Al Lucca Comics & Games di quest’anno ho avuto il piacere di partecipare all’anteprima di Longlegs, il nuovo film horror di Osgood “Oz” Perkins con protagonisti Maika Monroe e Nicholas Cage.
Uscito nelle sale il 31 ottobre, al Cinema Astra è stato possibile vederlo in lingua originale la sera prima dell’uscita nelle sale, per la gioia degli appassionati e degli addetti stampa. Film superbo, sotto ogni singolo aspetto. Posso dire con certezza che può seriamente diventare uno dei miei preferiti di quest’anno. A proposito, trovate la recensione di Longlegs a cura di Elisa Erriu proprio qui.
Dopo la visione di Longlegs, il commento al film e la discussione al riguardo sono stati portati avanti da quello che posso tranquillamente definire il mio regista italiano preferito in assoluto: Gabriele Mainetti, premiato regista di Lo Chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out!.
Presente al Lucca Comics come ospite, Mainetti ha intrattenuto la sala con una splendida conversazione moderata da un altro talentuoso regista italiano, Roberto Di Feo, che ha realizzato il notevolissimo e apprezzato horror The Nest. Insomma, un duo non indifferente che ha fatto battere il cuore del sottoscritto, già emozionato dalla visione del film e dalla presenza di Mainetti in sala.
Ma di che cosa hanno parlato Gabriele Mainetti e Roberto Di Feo di così tanto particolare da far sì che io gli dedicassi un articolo? Semplice, hanno parlato di cosa ci vuole veramente per fare cinema di qualità qui in Italia, sia horror che di altri generi.
Gabriele Mainetti: “Il Male non ha motivazioni”
La prima argomentazione nata dalla conversazione tra i due registi è sicuramente la visione stilistica che li attrae negli horror come Longlegs, ovvero i simbolismi nascosti:
“Nel film ci sono molti simbolismi che lo rendono particolarmente intrigante” – spiega Mainetti – “alcuni nascosti, altri in piena vista. E rimandano molto alla cristianità ma anche all’animo umano. In Longlegs non ti viene detto che c’è una ragione specifica per la quale il killer fa quello che fa, perché il regista vuole semplicemente dirti che il Male non ha logica. C’è e vive al di fuori degli schemi logici della ragione umana, come può essere in The Shining o ne L’Esorcista“.
Gabriele Mainetti ha poi continuato: “Film come Il silenzio degli innocenti (pellicola con cui Longlegs è stato più volte messo a confronto dalla critica, ndr) hanno dei killer che hanno una ragione precisa per far del male: Buffalo Bill ha avuto un’infanzia disastrosa, coltivava un desiderio perverso che poi sfogava sulle sue vittime, ma è una malvagità motivata. Non lo è quella di Jack Torrance, impossessato dai demoni dell’Overlook Hotel; e nemmeno quella del demone Pazuzu ne L’Esorcista. Anche in Longlegs è così: il killer è il Diavolo, il Male incarnato. E il Male non ha motivazioni, proprio come ci racconta Perkins con i simboli che ha disseminato in tutto il film. Ho adorato tutto questo”.
Roberto Di Feo: “L’horror in Italia? Poco considerato”
A un certo punto della serata, Roberto Di Feo ha esposto degli argomenti che hanno scatenato molte delle domande dal pubblico in sala, ovvero lo stato del genere horror qui in Italia e l’indice di gradimento di una tipologia di horror rispetto ad altri:
“Qui in Italia l’horror è un genere poco considerato dalla grandi produzioni cinematografiche, che preferiscono più buttarsi sulla classica commedia italiana e arrivando a sfornarne anche cinquanta tutti uguali. Alcuni si stupiscono se film come il mio (The Nest), o quelli di altri siano dei piccoli successi, ed è in un certo senso avvilente una cosa del genere, poiché è sintomo di mancanza di fiducia”.
