Editoriale: confinare lo stress per riscoprire la vita

Considerare lo stress come una crisi interiore potrebbe essere un buon modo per accorgersi che qualcosa nella nostra vita ci sta mettendo a dura prova, anche se non è propriamente corretta come accezione. Le situazioni stressanti, quelle di cui siamo vittime inconsapevoli ogni giorno in forma di malanno del tempo moderno, ci ricordano che siamo vivi, che fagocitiamo stimoli esterni, ma anche che possiamo diventare vulnerabili a essi.

Lo stress stesso, in effetti, viene accolto spesso e volentieri in maniera negativa dal nostro corpo, generando quei tipici fastidi da “pentola a pressione”: mal di pancia, insonnia, agitazione, esplosioni incontrollate. Sono pochi i passi che ci separano, in quest’ottica, dallo scivolare in un totale born-out, una volta esaurite le risorse per contrastare l’ondata emotiva di stimoli provenienti da emozioni, scadenze, ricalcolo della propria posizione sulla terra.

Stress, pensieri che non smettono di correre

Di notte, poi, i nostri cricetini nel cervello corrono come forsennati. Dalla loro ruota panoramica con affaccio oltre i nostri occhi, ripropongono le stesse incombenze in loop, facendoci sentire in costante ritardo. Si crea uno strano fenomeno di risposta passiva agli eventi, come se quegli orologi impietosi si andassero a nascondere anche dietro la tazza della tisana per la buonanotte oppure oltre lo specchio mentre laviamo i denti.

Quindi, mentre ci prendiamo cura delle nostre esigenze quotidiane, potrà capitare di formulare ad alta voce la soluzione che non abbiamo trovato durante la call di due giorni prima a lavoro. Ancora, durante i gesti più semplici, dimentichiamo come siamo passati da un punto A a quello B, perdendo pezzi e non godendoci i piccoli gesti che potevano portarci piacere.

bianconiglio

Le pareti sembrano stringersi, le risorse scarseggiano e il fallimento sembra l’unica via per scampare a quella valanga in caduta libera. Avete presente il Bianconiglio di Alice nel Paese delle Meraviglie? Occhi rossi e cerchiati, espressione allarmata, zampette che corrono? Ecco, in molti si riducono in quelle condizioni, senza accorgersene.

Stress da prendere a morsi

Ciò che più dovrebbe impensierirci, in fondo, non è lo stress in sé, ma le sue conseguenze a lungo termine. La mancanza di lucidità, le scadenze che si accorciano, i risultati che non sembrano mai soddisfare il nostro gusto. Intossicarci dietro a inezie, considerare i soggetti che ci portano stress diventare più importanti del dovuto e le montagne trasformarsi in vette irraggiungibili.

No, ma proprio no, prendiamo le distanze! Anche perché lo stress, oltre a non concederci la possibilità di ragionare correttamente, può trascinarci in un loop di negatività sconfinata. Ne abbiamo bisogno? No. Ne vale la pena? Per niente.

Quindi, in questa bolgia di pensieri che ormai sarete abituati a subire dai miei editoriali, il consiglio si palesa lampante:

Fermati e respira, che la vita tanto ci aspetta. E se non lo fa, ma anche ‘sti gatti!”.

Siamo protagonisti di un percorso influenzato dalle persone e dagli eventi che subiamo ogni giorno, quasi passivamente. Alcuni sono inesorabili e non schivabili, altri possiamo modificarli per come ci consentono le nostre possibilità. La pressione che ci imponiamo per superare tali difficoltà può essere, talvolta, utile e produttiva, ma a lungo andare è in grado di corrodere anche le mani più forti.

Quindi, una volta individuato ciò che è il nostro Stressor, chiudiamolo in una scatola per qualche tempo e dedichiamoci a noi. Scegliamo da soli cosa può stressarci, come una sana partita a Magic contro il Commander tossico di turno.

Miriam My Caruso

Miriam Caruso
Miriam Caruso

Caporedattrice di Niente da Dire, è giornalista pubblicista dal 2018, nel campo nerd, divulgativo e musicale.
Nel 2018 fa il suo ingresso nel digital marketing grazie ad Arkys, verticalizzandosi nella SEO e imparando a mettere a punto strategie di marketing per le aziende.
Nel contempo si laurea in Comunicazione e Tecnologie dell’Informazione nel 2020, acquisendo la lode con una tesi antropologica dedicata al Cannibalismo e agli Zombie di Romero. Nel tempo libero, per non cambiare strada, scrive racconti e gioca a giochi da tavolo e canta, sotto la doccia, fuori, ogni volta che può.

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