Quando un film d’animazione tratta il tema della famiglia, intesa come famiglia di sangue, o famiglia spirituale, o comunque la famiglia che ci si è scelti, questo argomento è spesso legato in modo indissolubile alla memoria, al ricordare. Il ricordo, la presenza anche solo nel pensiero dei nostri legami affettivi, è ciò che li mantiene vivi, non importa la distanza fisica, non importa il tempo passato, non importa addirittura nemmeno la morte. Spesso le scene chiave di queste pellicole sono sottolineate da momenti musicali che, manco a dirlo, fanno in modo di rendere ancora più veloce la strada dal canale lacrimale alle nostre guance per l’inevitabile piantino. Questo mese parliamo di tre memorabili film d’animazione che trattano i temi dei ricordi e della famiglia.
Lilo & Stitch: ricordare per non abbandonare
Forse quello che sto per scrivere è venuto in mente prima a voi che a me. Si tratta senza dubbio di una delle citazioni tratte da un film d’animazione più ricordate in assoluto, anche da chi non è particolarmente amante del genere. Abbiamo tutti un amico o un’amica con il tatuaggio che recita “’Ohana”. Perché, come abbiamo sentito per la prima volta in Lilo e Stitch, ‘Ohana significa Famiglia, e Famiglia significa che nessuno viene abbandonato o dimenticato. E proprio questo concetto è alla base del legame tra le sorelle Pelekai e l’Esperimento 626, che si è trovato la sua famiglia “per conto suo” e per quanto “piccola e disastrata” la trova “proprio bella”.
Disastrata perché Lilo e Nani, rimaste orfane di entrambi i genitori, faticano a restare a galla a causa delle difficoltà lavorative della maggiore delle due sorelle. Per questo, la piccola Lilo rischia di essere portata via dai servizi sociali. Questo tema delicatissimo viene espanso ulteriormente nel live action uscito nella primavera 2025. Lilo, sia nella versione animata originale che nella rivisitazione con attori in carne e ossa uscita recentemente, dice a Nani, al culmine dell’ennesima sfuriata, di preferirla come sorella che come mamma, ferendo i sentimenti della “sorellona” che fa del suo meglio per prendersi cura della piccola nonostante sia una responsabilità forse più grande di lei.
C’è una scena in particolare dove Nani è convinta di dover dire addio a Lilo dopo aver perso l’ennesimo lavoro, e ho amato particolarmente come è stata rivisitata nel live action. Le due sorelle si trovano su un’amaca, nel giardino della loro casetta. Lilo ricorda di quando una volta, proprio in quel giardino, con la loro famiglia hanno “campeggiato” e mangiato i marshmallows. Questa tenera memoria familiare suscita l’ilarità di Nani che ricorda chiaramente che in realtà i genitori stavano disinfestando la casa dalle termiti. E Lilo, dimostrando come uno stesso ricordo possa essere diverso filtrato dagli occhi di una bambina, ribatte candidamente: “Io ero in campeggio”. Per poi aggiungere: “Ho cambiato idea, mi piaci anche come mamma”.
A questo punto, come accadeva anche nel cartone animato, Nani intona il brano tradizionale Aloha ‘Oe, canzone d’addio scritta dalla regina hawaiiana Liliʻuokalani nel 1878, notissima al grande pubblico anche grazie alla cover di Elvis Presley incisa nel 1961 per la colonna sonora del film Blue Hawaii.
Anastasia: ricordare il passato per avere un futuro
La tagline di Anastasia negli anni ‘90 recitava più o meno “Scopri l’avventura dietro il più grande mistero del ventesimo secolo”. Al netto del fatto che la Storia ci abbia restituito ben presto che non c’era alcun mistero dietro la presunta sopravvivenza della quartogenita dello Zar Nicola II (tutti i membri della famiglia imperiale, compresa Anastasia, sono morti durante l’esecuzione del 17 luglio 1918 per mano dei bolscevichi), possiamo comunque prendere il film come una storia di principesse nel senso più “disneyiano” (con buona pace di Don Bluth) del termine.
La storia di Anastasia è la storia di una ragazza che ha perso sia la sua famiglia che la sua memoria, e di conseguenza la sua identità. Il viaggio che intraprenderà, alla ricerca delle sue origini e dei suoi parenti, sarà un viaggio in cui cercherà, in realtà, sé stessa. La scoperta del suo passato le porterà a ritrovare le sue radici che, saldatesi nuovamente a lei, le permetteranno di crescere verso il futuro e verso la versione di sé stessa che vorrà essere.
