Sono le 7 del mattino. La sveglia suona prepotente e la mamma corre a svegliarti.
È tardi.
Bisogna fare colazione, lavarsi per bene, vestirsi e chiudere lo zainetto con tutto il necessario per la giornata. Come al solito, il tuo nome viene urlato almeno quattro o cinque volte, prima che possa convincerti ad allontanare le coperte di dosso.
I cartoni animati scorrono indisturbati sullo schermo, mentre lo sguardo fissa i cereali ormeggiare sul bordo della tazza, sospinti dalle onde di latte caldo. Papà sta mettendo la cravatta, prende la cartella ed esce per primo. Poi, il tuo turno. Afferri la mano di mamma e ti avvii verso la porta. Entrambi in ritardo per il lavoro e per la campanella della scuola.
Il primo giorno non si scorda mai, mentre finisci in un mondo di cui ancora non comprendi l’entità.
Poi, il giorno successivo risuona la sveglia. Nel letto quasi non ci entri più, allo specchio la tua figura è più alta, con qualche brufoletto in eccesso e l’apparecchio che scintilla sul sorriso.
Mamma sta bevendo il caffè con papà, mentre aspetta che ti siedi assieme a loro in quei pochi minuti di intimità familiare. Poi le tazze spariscono nel lavandino e i tuoi piedi oltre l’uscio. Una nuova scuola, l’adolescenza che incombe, le prime interrogazioni che mettono paura.
Ancora, da adulti, davanti la scelta se proseguire con i banchi dell’università o andare a lavorare. Scelte continue, che perseguitano dall’infanzia all’adolescenza, senza lasciare scampo a una risolutezza che è difficile acquisire da soli.
Conti i libri nello zaino, ma dentro non vi è un manuale su come prendere decisioni per orientarti nel mondo, quindi ci si sente smarriti davanti all’uscio di casa, in attesa di capire se muovere altri passi e uscire o rimanere là, in attesa che i genitori spingano quelle spalle oltre i confini.
Scelte e formazione, la scuola come bussola
Per natura umana, evolviamo nei contesti sociali dove avvengono scambio di sapere e interazioni. Se rimanessimo chiusi in una stanza, senza trovare un confronto attivo o delle chiavi esperienziali differenti dalle nostre, avremmo un limite importante del nostro apprendimento.
La scuola, negli anni, si è evoluta: da un passato rigido, in cui l’insegnamento era volto a correggere le presunte “storture” dei piccoli allievi, a una briglia sciolta, dove la mole di informazioni reperibili da ogni media e l’assenza di mappe hanno dato origine a una forte confusione.
Se la scuola degli anni ’60 forniva degli archetipi predefiniti di quelli che dovevano essere gli adulti del domani, quella attuale si propone di dare libero accesso a ogni tipologia di aspirazione e ispirazione.
Quindi, da una parte è un grande bene, quello di poter modellare la formazione secondo le proprie attitudini e singolarità, dall’altra si riscontra il problema che bisogna avere figure altrettanto solide che possano comprendere le esigenze e mostrare la via per un pensiero profondo. Quello che, nel momento di crisi nel dover scegliere la propria strada, ci fa comparire sotto i piedi una freccia luminosa che ci guida senza apprensione verso il futuro a cui ambiamo. Scelte che potranno rivelarsi giuste o sbagliate, ma saranno anche in grado di cementificare esperienza e conoscenza.
Come spesso vediamo negli anime o nelle serie tv dedicate, vi è sempre quella figura dietro la cattedra di cui ti verrà il nome in mente quando pensi che alcuni docenti sono stati fondamentali per la tua crescita. Conoscono la tua scrittura, i tuoi pensieri e sanno quali sono i mostri che combatti durante le lezioni.
Gli stessi che, a distanza di anni, andrai a trovare a casa o nella tua vecchia scuola, mostrando come i loro insegnamenti abbiano formato la tua persona altrove.
Empatia e rapporti sociali, scuola come palestra di vita
Oltre i banchi, nel provare quella continua dose adrenalinica del finire alla lavagna senza preavviso o della nota per distrazione mentre fuori i tuoi amici hanno l’ora di educazione fisica, vi è un’altra componente essenziale: la creazione dei rapporti sociali.
Che sia in classe o tra i corridoi, una micro società fatta di coscienze e sentimenti brulica, tra una campanella e l’altra. C’è chi attende la ricreazione per scambiare uno sguardo rubato o chi vuole semplicemente abbracciare un amico, chi passa un fumetto sotto banco e chi consiglia una playlist nuova su spotify.
Interazioni che, positive o negative che siano, si sperimentano da acerbe e genuine, alcune volte con i sentimenti portati all’eccesso, senza freni e controllo. I “perché” si accumulano a dismisura, le risposte derivano dalle esperienze. Una brutta figura, un bacio sulla guancia, una frase di troppo che provoca malumore. Tutti tasselli che, uniti, portano alla crescita e alla definizione della propria identità.
Siamo estasiati da piccoli (ma ancora anche da grandi) nel guardare gli amori nascere sul piccolo schermo, simulando quei banchi di scuola che ogni mattina vengono riempiti di emozioni più grandi di loro. Anche questo è costruzione della propria identità. Quando ti batte il cuore ogni volta che, con le scarpe da ginnastica, varchi il cancello della scuola.
E ti tornano in mente Rossana in continuo scontro/incontro con Eric, Bunny con Luna nascosta nella cartella e Marzio ad attenderla fuori dalla sala giochi, Yukino che si innamora timidamente di Soichiro e testa le prime esperienze sentimentali.
Imbarazzo, coraggio, determinazione, paura, sopraffazione.
Le sensazioni sono innumerevoli, eppure in quel microcosmo si allenano, si testano e si comprende quali siano quelle che più ci piace coltivare, in accordo con gli altri individui.
Tutto ciò per renderci parte di un mondo, che è nostro e condiviso.
Miriam My Caruso