Questo è l’articolo perfetto per tutti i nemici giurati del lattosio.
Stiamo parlando di “Love, Yogurt & Intolleranza”… No, scusate, torniamo sui binari corretti.
Il protagonista di questo pezzo è “Il dominio dello Yogurt” (When the Yogurt took over), episodio numero 5 della prima stagione di “Love, Death and Robots”, serie antologica d’animazione distribuita su Netflix nel 2019.
Diretto da Victor Maldonado e Alfredo Torres, noti per “Three Robots”, questo episodio di soli 6 minuti è il più breve della serie, ma anche uno dei più ironici e pungenti dell’intera raccolta.
In un futuro lontano e non ben definito, un esperimento genetico fallito porta alla creazione di uno yogurt senziente e super intelligente. Questo yogurt, dotato di una mente brillante e di un’astuzia senza pari, inizia a convincere gli umani della propria legittimità a governarli. Partendo dallo stato dell’Ohio, lo yogurt utilizza strategie sottili e manipolative per guadagnare il controllo, fino a diventare il sovrano indiscusso del mondo intero.
Tutto questo crea un grottesco sconvolgimento delle regole nella gerarchia di comando umana. Con un’entità esterna come uno yogurt al potere, gli esseri umani vengono completamente esclusi dalle decisioni sui loro destini. Nonostante le iniziali proteste dettate dall’orgoglio, tutti si adattano ad essere governati da un prodotto caseario che, nonostante tutto, porta loro tranquillità, ricchezza e salute in quantità, cose che i precedenti governanti non erano riusciti a garantire.
Gli autori sono riusciti a far divertire il pubblico grazie all’aspetto buffo dei personaggi e all’assurdità delle vicende narrate. Tuttavia, l’episodio invita anche a riflettere su come l’umanità potrebbe reagire di fronte a una forma di vita molto più intelligente. La narrazione esplora come le persone percepiscono la politica e chi la esercita, mettendo in luce il narcisismo umano e la tendenza a preoccuparsi principalmente del proprio benessere.
Narcisismo, intolleranza al lattosio o menefreghismo?
L’episodio sottolinea come, in fondo, alla maggior parte delle persone non importi realmente chi detiene il potere, finché vengono soddisfatte le loro necessità fondamentali.
Questo solleva interrogativi su quanto gli esseri umani siano disposti a sacrificare la loro autonomia e il loro senso critico in cambio di una vita confortevole, senza considerare se chi sta al comando abbia davvero a cuore il loro bene o meno.
Lo yogurt non ha mai dovuto muoversi per conquistare il mondo e questo simboleggia il fatto che il nostro desiderio di compagnia e persino di subire una leadership, per evitare la possibilità di essere biasimati per una decisione sbagliata, ci rende facilmente manipolabili da chi non ha realmente alcun potere su di noi, proprio come lo yogurt non può muoversi da solo.
Le nostre ansie e paure danno agli altri lo spazio per controllarci, anche se non ne siamo consapevoli. Anche se tutto sembra perfetto – come nella società utopica mostrata – in realtà senza diversità, difetti ed errori non c’è bellezza, non c’è meraviglia, eccentricità o talento. Se “tutti sono sani, ricchi e felici”, come dice il narratore sconosciuto, manca l’umanità.
Come siamo giunti a questo punto? Come siamo arrivati a disinteressarci così tanto di tutto, accontentandoci del minimo indispensabile per vivere serenamente, mettendo da parte l’orgoglio al punto da permettere a uno yogurt, per quanto super intelligente, di governarci tutti?
“Non è detto che sia vita umana”
Alla fine, la voce narrante dice: “E se lo yogurt ci lasciasse qui, da soli?”.
Ho interpretato questa frase come una previsione del futuro, un futuro in cui tutto sarà automatizzato e noi saremo completamente dipendenti dai nostri prodotti. Questi prodotti, col tempo, inizieranno a sembrare vivi ai nostri occhi, e noi diventeremo una cosa sola con ciò che abbiamo creato. Saremo così dipendenti dalle nostre creazioni che non potremo più liberarci da questa dipendenza.
Un’altra frase molto significativa del corto è: “La vita è andata dalla Terra alle stelle, non è detto che sia vita umana!”.
Questo concetto tocca la sopravvalutazione dell’uomo e il cieco narcisismo umano. Spesso ci lasciamo trasportare dalla fantasia senza renderci conto di ciò che ci circonda.
Non ci importa della nostra ignoranza, ci interessa solo ciò che sappiamo, altrimenti ci sentiremmo stupidi e vuoti. Molti di noi aspirano a essere grandi, a essere geni, a sentirsi superiori, senza rendersi conto che questo è solo un vano sforzo per sentirsi migliori degli altri. Ci autoconvinciamo di essere i migliori, senza considerare la possibilità che ci sia qualcun altro nell’universo che potrebbe essere superiore a noi.
Solo quando abbandoneremo l’arroganza di considerarci il centro dell’universo, potremo veramente aprire gli occhi alla vastità e alla meraviglia della vita che ci circonda, riconoscendo che la nostra esistenza è solo una piccola parte di un immenso e misterioso cosmo.
Uno dei corti più corti, ma uno dei corti più grandi.
di Federica Curcio