Editoriale: il cielo oltre il nido

Le zampette si sgranchiscono, sopra i ramoscelli secchi. Le piume si arruffano, mentre si preparano al salto. Dall’alto di un pioppo, “fletto i muscoli e sono nel vuoto”. La libertà è un concetto non troppo distante da quello accarezzato dai pulcini, che vogliono imitare i propri genitori nel volare più in alto delle loro stesse aspettative.

Sin da quando schiudono gli occhi per ammirare il cielo oltre il nido, i cuccioli dal becco appuntito scrutano le nuvole, sognando di infrangerle ad ali spiegate. Ciò che ancora non conoscono, però, è che oltre l’orizzonte vi può essere la caduta.

La libertà, l’impulso di afferrare quella forma sfuggevole rivela un’attrattiva a cui non è facile porre un freno.

Libertà nel vincolo sociale

Concert of Birds - Frans Snyders

Poniamo caso che, osservando il nostro concetto di libertà, esso non combaci con quello esterno. Anzi, che le aspettative di chi è accanto a noi non conoscano proprio il profilo che stiamo tracciando per sentire ancor più vicina la volta celeste.

Ebbene, così inizia una battaglia infinita che intreccia nel suo corso un anello di ferro per volta. Le piume vengono riposte in un cassetto, la propria forma viene ritagliata perfettamente per non avere problemi oltre la soglia di casa. Il becco diventa smussato, la lingua tace. E va bene così, senza problemi, in una routine che dovrebbe salvarci dal giudizio, dal cadere dal ramo per schiantarci oltre il selciato, dall’aquila che, planando feroce, farà delle nostre ali una poltiglia da divorare.

Sì, lo so, sto divagando in molteplici metafore, ma se non sono la sola ad aver provato questa sensazione di costrizione, sono sicura capirete.

Oltre alle ali tagliate, al NON basta mai, agli sforzi deboli.

Ecco, da quell’esatto momento le ali devono tornare a incastrarsi sul dorso per tornare a sbattere.

Libertà nella scelta, libertà di volare oltre il nido

Rondoni - Bruno Liljefors

Spesso la libertà di scelta ha il volto del terrore: l’ignoto spaventa, tanto quanto il rischio di farsi male cadendo per terra. Più in alto si vola e più si rischia di spezzarsi il collo. Però, stando fermi, accontentandosi di quei rami rinsecchiti che ben presto ci leveranno anche il cibo dal becco, si finisce per deperire, avvizzire, svuotarsi prima ancora di potersi riempire di vita.

Sono drastica? Probabilmente sì. Ma il volo, quella sensazione di aria gelida e libera che ferisce le guance e salva la coscienza dal rimpianto, non si può sostituire con altro al mondo.

Ora, in posizione sulle nostre zampette malferme, voliamo abbracciando il vuoto dal ramo più alto. Basta una spinta, la forza di cambiare concezione del mondo.

“Fletto i muscoli e sono nel vuoto” diceva un topino mascherato, dalle pagine eroiche del suo fumetto. E magari bisogna crederci in quella spinta, anche se non siamo proprio fatti per volare.

Miriam My Caruso

 

Miriam Caruso
Miriam Caruso

Caporedattrice di Niente da Dire, è giornalista pubblicista dal 2018, nel campo nerd, divulgativo e musicale.
Nel 2018 fa il suo ingresso nel digital marketing grazie ad Arkys, verticalizzandosi nella SEO e imparando a mettere a punto strategie di marketing per le aziende.
Nel contempo si laurea in Comunicazione e Tecnologie dell’Informazione nel 2020, acquisendo la lode con una tesi antropologica dedicata al Cannibalismo e agli Zombie di Romero. Nel tempo libero, per non cambiare strada, scrive racconti e gioca a giochi da tavolo e canta, sotto la doccia, fuori, ogni volta che può.

Articoli: 42