NO. L’articolo di questo mese non ha nulla a che fare coi Pigliamosche del mondo Pokémon. Il bugchasing è molto più pericoloso di attraversare un Bosco Smeraldo qualsiasi senza Pokémon al seguito.
Cos’è il bugchasing?
Il bugchasing è la parafilia per le malattie sessualmente trasmissibili (MST). I bugchaser eroticizzano la malattia e l’idea di contagiarsi tramite il sesso non protetto. Neanche a dirlo, la malattia più ambita è l’HIV. Non si tratta di persone che hanno contratto una malattia per caso, per mancanza di precauzioni o distrazione. Parliamo di persone che cercano attivamente di contagiarsi attraverso rapporti sessuali con persone malate (definite gift givers).
E se state pensando che una cosa del genere non possa essere reale, che si tratti di una leggenda metropolitana, sono qui per distruggere la vostra fiducia nell’umanità con due semplici parole.
Viral Loads
Viral Loads è un film porno gay del 2014, diretto da Paul Morris. Già il titolo e il suo riferimento alla viralità ci fanno intuire di cosa parli. Si tratta di uno dei pochi casi in cui una pellicola parla esplicitamente di bugchasing, a partire dalla descrizione:
“[…]Molti (attori, n.d.A.) sono positivi, alcuni sono negativi. A chi importa? […]”
Il film è diviso in 9 capitoli. La maggior parte sono classiche scene di sesso dell’immaginario porno gay, come il gloryhole. Alcune invece sono esplicitamente pensate per eroticizzare il virus dell’HIV e il suo contagio. Abbiamo una scena in cui un gruppo di uomini si masturba, eiaculando in un barattolo. Questo barattolo, etichettato come “Poz Cum” (sperma positivo) sarà protagonista di una grande scena di sesso di gruppo. Oltre al barattolo, la star della scena è Blue Bailey, attore gay dichiaratamente sieropositivo.
Nel porno gay solitamente si usa il preservativo o ci si sottopone alla PrEP (profilassi pre-esposizione, una terapia che minimizza il rischio di contrarre l’HIV). Viral Loads invece glorifica il sesso non protetto come liberatorio e desiderabile.
Il regista Paul Morris si è difeso affermando di non prendere affatto sotto gamba la questione delle MST. Per lui il film si rivolge a persone che, pur avendo l’HIV, rifiutano le terapie e vivono serenamente la loro condizione, informando i loro partner prima del rapporto sessuale. In pratica per lui chi non ha capito il film semplicemente non era il target di riferimento.
In effetti, vedendo il film è abbastanza evidente che il target di riferimento siano i bugchaser.
Il bugchasing come parafilia invisibile
Una delle peculiarità del porno è la massimizzazione del visibile. Nel porno si vede tutto, in maniera ravvicinata ed evidente. La scena madre è l’eiaculazione maschile, chiamata money shot. Questo rende evidente che il rapporto sessuale sia avvenuto e che sia stato soddisfacente (almeno per l’uomo).
Questo cozza con il bugchasing, che è una parafilia invisibile. Mettere in scena il contagio è impossibile, se non usando uno stratagemma visivo come quello del barattolo del “Poz Cum” che rende chiaro allo spettatore quello che sta avvenendo. È impossibile sapere in tempo reale se si è stati contagiati dall’HIV, devono passare mesi affinché le analisi possano rilevare la presenza del virus. Secondo alcuni studi è proprio questo fascino in stile roulette russa, in cui non si può sapere come/quando ci si contagerà, ad attirare i bugchaser.
Le MST in Italia
Il bugchasing è una parafilia estremamente controversa, visti gli evidenti rischi per la salute di chi la pratica. Anche perché ci troviamo in un’epoca in cui le malattie sessualmente trasmissibili tornano a fare paura. Le ultime statistiche ci dicono che in Italia, rispetto al 2021, sono cresciuti del 50% i casi di gonorrea e del 20% quelli di sifilide. I soggetti più a rischio sono i giovanissimi, che rappresentano una fetta importante dei nuovi contagi. Spesso poco e male informati, sembrano avere molta meno consapevolezza riguardo il tema del sesso sicuro.
Per chi è cresciuto tra gli anni ‘80 e ‘90 la paura dell’AIDS è indelebile. Aver vissuto l’esplosione del virus, l’incertezza, le campagne di sensibilizzazione, il dubbio di potersi contagiare con una stretta di mano, hanno reso il sesso sicuro non una scelta, ma un obbligo. Obbligo che sembra essersi parecchio affievolito col passare degli anni…
Ora che ci penso, in effetti, forse era meglio parlare dei Pigliamosche.
di Antonella Liverano Moscoviti