Quando ci si mette fortemente in gioco, la paura del fallimento è ben presente. Aleggia come un fantasma, lo senti, percepisci che è lì, ma non lo vedi arrivare.
Questo articolo vuole essere uno sfogo personale che, guarda caso, coincide proprio con il tema del mese, quello della paura. Ma non la paura che un film dell’orrore può generare, quella è effimera, plastica, distaccata.
Quella che sto provando ormai da più di un anno è la paura del fallimento.
E voglio scrivere questo pezzo perché è giusto. È giusto che sul web si parli di cose positive, ma anche e soprattutto di quelle personali e negative. Siamo animali sociali, ci facciamo forza l’uno con l’altro, e la possibilità di condividere paure, dubbi e angosce è una delle nostre qualità maggiori.
Al momento, mi trovo in uno dei periodi più difficili della mia vita. Dopo anni e anni passati a rincorrere quel sogno che mi ha motivato, spinto, ispirato per gran parte della mia esistenza, sono arrivato a un bivio.
Da una parte, l’accettazione della sconfitta, dall’altra una speranza che al momento si fonda su poche basi.
Inseguire il sogno… Fino alla fine?
Fin da piccolo, ho sempre sognato di diventare e di fare il paleontologo dei dinosauri. Ero ben conscio di tutte le difficoltà che avrei incontrato. Le persone inserite nell’ambiente, con cui ho interagito nel corso degli anni, sono sempre state oneste con me su questo.
Ma non volevo demordere. Sapevo che sarebbe stato difficile finire il percorso, e che sarebbe stato ulteriormente difficile trovare lavoro. Ma il sogno era grande, forte. E, siamo sinceri, non sapevo né volevo fare altro.
È da ormai poco più di un anno che, dopo un progetto di ricerca biennale, sono disoccupato. Ovviamente, non sono rimasto con le mani in mano. Ho portato avanti ricerche, pubblicato articoli, ma soprattutto, ho spedito svariate applications lavorative. Per la precisione, quattordici.
E quattordici sono tornate indietro, rifiutate. Una dopo l’altra. Un ceffone continuo, senza darti la possibilità di rifiatare. A questi fallimenti, aggiungiamo anche ricerche che non vengono accolte, e ulteriori progetti che non vengono accettati.
Certo, fa parte del gioco. È l’accademia. Ma non posso farci niente: ogni rifiuto è un pezzo di lenzuolo che si unisce a quel fantasma che aleggia attorno a me dallo scorso settembre e lo rende sempre più grande.
La paura del fallimento è una paura primordiale
La paura di non farcela.
La paura di aver buttato via più di 20 anni di studi.
La paura di non essere mai stato all’altezza.
La paura di dover abbandonare l’aspetto più importante della mia vita dopo 10 anni.
Con forza e caparbietà si prova ad andare avanti. Ma bisogna trovare il modo di portare il pane a tavola, e quando questo non succede, ci si blocca.
Si vedono gli altri passare davanti, correre lungo la loro strada, mentre tu sei fermo sul piazzale di sosta.
Giustamente, le altre persone hanno la propria vita, con le loro vittorie e sconfitte.
Come diceva Zerocalcare in “Strappare lungo i bordi”:
“E semo pure stupidi. Perché se impuntamo a fa’ il confronto co le vite degli altri. Che a noi ce sembrano tutte perfettamente ritagliate, impalate, ordinate. E magari so così perfette solo perché noi le vediamo da lontano.”
Però è difficile, oh. Obiettivamente, non dovremmo fare paragoni, è deleterio e nulla più.
Però è difficile, oh.
Anni a imparare, superare difficoltà, dimostrare di valere nel proprio ambito, ritagliarsi un posto nel mondo facendo quello che ami, per poi rimanere a piedi per… Per quali motivi? Inadeguatezza? Sfortuna? Incapacità?
Capire, ragionare e perdersi
Spesso, ai fallimenti, non riusciamo a dare spiegazione. Alle volte, non hanno nemmeno una spiegazione. Succedono e basta, per strane combinazioni cosmiche che nemmeno Cthulhu sarebbe riuscito a prevedere. Però tu sei lì, fermo, e gli altri ti passano avanti.
È quindi altamente prevedibile che soffro di – brevi, per fortuna – attacchi di panico notturni. Non so quanti di voi ne abbiano sofferto, ma non sono piacevoli. Senti un senso di vuoto iniziale, seguito da una mano artigliata che ti stritola il cuore e non ti lascia pensare ad altro che alla paura. Finché non ricominci a respirare.
Ma quella sensazione di terrore rimane.
La paura del fallimento è spesso peggio del fallimento stesso. Un fallimento ti porta a ricominciare, a cercare nuove prospettive, ma la paura del fallimento ti blocca. Non ti fa ragionare, anzi, ti spinge a vedere tutto in negativo. Ti porta ad alienarti dalla realtà, a procrastinare, a non realizzare i traguardi raggiunti finora.
Come superare la paura del fallimento?
Che fare, quindi? Come può una persona riuscire ad abbattere questo oscuro demone che fuoriesce all’improvviso, abbattendo le poche sicurezze che riusciamo a creare piano piano, giorno dopo giorno?
Cercate un aiuto psicologico. Non abbiate paura (per tornare al tema principale) di stigmi sociali, o di passare “per pazzi”. Tutti abbiamo bisogno di un supporto mentale ed emotivo, in grado di darci una visione quanto più oggettiva e scientifica del nostro naufragio interno, che sia una visita di persona o un servizio online (che personalmente sto utilizzando ormai da più di un anno).
Perché, alla fine, rischiamo di essere i nemici di noi stessi, una volta che i fantasmi della paura del fallimento iniziano a girarci attorno. Soprattutto in quegli ambiti che riteniamo estremamente personali, come il proprio lavoro dei sogni, i propri obiettivi personali o persino le persone a noi più care.
Spero che questa sia una lettera per il Filippo del futuro.
Quando sarai in una situazione migliore, torna qui a leggere e sorridi. Hai superato la tua paura più grande.
di Filippo Bertozzo