Il Pride per me: tante etichette, un solo principio.

Mi piacciono le tette piccole.

Non su di me. Ho avuto la possibilità di vedere e comprendere cosa significa passare da una quinta a una terza scarsa e non è che ne fossi così soddisfatta. Fortunatamente passare da 90 kg a 60 kg ha almeno compensato la delusione di vedere le mie due compagne svuotarsi. Qualcuno mi ha comunque detto che erano attraenti anche così e in qualche modo me lo sono fatta bastare.

Non è una cosa che ho scoperto, lo sapevo e basta.

Non l’ho ancora potuto verificare come vorrei, ma ho fatto delle prove. Ad esempio, ho chiesto a una mia amica un po’ minuta di farmele toccare. All’epoca era una ragazza giovane e intraprendente alla quale piaceva una ragazza giovane e intraprendente e sapeva che si può essere di larghe vedute nelle amicizie. Dico all’epoca perché ora è felicemente fidanzata con un ragazzo. Giovane e intraprendente. Si potrebbe quindi dire che i suoi gusti non sono affatto cambiati, in effetti… Sta il fatto che ha soddisfatto la mia curiosità. Nessuno pensi ad un video porno lesbo, il mio è stato uno studio puramente accademico: le ho guardate, soppesate, sorrette, ho fatto proporzioni e calcoli rispetto alla mia mano, chiesto e appurato di eventuali zone erogene e confrontate con le mie personalissime valutazioni. Dopo un colloquio di circa una ventina di minuti mi sono detta appagata nel mio desiderio di conoscenza. Ho confermato che, senza ombra di dubbio, mi piacevano le tette piccole.

Quando cerco di trovare una dimensione, una definizione di me stessa dentro nella testa sento ancora qualche voce arcaica che vede queste cose come aliene, retaggio probabilmente del fatto che sono entrata in contatto con la realtà LGBTQIA+ molto tardi nella mia vita.

Sono una millennial

Sono una millennial vissuta in una famiglia che un tempo si diceva canonica, non religiosamente praticante ma bene o male cattolica, con un padre che non ha mai visto troppo bene l’ideologia di sinistra e che col tempo si è anche un po’ incancrenito nelle sue idee, con quel suo “mondo al contrario” sul comodino. Io ho dovuto combattere con le mie prime convinzioni e ora quando sento quella voce so che è giusto fare il completo opposto della prima reazione di pancia. Ci vuole ostinazione per poter cambiare l’ordine mentale e destituirlo completamente e io mi ritengo ostinata al punto da essere arrivata a non sentirmi sbagliata quando guardo o desidero una ragazza.

Mi sono sempre definita bisex, anche se forse attualmente (anche solo per le mancate esperienze sul campo) mi sento più a mio agio sotto il segno dei queer, che fa un po’ da termine ombrello per tutta la categoria per chi non si sente di conformarsi a pieno con la cultura egemone e non si sente cisgender. Sono termini che però anche solo 10 anni fa si usavano poco e ammetto ancora oggi anche io faccio fatica a utilizzare per bene. Dovrei studiare di più tutte le sfumature, tutte le I o le A o le P, le H che vengono raggruppate da quel + alla fine dell’acronimo. Forse anche perché, tra tutte quelle etichette, io non mi sento di darmene una. Mi piace quello che mi piace e sinceramente poco mi importa di doverlo spiegare, sebbene comprenda pienamente il desiderio di autodeterminazione di chi ne fa una bandiera. Anzi, ne sento l’orgoglio ed è qualcosa che mi rassicura profondamente.

Il Pride per me: Libertà

Perché in fondo dietro ad ogni etichetta, ad ogni bandiera, dietro ad ogni definizione c’è soltanto un solo grande concetto: la libertà. Libertà di esistere, di resistere, di essere noi stessi, di appartenere. Di farci piacere quello che ci va in quel momento, senza nessuno che ci guardi storto o che voglia tarparci le ali. Libertà di gridare la nostra identità al mondo.

La libertà di dire che sono una donna, una madre (e no, non lo urlo davanti a una folla di bestie senza cuore), che è stata 17 anni con un uomo e appassionata di tette piccole.

Libertà di essere. Nel più puro dei sensi.

E questa libertà non la avrei mai potuta avere se qualcuno non avesse combattuto anche per me.

Il Pride celebra questo, celebra la lotta per la libertà. Ed è infinitamente bello farne parte.

di Giulia P.

Redazione
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