Le Supplici di Eschilo – La morte del Destino

Parlare del Destino, a Teatro, è cosa abbastanza usuale e più volte riproposta in vari spettacoli e rappresentazioni. Basti solo pensare alle varie storie che popolano il mondo del palcoscenico, siano esse fittizie o realmente esistite, con autori e artisti che sembrano predestinati a diventare grandi volti e voci leggendarie del panorama teatrale. O che, sfidando il destino avverso e riuscendo a cambiare le carte in tavola, creano il loro sentiero verso l’immortalità spirituale e artistica.

C’è anche uno splendido caso in cui il Destino diventa un vero e proprio personaggio recitante, misterioso e un po’ capriccioso, che vuole muovere i fili della storia secondo il suo ultraterreno volere ma cadendo lui stesso nelle incredibili spire dell’incertezza.

Questa interessante rappresentazione viene mostrata in Morte All’Imperatore, il libro/pièce teatrale scritto dal mio caro amico e direttore, il Rinoceronte, in cui vengono rappresentate le vicende – rimodellate e messe in scena con un nuovo punto di vista – del Giulio Cesare di Shakespeare. A interpretare i ruoli epici della vicenda non sono qui esseri umani, bensì pinguini. Inutile sottolineare la genialità di questa scelta.

Ma oggi non voglio soffermarmi sull’opera del Rino, ci sarà tempo e luogo per farlo e succederà molto presto, ve lo prometto. Oggi voglio invece parlarvi di un altro spettacolo teatrale in cui il destino la fa da padrone, ma in un modo molto più particolare e oserei dire oscuro. Una tragedia greca che attinge a piene mani al concetto di “destino avverso” e che poi cambia le carte in tavola, portando in scena qualcosa che non si è mai visto prima: la morte del Destino.

Voglio parlarvi de Le Supplici di Eschilo.

Le Supplici: la ribellione delle Danaidi

Le Supplici fu scritta e rappresentata indicativamente nel 463 a.c. al teatro Dioniso di Atene. Una rappresentazione peculiare e non totalmente apprezzata dal pubblico di allora, vista la tematica molto controcorrente dello spettacolo di Eschilo, ovvero una vera e propria ribellione di un gruppo di donne che non si vollero sottomettere al loro destino.

La storia è presto detta: le cinquanta figlie del Re della Libia Danao, chiamate Danaidi, approdano nel neonato regno di Argo dopo una lunga fuga dalle terre Egizie per poter sfuggire ad un terribile destino (per l’appunto): un matrimonio incestuoso e forzato con i loro cugini, nobili egiziani, e la conseguente schiavitù al loro perverso volere.

Le Danaidi, con il loro padre al seguito, chiedono asilo e protezione al re di Argo, Pelasgo, che dopo qualche titubanza per le violente conseguenze che questa situazione potrebbe portare al suo regno, decide di accettare le donne dentro le mura della città, proteggendole dalle insidie degli Egizi e accogliendole come sue pari.

Purtroppo però, il destino non tarda a bussare alle porte di Argo. Pelasgo deve affrontare le conseguenze della sua scelta, ovvero la guerra contro l’esercito Egiziano, che sbarca in Argolide per poter riottenere le donne ribelli e lavare col sangue l’onta ricevuta. Pelasgo e gli argolidi non si tirano indietro e portano fino in fondo la loro promessa di protezione alle figlie di Danao.

Ma il fato non è con loro, né con le esultanti Danaidi che pensavano di essere salve e libere all’interno delle mura della città. L’esercito di Argo viene massacrato e Pelasgo muore con loro. Gli Egiziani, vittoriosi, reclamano le Danaidi. Le riconducono in catene nella loro terra e le costringono a sposare i loro tremendi cugini aguzzini. Il destino si rivela crudele e implacabile per le Danaidi.

Ma la storia non finisce qui.

Un fato scritto con il sangue: la prosecuzione del mito

Incredibilmente, la tragedia de Le Supplici di Eschilo termina proprio con la disfatta degli Argolidi sul campo di battaglia, ma il mito però continua ed è proprio nel suo seguito che risiede il fulcro del mio racconto e il potere di questa tragedia.

Sì, perché le Danaidi non si sono fatte miglia e miglia di mare e fatto ammazzare un intero esercito alleato per poi dover tornare calme e tranquille a essere schiavizzate e costrette a sposarsi contro la loro volontà. No, esse sono pronte a tutto pur di ottenere la loro libertà e tener fede al loro giuramento… Anche a uccidere il destino stesso. Ed è proprio quello che fanno: tutte e quarantanove le figlie di Danao, durante la prima notte di nozze, uccidono i loro novelli mariti sgozzandoli con inaudita ferocia, liberandosi così per sempre della loro perfidia.

Esse affogano il loro triste destino nel sangue, ottenendo giustizia per loro stesse e per chi ha combattuto per loro, trasformandosi in spietate assassine pur di ottenere il loro scopo. E se ve lo state chiedendo, la risposta è sì: ho sbagliato di proposito il numero delle Danaidi che commettono il crimine, perché una di loro, Ipermnestra, non seguirà l’esempio delle sue sorelle e risparmierà suo marito Linceo, essendosi innamorata di lui. Un gesto che causerà la fine delle sue sorelle, ma questa è un’altra storia.

Le Supplici: l’epilogo di un destino defunto

A dispetto di ciò che le Danaidi affronteranno nella storia finale del loro mito, Le Supplici di Eschilo rappresenta un momento in cui il destino viene davvero sconfitto dalla violenza di coloro che decidono di combatterlo con ogni mezzo possibile.

La lotta delle figlie di Danao, costantemente in bilico tra essere schiacciate dal peso del fato e potersi liberare dalle sue catene, è un simbolo di come neppure le forze del tempo e dello spazio possano piegare la volontà dell’essere umano, costantemente vessato da un sentiero che può essere benigno o oscuro, senza che lui possa saperlo in alcun modo.

Il potere del destino viene annichilito dalla forza di un gruppo di donne che brama la sua libertà. Cammina attraverso la carne e il sangue di tutti gli uomini che si ritrovano incatenati alle loro vicende, siano essi eroi o avversari, trasformandosi in mere pedine nella sanguinaria partita che le Danaidi hanno giocato con il Destino. Una partita finita con la carcassa di un fato defunto, sgozzato dalla ferrea e spietata volontà di una vita libera da parte di donne che hanno deciso di afferrarla. Ed è proprio da quel corpo che nascerà un nuovo destino, pronto a intessere la sua trama per chi ha vinto una così pericolosa sfida.

Che essa sia fortunata o no, solo il futuro potrà dirlo.

Attore Novizio al vostro servizio!

Valerio Angelucci
Valerio Angelucci
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