Sapete chi ha inventato il Natale?

È una domanda che forse vi sarete fatti qualche volta nella vita. Considerando che nemmeno sappiamo quale sia con preciso né l’anno di nascita di Gesù – o se sia effettivamente esistito – viene da chiedersi da dove salti fuori tutta questa incrollabile certezza sul suo giorno di nascita. La risposta si trova nella storia, come spesso accade, e ha a che vedere con Costantino e con antiche festività pagane di cui ancora oggi ci portiamo dietro diverse usanze. Oggi facciamo un salto nell’antica Roma, per conoscere la genesi del Natale come lo conosciamo ai giorni nostri.

Costantino e la genesi del Natale

Partiamo da qualcosa di cui siamo abbastanza certi. Il Natale venne istituito, come festività religiosa, dall’imperatore Costantino. Si tratta dello stesso imperatore divenuto celebre per la visione della croce con la frase in hoc signo vinces (sotto questo segno vincerai) prima della battaglia di Ponte Milvio, che gli diede in mano il controllo dell’impero.

Il punto è che Costantino, con la storiella della visione, promosse l’adozione del cristianesimo come religione di stato. In seguito, si occupò di rivedere alcune festività imperiali in accordo con questo nuovo culto. Senza dilungarci troppo sulle ragioni pratiche di questa scelta, la festività pare sia stata introdotta fra il 330 e il 335 dopo Cristo.

Il Natale, però, non è un’invenzione di Costantino: il cristianesimo esisteva già da secoli. Abbiamo testimonianze di come il Natale fosse già celebrato il 6 gennaio, data che peraltro, oggi, coincide con l’Epifania, che dovrebbe essere il giorno in cui i magi visitano Gesù ancora neonato. Il 6 gennaio, inoltre, resta ancora oggi il giorno della celebrazione natalizia nella chiesa ortodossa, evidenziando l’importanza storica di questa data, oltre che le incertezze di cui parlavamo prima.

Ma quindi, di preciso, a Costantino, cos’è che è saltato in testa a un certo punto del suo imperio?

genesi del natale

Il paganesimo e le festività solari

Il fatto è che, per quanto il cristianesimo fosse diffuso, non era affatto facile usarlo per soppiantare i culti pagani da un giorno all’altro. Questo perché le religioni si portano dietro credenze, usi e costumi che sono difficili da smantellare. È in quest’ottica che si può identificare il reale intento di Costantino: usare il Natale per riunire festività popolari.

A destare particolare interesse è il Dies Natalis Solis Invicti, festa all’epoca molto popolare e introdotta dall’imperatore Eliogabalo. La ricorrenza celebrava il sole invincibile (una metafora della figura imperiale) nel giorno in cui le giornate iniziano ad allungarsi: il 25 dicembre.

Oltre alla coincidenza delle date, la commistione della figura di Gesù con quella del sole in alcuni scritti dell’epoca fa propendere per l’ipotesi che l’intenzione di Costantino fosse proprio quella d’intercettare una festività già diffusa e trasformarla nel giorno di culto cristiano per eccellenza. Quest’idea, gli avrebbe permesso di unire il culto del sole a quello cristiano, facilitando l’adozione della festa e, di riflesso, della religione da parte dei romani.

Le tradizioni natalizie e le Saturnali

Un occhio di riguardo sulla genesi del Natale viene posto verso le Saturnali. Esse si tenevano dal 17 al 23 dicembre in onore del dio dell’agricoltura Saturno.

Consolidate da Domiziano, le Saturnali avevano il ruolo di auspicare a un ritorno della primavera, celebrando la mitica età dell’oro. Durante la festività, i romani organizzavano sontuosi banchetti, sacrifici e tenevano un curioso scambio di ruoli sociali, per il quale gli schiavi erano ritenuti uomini liberi (fino a un certo punto, visto che poi tornavano schiavi e dovevano subire le conseguenze delle loro azioni).

La parte che più ci interessa, però, riguarda due usanze in particolare: la prima è quella di scambiarsi piccoli doni, che venivano chiamati strenne. La seconda, che suonerà ancora più familiare, prevedeva che, alle porte di ogni tempio romano, venisse esposto un albero decorato, che facesse da buon auspicio per l’alternarsi delle stagioni. L’albero doveva essere, per forza di cose, un albero sempreverde.

A oggi, molti storici ritengono che Costantino abbia, in definitiva, unito due festività importanti e distinte nel giorno di Natale, in modo da facilitare l’accettazione del nuovo culto. L’operazione, a ben guardare, pare aver funzionato alla grande.

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Sì, ma Babbo Natale?

Su di lui siamo un po’ più sicuri. È convinzione diffusa fra gli storici, infatti, che la figura di Babbo Natale derivi da quella di San Nicola, vescovo di Myra e considerato protettore dei bambini.

Il motivo della sua connessione con la città di Bari, invece, sarebbe da ricercarsi nel furto delle reliquie del santo operato da alcuni mercanti. Essi trasportarono poi le reliquie nella città pugliese nel 1087, dove fu costruita una basilica per ospitarle. Quando i veneziani, in seguito, rinvennero parte delle reliquie rimaste a Myra, le trasferirono a Bari, completando così la connessione fra le città e il santo che era, in realtà, di provenienza turca.

Il moderno Babbo Natale che conosciamo, però, deriva dalla commistione fra San Nicola e lo spirito della bontà di Natale, personaggio di origini britanniche (Father Christmas). Esso fa la sua comparsa anche nel Canto di Natale firmato da Charles Dickens, dove è rappresentato come spirito del Natale presente. Da qui deriva il nome italiano di Babbo Natale, appunto. Quello americano di Santa Claus viene da Sinterklaas, il nome olandese del personaggio derivante da San Nicola (Sint Nicolaas).

L’abbigliamento rosso di Babbo Natale

Da Sinterklaas (e non dalla Coca-Cola, come molti credono) deriva anche l’iconico abbigliamento colorato di rosso che però aveva, in origine, un aspetto parecchio più “clericale”. L’abbigliamento e i colori, infatti, richiamano la veste vescovile, tenuto conto proprio del fatto che San Nicola era un vescovo.

Le renne, invece, derivano dall’associazione che la tradizione ha fatto fra Babbo Natale e il nord Europa: la renna era un animale sacro nei culti scandinavi, simboleggiando la notte che, non a caso, è il momento della giornata in cui Babbo Natale consegna i doni ai bambini del mondo.

Nel tempo, l’immaginario legato a Babbo Natale si è ampliato e, soprattutto, uniformato. Questa “figura ibrida”, in un certo senso, fa da efficace ponte culturale fra antiche religioni e società diverse fra loro.

Qui ho finito

Abbiamo concluso il nostro breve viaggio alla scoperta della genesi del Natale. Detto ciò, se avete avuto la pazienza di seguirmi fin qui, io per oggi avrei finito. Quindi vi saluto augurandovi buone feste e, soprattutto, un auspicio positivo per la futura primavera.

di Emmanuele Ettore Vercillo

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