Le due paure più grandi

Si dice che i due grandi motori che motivano l’essere umano siano l’amore e la paura. Se provate a pensare in effetti alle decisioni più complesse che prendiamo nella nostra vita effettivamente ci sono sempre questi due grandi arcani alle spalle, a meno che non vogliamo illuderci di non aver paura di niente e di non amare nessuno.
La paura per quanto sia un sentimento universale e atavico, è tuttavia qualcosa che si è sviluppato diversamente nelle varie culture: è chiaro che se andiamo indietro di millenni, la paura base data dalla maestosità della natura rispetto all’impotenza umana, quella immagino fosse uguale per tutti. In fin dei conti, se diamo una velocissima scorsa a ciò che sono state le divinità nel mondo antico, da Occidente a Oriente ritroviamo sempre il paradigma dell’elemento naturale incomprensibile e temibile, perché trascende il controllo umano.

E allora l’unico modo per controllare questi elementi fuori dalla nostra portata era cercare di ingraziarseli con preghiere e offerte, divinizzando ciò che poi la scienza ci ha spiegato. L’evoluzione scientifica e tecnologica ci ha spinti verso una maggior comprensione – terrapiattisti esclusi – della realtà: ora tecnicamente non abbiamo paura di un temporale, perché sappiamo che cos’è.

Le risposte ci hanno reso meno timorosi

E al contempo hanno generato nuove domande, alle quali si cerca di dare ulteriori risposte, talvolta passando da una strada ancora di paura. Se da un lato il continuo tentativo – ormai rivelatosi disastroso – di soggiogare la natura per paura di essa ha fatto anche cose buone, come migliorare la qualità della vita umana, dall’altro i timori che ancora sono difficili da superare sono quelli legati alla natura umana stessa. Senza aprire il vaso di Pandora dello scempio compiuto a discapito del nostro pianeta, in realtà vorrei soffermarmi su come percepiamo e ancora non superiamo due grandi timori insiti nell’animo umano.

una persona con le mani sul volto per la paura

La paura della morte

Forse la paura più grande di tutte, perché non la capiamo, perché non la vediamo, perché nessuno ci può raccontare davvero come sia. E per quanto questa incompletezza di comprensione ha avuto e ha varie risposte, esse vanno dalla credenza alla religione, dalla fede alla supposizione, ma nulla è chiaro e spiegato. A prescindere dal nostro personale e legittimo credo, una cosa interessante è come nonostante la matrice di paura sia la stessa e le “non-risposte” siano le stesse, si sia sviluppata una essenziale differenza di vedere, affrontare e temere la morte tra Occidente e Oriente.

In Occidente, il timore è legato al concetto di dare significato alla propria vita, l’auto-realizzazione e il raggiungimento di obiettivi per non esser dimenticati. In Oriente invece si sono sviluppati pensieri a partire da buddhismo e taoismo, che conducono a una maggior accettazione della transitorietà dell’esistenza, poiché la vita stessa è un ciclo di nascita e rinascita. Chiaro che questi concetti non possono essere dipanati in un articolo, ma questa grande differenza sicuramente si riflette sulla società e sul secondo altro grande timore:

La paura sociale

Forse non è una delle prime cose che ci verrebbe da inserire in una “lista” delle cose che ci fanno più paura però, se ci pensate un attimo, effettivamente abbiamo un approccio alla nostra vita intera che si basa tantissimo sulla società circostante. Possiamo affermare che non ce ne frega quanto vogliamo, ma di fatto, volenti o nolenti, siamo parte della società ed essa ci plasma e forma. Noi siamo la società e la società siamo noi, è vero, possiamo cambiarla e cambiarci, accettarla e adeguarci, ma in ogni caso essa ci influenza. E nell’influenzarci ci fa paura. In Occidente temiamo il giudizio sociale, ma sappiamo bilanciarlo con l’individualismo e l’autoaffermazione: questi elementi tuttavia, sono motivati spesso dal timore di essere giudicati – bene o male che sia – in maniera errata rispetto a ciò che noi ci sentiamo di essere.

Al contrario invece in Oriente, il giudizio sociale è estremamente più intenso: i concetti di “perdere la faccia”, la vergogna, il disonore, sono tutte componenti di cui si ha gran paura perché esse possono affliggere non solo la nostra persona ma anche chi ci circonda, come la propria famiglia o gruppo sociale. Qui subentra anche il concetto di responsabilità individuale e collettiva, altro grande divario tra Occidente e Oriente, ma a sua volta porterebbe ad altre concatenazioni perché di fatto, ciò che ci spaventa, è l’ignoto.

E ogni volta che troviamo una risposta, si apre un’altra domanda a cui non sappiamo dare soluzione.

di Alessandra “Furibionda” Zanetti

Alessandra Zanetti
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