Volare: un’immagine che ci affascina da sempre, che cattura l’immaginario di artisti e poeti e che, senza ombra di dubbio, ha rappresentato uno dei traguardi più grandi raggiunti all’essere umano. Solcare i cieli trasmette, da sempre e più di qualsiasi altra cosa, l’idea di libertà. Ma l’uomo, lo sappiamo, tende per sua natura a complicarsi la vita: la libertà è pericolosa o, se non altro, lo può diventare. Per questa ragione, il volo ha assunto tratti bizzarri, somigliando al contempo sia alla voglia di scoperta che al pericolo insito nella stessa. Oggi c’imbarchiamo in un breve viaggio in questa duplice dimensione o, per dirla alla maniera di Dante, ci avviamo per il nostro folle volo.
Icaro, Dedalo e le ali di cera
Quando parliamo della follia del volo, la prima immagine che ci salta in mente è senza dubbio quella di Icaro, figlio di Dedalo. La storia la conosciamo tutti: rinchiuso nel labirinto insieme a suo padre, a Icaro viene offerta da Dedalo la possibilità di fuggire grazie alle ali di cera che gli permettono di librarsi oltre il labirinto. Ma, come tutti sappiamo, Icaro volerà troppo vicino al sole, finendo per far sciogliere le sue ali e precipitare al suolo. Ma cosa significa questa storia?
Dal mito di Icaro sono stati affascinati in molti, persino gli Iron Maiden gli dedicarono una canzone, Flight of Icarus, pubblicata sull’album Piece of Mind. Il fatto è che questa storia, ci mostra due aspetti che per l’uomo sono sempre stati affascinanti: i suoi limiti in quanto essere umano e, al contempo, la sua instancabile voglia di superarli, che così facilmente può condurlo alla rovina. Icaro, non prestando ascolto all’ammonimento del padre, pecca di superbia, si lascia guidare dalla curiosità, dalla voglia di superare sé stesso, assecondando la sua natura di essere umano e finendo per pagarne le conseguenze. Esiste, in letteratura, un altro esempio in questo senso ed è all’interno della Divina Commedia.
Ulisse e il folle volo
“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”; è con queste parole che Ulisse, nel racconto che fa della sua storia a Dante incontrandolo nell’Inferno, convince i suoi uomini a salpare oltre le colonne d’Ercole. Il luogo è simbolico, ovviamente, ma in questi versi Dante racchiude l’essenza di quello che era stato il messaggio di Icaro e che, in generale, rappresenta quello che diverrà noto come folle volo: Ulisse supera le colonne d’Ercole, confine invalicabile fissato da Dio, per seguire la sua sete di conoscenza e, per questo, viene punito, prima con la morte e poi con l’inferno.
Eppure, in quelle parole, Ulisse ci trasmette qualcosa di fondamentale: noi uomini, non siamo fatti per vivere come dei bruti, ma per perseguire la conoscenza. In pratica l’uomo è fatto per scoprire, conoscere ed esplorare, così tanto da dannare sé stesso nel farlo. È la condanna dell’essere umano, secondo il mito di Icaro così come secondo Dante: il desiderio di capire, senza limiti e senza freni.
E voi cosa ne dite? Sarà la conoscenza a dannarci o, forse, sarà la sua assenza?
di Emmanuele Ettore Vercillo