Ah, l’amore… Così potente e incredibile da far vacillare l’intero universo. Esso prende qualsiasi forma e può raggiungere ogni cuore pronto ad accogliere questo sentimento così sfaccettato e intenso.
Noi attori conosciamo molto bene l’amore, che nelle nostre mani diventa uno strumento per trasmettere la passione e le emozioni che coltiviamo dentro, trasmettendole direttamente sul palcoscenico con la nostra recitazione. Sì, perché l’amore che proviamo per quel luogo è immenso e quasi incalcolabile, impossibile da dissipare e in costante crescita. Insomma, noi attori siamo degli inguaribili romantici!
Moltissime sono le opere teatrali che trattano dell’amore, in ogni suo aspetto. Potrei raccontarvi delle opere del sommo bardo Shakespeare (come non citare Romeo e Giulietta, Antonio e Cleopatra o anche Sogno di Una Notte di Mezza Estate), oppure Molière con il suo splendido La Scuola delle Mogli. Oppure, perché non citare le grandi opere greche, come la Lisistrata di Aristofane o Orfeo ed Euridice. Ce n’è per tutti i gusti!
Invece ho scelto di parlarvi di una storia che vuole parlare della fine di un amore… Che non è mai veramente iniziato: La gatta sul tetto che scotta.
La gatta sul tetto che scotta: la storia in sintesi
Scritta nel 1954 dalla mano sapiente di Tennessee Williams e messa in scena il 24 Marzo dell’anno successivo al Morosco Theatre di Broadway, La gatta sul tetto che scotta è una delle opere più famose dello scrittore, soprattutto grazie al film realizzato nel 1958 da Richard Brooks con Elizabeth Taylor e Paul Newman.
Definirla un’opera sull’amore è un po’ ingannevole, visto che il tema principale della storia è l’ipocrisia delle persone. Ma qui l’amore è veramente presente, nel senso più oscuro e malato. Come ho detto poc’anzi, esso prende molte forme e non tutte sono positive: nella Gatta sul tetto vengono rappresentati l’amore per i soldi e per la ricchezza, il sesso come sfogo e strumento di vicinanza e soprattutto, l’amore perduto che non potrà mai più esser ritrovato.
La storia d’amore di Brick e Maggie, i due protagonisti della storia, è iniziata già con la parola “fine” scritta sulla prima pagina. Lei cerca inutilmente di fare l’amore con lui per poter concepire un figlio e mettere le mani sulla cospicua eredità di Big Daddy, il padre di Brick, e anche per un deviato modo di potersi sentire vicino al marito almeno una volta nella vita. Lui, invece, la rifiuta costantemente poiché non la ama né la desidera.
Brick nasconde un’omosessualità latente annegandola sotto fiumi di alcool e rimpiange la perdita del suo migliore amico Skipper, per il quale nutriva un profondo amore, corrisposto dall’uomo, ma impossibile da confessare. Tutto ciò lo porta verso il suicidio, agevolato in maniera indiretta da Maggie stessa, che rivela al marito di aver fatto sesso con Skipper “per sentirsi più vicina” a Brick.
Un amore inesistente, quello tra loro due. Una finzione orchestrata ad arte per permettere ad entrambi di amare altro. Lei rimane legata al desiderio di rimanere nello status di agiatezza economica ottenuta con fatica, lui al ricordo di una persona con la quale poteva essere sé stesso.
Il finale: amore e altre bugie
Come contorno alla storia di Brick e Maggie, Williams ci presenta altre storie d’amore che orbitano intorno a loro, altrettanto malsane.
Una è quella di Mae e Gooper, desiderosi di salvaguardare i loro interessi economici in vista dell’eredità che Big Daddy può lasciare loro. Si dimostrano uniti e complici nel prendersi cura dell’uomo e nello screditare Maggie e Brick con battute velenose circa la loro situazione sessuale.
Lo stesso Big Daddy è un uomo innamorato della sua vita, che pian piano lo sta lasciando a causa di un cancro al colon che lo sta divorando. Di questo male, lui stesso è inconsapevole: è convinto di festeggiare un altro normale compleanno e non l’ultimo, come invece tutti sanno. Di lui è innamorata Big Mama, la moglie fedele e premurosa. L’unica in tutto lo spettacolo a nutrire davvero un amore genuino per il marito, rimanendo sconvolta dalla notizia che egli morirà di lì a poco. La donna cerca di difenderlo dalle menzogne che gravitano intorno a lui e che hanno tenuto in piedi l’unione di una casa che oramai sta crollando su sé stessa.
Bugie su bugie: tutti sono attaccati a esse come se fossero l’unico modo per poter davvero amare qualcosa. Lo spettacolo finisce con la più grande delle falsità: Maggie mente a Big Daddy dicendogli di essere incinta, affinché lui corra a fare testamento. Infine, obbliga Brick ad avere un rapporto sessuale con lei, gettando via tutto il whisky presente in casa e offrendosi a lui, imprigionandolo per sempre in una gigantesca menzogna che lei chiama amore.
L’importante è amare
Mi rendo conto di aver scelto un’opera che di amore che ha poco a che fare, eppure è proprio di questo che Tennessee Williams ci vuole parlare.
L’amore, ahimè, non è soltanto baci romantici e momenti di pura tenerezza, ma è anche una dura realtà, un sogno dal quale ci risvegliamo e scopriamo di non appartenere. L’amore può essere bugia e finzione, costrizione e resa. Rimpianti e parole mai dette che rimarranno per sempre sul fondo del nostro cuore infranto. Ma sono comunque lì, necessarie per poter comprendere quando noi abbiamo bisogno di amare.
Brick e Maggie, nonostante tutto, non si lasciano perché hanno bisogno l’uno dell’altra. Per non rimanere da soli in un mondo che non riescono ad accettare, per paura di perdere quell’unica cosa che, per loro, è diventata amore.
Questo è l’insegnamento che Williams vuole darci: bisogna riconoscere l’amore, accettarlo ma non esserne schiavi. Ricercare e comprenderne tutte le sue forme per capire il giusto e lo sbagliato. Che sia nell’altro o in noi stessi, noi dobbiamo ricordarci di amare davvero, non per finta né per necessità. Ma perché lo sentiamo dentro di noi, come le farfalle che volano nello stomaco quando incontriamo la persona che amiamo e vogliamo terribilmente dirgli quanto essa sia importante per noi.
Perché, che vada bene o male, l’amore è sempre importante.
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