Ci sono autori che hanno rivoluzionato i generi della narrativa, e altri che non sanno accettare che il “genere” – anche nell’accezione più semplice del termine – non è per forza qualcosa di fisso, deciso dalla genetica o scritto da qualcun altro prima. Siamo persone e quindi, prima che corpi, siamo anime – e complesse, anche.
Siamo in periodo di Pride e, in un momento storico in cui la madrina del fantasy moderno sta rumorosamente portando avanti una dispendiosa battaglia legale contro la comunità trans e LGBTQ+, parlare di genere in tutte le sue sfaccettature è un dovere.
J.K. Rowling, infatti, ha saputo rilanciare una categoria formando almeno due generazioni di lettori (e spettatori) parlandogli di accettazione, e di come storia, caratteristiche e peculiarità di ognuno prescindano dal sangue e dal contesto e dipendano, invece, dalla nostra natura profonda, ovvero dalla nostra capacità di essere umani, al contempo coraggiosi ed empatici. Paradossalmente, proprio quelle generazioni – dai Millennials in avanti – sono oggi in prima linea contro di lei (e chi come lei) per rivendicare diritti propri e di tutti, perché nessuno deve togliere ad altri la pace e la liberta di essere.
Il diritto di essere
Nel mese più colorato dell’anno, con le bandiere arcobaleno pronte ad innalzarsi fieramente tra le folle riunite nel primo caldo afoso di metà giugno, ci teniamo a sottolineare che non esiste una forma unica e univoca di essere, di sentirsi e vivere la propria sessualità o affettività, che sia giusta più di un’altra – semmai, è sempre il modo in cui ci rapportiamo agli altri a dargli una qualche forma, che comunque non deve necessariamente essere fissa.
Come ogni celebrazione che riguarda i diritti civili, però, il Pride non deve nemmeno essere considerato come un momento occasionale ed estraneo al resto della narrativa quotidiana (come spesso capita), ma piuttosto un altro spazio (necessario) per ricordarci di respingere una normalità disinteressata che ci rende ciechi e di stringere gli occhi almeno una volta all’anno per mettere a fuoco un discorso di cui abbiamo ancora bisogno. Le battaglie come questa, infatti, sono tutt’altro che concluse – probabilmente mai lo saranno – e ogni momento è giusto per ribadire che i diritti sono di tutti. Il diritto di essere innanzi ad ogni altro.
5 film per 5 generi
L’amore, per se stessi e per gli altri, deve potersi esprimere liberamente con ogni possibilità e con ogni forma che anche la fantasia e la creatività permettono, ed è per questo che, almeno io, mi affido al cinema. In questa occasione (anche se non amo definirla tale), ognuno può fare la sua parte: la mia, appunto, è lasciarvi da pensare e celebrare l’identità personale con una breve carrellata di film – più o meno recenti – che ritengo molto significativi e che vi suggerisco di vedere o rivedere proprio in questo periodo.
5 storie sul concetto di genere di 5 generi diversi, da differenti momenti storici (e questo potrebbe essere anche uno spoiler che vale per due) della narrativa cinematografica. Uno (quasi) per ogni gusto!
“Questo perché nel vostro mondo la gente vuole sempre un solo gusto per volta?” – sì, Roland, diciamo di sì, ma noi speriamo di rovesciare questa abitudine – ve ne accorgerete dai titoli scelti. Buona visione!
A qualcuno piace caldo, Billy Wilder (1959): commedia
Forse tra i titoli più iconici e accattivanti del cinema, non potevo che proporlo in apertura. Il film di Wilder è un cult immancabile per la sua precocità, oltre che uno dei film più comici e confortanti mai realizzati. Il genio del regista emerge tutto anche attraverso i suoi inconfondibili interpreti, ma indimenticabile è la rivelatoria battuta finale che, se non lo avete mai visto, non ho intenzione di spoilerarvi.
Orlando, Sally Potter (1992): fantasy, in costume
Tratto dall’opera omonima di Virginia Woolf, la pellicola è il racconto fantastico del cavaliere Orlando (Tilda Swinton) che, ricevuto ordine dalla Regina di non invecchiare mai più, si reincarnerà nel corso dei secoli imparando ogni volta qualcosa di più su se stesso fino a cambiare profondamente da dentro a fuori… Lo sguardo e la parola rivolti frequentemente in camera, poi, attribuiscono a questo film della magia davvero fuori dal tempo.
Laurence Anyways, Xavier Dolan (2012): drammatico, romantico
Quando si parla di comunità Queer e diritti LGBTQ+ non si può non fare riferimento a Dolan, prodigioso regista ma soprattutto autore che spesso, quasi sempre, ha trattato i temi di genere, identità e scoperta sessuale a lui molto cari. Laurence Anyways è forse fra i titoli più emblematici della sua filmografia. Una storia di amore e di scoperta identitaria fatta di scelte e sacrifici – perché quello che si è non si sceglie, ma ciò non lo rende meno difficile.
Cloud Atlas, Lana e Lilly Wachowski (2012): fantascienza
Un’opera complessa come l’Atlante delle nuvole non poteva che essere trasposto dalle stesse menti di Matrix e Sense 8, che più di ogni altra cosa hanno a cuore l’esperienza dell’identità personale. Il film è il racconto di un’anima collettiva che si reincarna nel tempo e lega contemporaneamente passato, presente e futuro. Diversi i personaggi che nel corso della storia si ritrovano a vivere storie diverse in corpi diversi e ad essere contemporaneamente qualcun altro e profondamente sé stessi.
Tutti parlano di Jamie, Jonathan Butterell (2021): musical, biografico
Il più giovane dei titoli proposti è la trasposizione del musical ispirato alla storia vera di Jamie Campbell. Un’opera di formazione ibrida tra biografia, musical e teen drama che racconta la ricerca e l’affermazione identitaria di un giovane sedicenne che sogna di diventare una meravigliosa drag queen, andando contro il pregiudizio di tutti e riuscendo ad emergere circondandosi delle uniche persone di cui ha bisogno, quelle che lo sostengono.
di Simona Riccio