Gabriele Mainetti ha voluto rispondere lanciando una bomba che ha sia esaltato che deluso molti dei presenti in sala:
“Volevo fare un horror, come nuovo progetto. La sceneggiatura era molto potente e ero emozionato all’idea di girarlo. Ma purtroppo non c’erano abbastanza soldi per realizzarlo, perché le case di produzione non erano convinte che il film potesse funzionare e quindi ho dovuto virare verso un progetto più d’azione. Ho preferito metterlo un attimo da parte perché se non riesco a farlo come dico io, è inutile che lo faccia. E per farlo bene ci vogliono molti soldi. La voglia di realizzarlo è ancora molto forte in me, ma ancora non è il momento e soprattutto ci vogliono i mezzi economici. Mezzi che il mercato italiano non vuole rischiare di investire, perché preferisce farlo su prodotti che sa che la gente andrà a vedere. Film più commerciali, e forse è meglio così“.
Longlegs vs Terrifier 3
Roberto Di Feo mette poi in campo una domanda che avremmo voluto fare tutti, usando il film di Oz Perkins come base di partenza:
“Dunque è giusto che un film come Longlegs, realizzato egregiamente e con tutti i numeri per sfondare, sia battuto al botteghino da una pellicola oggettivamente inferiore come Terrifier 3? Uno slasher senza alcun tipo di spessore narrativo?”.
Ed è qui che Gabriele Mainetti mostra il suo cuore, il suo vero spirito di regista e autore, per rispondere a questa domanda che ormai tutti si sono giustamente fatti. Difficile dimenticare l’insegnamento che ha rivolto alle persone in sala su quello che, per lui, è fare del buon cinema:
“Non so se sia giusto o meno, ma ti posso dire che un film come Terrifier 3 accoglierà il favore di più persone perché è un film più leggero di Longlegs, permettendo a chi è in sala di spegnere il cervello e godersi un momento d’evasione dallo stress del lavoro e dalle difficoltà della vita. Questo è il cinema: intrattenimento e evasione“.
Un cinema “commerciale” di qualità, per tutti
“I primi film di Carlo Vanzina sono dei film estremamente divertenti e ben realizzati, come il primo Vacanze di Natale o Vacanze in America. Avevano anche loro un significato nascosto, una morale. Ed erano film commerciali, che poi più avanti abbiano smesso di essere validi in favore di una volgarità più estremizzata è un’altra storia. Ma servono anche film come questi per il pubblico, non puoi portare solo il film d’autore ricercato. Se tu vuoi fare un film d’autore in questo modo, va benissimo, è giusto che tu lo faccia. Ma se vuoi realizzare un film per la metà del pubblico in sala, allora avrai un budget e un guadagno per quella metà. Se invece realizzi un film per l’intera sala, tu avrai il budget e il guadagno da tutti coloro che verranno, perché sarà un film per tutti, visto da tutti, amato da tutti“.
“Possiamo fare film con una storia forte e sentita anche con gli strumenti dei film commerciali” – prosegue Mainetti – “Perché così la storia che ami, su cui hai speso tempo ed energie, potrà essere amata da tutti e non solo da una parte di pubblico. E sta ai registi, agli sceneggiatori e agli attori realizzare quel tipo di storie per includere tutti, nessuno escluso”.
Una splendida serata a Lucca 2024
Non si poteva aggiungere altro a una simile affermazione di amore verso il cinema, horror e non.
Poter assistere a una splendida lezione di cinema in una moderazione su un film appena uscito è stato qualcosa di unico per uno come me, che sogna di poter realizzare una storia così per il grande schermo, in grado di portare in sala tutte le tipologie di pubblico, senza escludere nessuno. A prescindere dal genere che si vuole portare.
Gabriele Mainetti e Roberto Di Feo ci hanno provato con splendidi risultati, e fanno parte di quella nuova ondata del cinema italiano che vuole continuare a provarci, che vuole rinnovare e portare al pubblico ciò che non ha mai avuto e che ha sempre desiderato.
Nell’attesa di poter far parte anch’io di quell’ondata, mi sono concesso una foto con Gabriele, un abbraccio sentito e una breve ma importante conversazione.
Cosa ci siamo detti resterà tra me e lui… Almeno per ora!
Attore Novizio al vostro servizio!