Ben due dei numeri musicali del film, composti da Stephen Flaherty e Lynn Ahrens e orchestrati da David Newman, esplorano questo concetto. Il primo, Journey to the past (in italiano Cuor non dirmi no), racconta la sensazione di smarrimento della ragazza in mezzo a un mondo che sembra ancora più grande quando non si hanno ricordi alle proprie spalle. C’è però fortissima anche la speranza di trovare ciò che molti forse danno per scontato, l’amore di una famiglia, grazie al quale costruire le basi della propria storia personale, della propria identità e del proprio futuro.
La musica ha un ruolo fondamentale in Anastasia anche ai fini della trama. Sarà proprio la melodia di un carillon regalatole dalla nonna durante l’infanzia a costituire il pezzo mancante per completare il puzzle della sua memoria e ricongiungerla alla sua famiglia. Questa melodia, sepolta da sempre in un angolo della sua memoria, è proprio il tema principale della canzone Once upon a December (in italiano Quando viene dicembre). Il brano è un viaggio onirico nei ricordi confusi di un’infanzia lontana, nebulosa, che sembra solo sognata. Come nel caso del brano precedente, anche qui è presente la speranza e la fiducia del personaggio di Anastasia in un imminente ritorno alle proprie origini, per poter finalmente comprendere i frammenti di ricordi che emergono dai meandri della memoria.
Ed è quando questo accade, col ricongiungimento di Anastasia con la nonna (unico membro della sua famiglia rimasto in vita), che ascoltiamo la mia traccia preferita della colonna sonora: la strumentale Reminiscing with Grandma.
Coco: ricordare per mantenere in vita
Il film Coco di casa Pixar, uscito nel 2017 e di cui è stato da poco annunciato un sequel previsto per il 2029, intreccia in maniera indissolubile i temi della memoria, della famiglia e della musica. Ambientata in Messico, la pellicola si immerge interamente nelle atmosfere della celebrazione del Dìa de los muertos. Ci mostra tradizioni come ad esempio quella delle ofrendas, gli altarini allestiti per i defunti che fungono da ponte tra il nostro mondo e l’aldilà.
La trama ruota intorno a Miguel, giovane membro della famiglia Rivera, che tiene nascosta la sua passione per la musica e la sua ammirazione per il leggendario cantautore Ernesto De La Cruz. Il suo sogno è diventare un musicista di successo ma nella sua famiglia la musica è stata bandita dopo che la trisavola Mamà Imelda e sua figlia Coco (bisnonna di Miguel) vennero lasciate sole dal marito, musicista anche lui, partito in tour proprio nella band di De La Cruz.
Coco, ora anziana, è l’unica persona della famiglia che ancora ricorda il suo papà. Ma, a causa della demenza senile, anche il suo ricordo sta per svanire. Per la tradizione messicana, se nessuno dei vivi ricorda più un defunto, esso sparirà anche dal mondo dei morti. Dopo una serie di peripezie, Miguel si ritrova appunto nel mondo dei morti, e qui avviene l’incontro con il personaggio di Hector. Il ragazzo scopre che quest’ultimo non solo è il suo trisavolo, ma che non è più tornato a casa dalla sua amata famiglia perché è stato ucciso da Ernesto, che si è pure impadronito delle sue canzoni. La più famosa, Ricordami (nella realtà composta da Germaine Franco, Robert Lopez e Kristen Anderson-Lopez), altro non era che una ninna nanna per la sua figlioletta Coco.
Un po’ come in Anastasia, la musica è fondamentale ai fini della trama per risvegliare la memoria di un personaggio. Grazie alle note di questa dolce melodia, infatti, Miguel riuscirà a ravvivare il ricordo di Hector in Coco, permettendo allo spirito dell’ex-musicista di non svanire nel nulla. Riabiliterà infine la sua memoria, facendo cadere invece quella di Ernesto svelandone i misfatti, che verrà dimenticato. La famiglia Rivera riprenderà ad ascoltare musica, cosa che renderà Miguel libero di vivere la sua passione, e allestirà nuovamente l’ofrenda per Hector, che potrà attraversare finalmente il ponte tra il mondo dei morti e quello dei vivi.
Il messaggio di fondo di Coco è chiaro e limpido, e a ben pensarci si collega anche a quelli di Lilo & Stitch e Anastasia: nessuno muore davvero finché viene ricordato da chi resta.
di Marta “Minako” Pedoni