climatici. Secondo lo studio, ad essere potenzialmente usciti dal rischio d’estinzione sono una specie di pesce, quattro rane, un rettile, otto uccelli e quindici mammiferi.
I castori son tornati
L’anno scorso il personale del CNR ha reso pubblica una scoperta fatta nella Val Tiberina, dove hanno trovato una diga realizzata da un castoro. Le ricerche successive hanno dimostrato che non si trattava di un castoro qualunque, ma del Castoro Europeo (Castor Fiber) che si pensava estinto dal XVI secolo.
La sua scomparsa è dovuta all’utilizzo delle sue carni e delle sue pelli, oltre che all’elevato valore del castoreum, un olio prodotto dalle sue ghiandole. Quello che è emerso sino ad oggi dal monitoraggio della specie è che i nuclei segnalati in Italia centrale sono almeno quattro, per i quali si stima la presenza di alcune decine di individui.
Agenda 2030
In questo caso non parliamo di un obiettivo raggiunto, ma del piano varato il 25 settembre 2015, in cui ben 193 Paesi membri dell’ONU hanno adottato l’Agenda 2030. Con i suoi 17 obiettivi, (Suistainable Development Goals, SDGs), l’Agenda costituisce il nuovo quadro di riferimento globale e universale per lo sviluppo sostenibile.
Gli Stati membri dell’ONU si sono dichiarati disposti a raggiungere insieme questi obiettivi entro il 2030. Sebbene molti di questi obiettivi siano ancora lontani, il solo fatto che esista questa agenda è di per sé una buona notizia.
The voyage home
Grazie agli intensi sforzi per la conservazione dei cetacei, nelle acque australiane è cresciuto il numero di megattere (Megaptera novaeangliae). Ad oggi si stimano circa 40mila individui. Con questi dati è stato possibile rimuoverle dalla lista delle specie a rischio.
Di questo, il capitano Kirk, l’equipaggio del “Bounty” e la Federazione dei Pianeti Uniti ringraziano sentitamente.
di Alessandro Felisi