La magia che scaturisce dai libri si respira in maniera, a volte, più vivida se accompagnata da illustrazioni colorate e affascinanti. Al Salone del Libro 2025 di Torino, passeggiando accanto allo stand de L’Ippocampo, ho sentito forte quelle piccole dita magiche e invisibili attirarmi verso la molteplicità di libri esposti. Sotto le arcate, tinte di toni caldi, ho potuto scoprire un autore dalla fervida immaginazione e dalla tecnica illustrativa elegante: Michelangelo Rossato.
Le mani, istintivamente, hanno afferrato “La favola dei tarocchi o il meraviglioso viaggio di Chisono” (L’Ippocampo, 2025), scovando un piccolo gioiello. Dalla simbologia medievale all’arte di Hieronymus Bosch fino ad arrivare alla Pala di Brera, ogni pagina è intrisa degli studi condotti dall’autore per restituire un viaggio che è anche stimolo di ricerca e introspezione.
Insieme alla mia compagna di avventure Luna, ho avuto modo di parlare con Michelangelo, scoprendo un illustratore dalla sensibilità spiccata, tanto quanto la sua arte. Di seguito, quanto ci siamo detti.
Chi è Michelangelo Rossato?
Sono un disegnatore e scrittore da diversi anni e mi sono addentrato nel mondo degli albi illustrati per cercare di raccontare storie attraverso la scrittura, le parole e le immagini.
Le persone a cui parlo tramite le mie illustrazioni sono un po’ tutti: dai bambini ai ragazzi fino ad arrivare agli adulti.
Il mio desiderio è quello di creare delle storie trasversali, che possano condurre il lettore all’interno di universi onirici e sognanti. Per questo motivo ho scelto il linguaggio della fiaba, che è un linguaggio universale: parla sia ai lettori più piccoli che agli adulti. In particolare, quando leggiamo un albo illustrato, spesso anche noi adulti possiamo scoprire qualcosa in più su di noi. Qualcosa di più intimo.
Qual è stato il primo libro illustrato che hai letto da piccolo?
Ne ho letti tanti perché appartenevano a mia madre, ma erano libri pop-up. Ne ricordo uno in particolare, a cui sono ancora oggi molto affezionato e che era di un autore ceco, Kubasta, lui faceva dei pop-up incredibili! Però se penso al primo albo illustrato, quello che mi ha folgorato, penso sia Greta la Matta. Frequentavo le superiori ed è l’albo del maestro Carll Cneut, un libro per bambini ma che parla di cose molto oscure, difficili. Parla di follia e di perdersi in un inferno personale.
Anche se quel libro era un libro per bambini e mi ha fatto capire come la letteratura illustrata possa essere uno strumento per andare in profondità, non per forza in modo carino o compiacente, anzi, gli albi illustrati a volte servono proprio per indagare luoghi da cui di solito ci teniamo ben lontani.
Il tuo amore per l’arte medievale si è trasformato nel tuo tocco distintivo
Quando una persona disegna, secondo me, ritrae tutto ciò che ama. Come tutti gli illustratori che muovono i primi passi in quest’arte, ero interessato a capire che linguaggio utilizzare e in che modo. Nel corso del tempo ho abbandonato tutte queste preoccupazioni e mi sono detto: “voglio disegnare seguendo il mio istinto, scegliendo le storie che sono nelle mie corde”.
Pian piano è emerso un interesse quasi viscerale per l’arte medievale, le immagini simboliche e alchemiche. Non saprei spiegarne il motivo: sin da bambino sono stato attratto da tutto ciò che è misterioso, forse anche un po’ magico e spirituale, quindi da adulto ho cominciato a raccontarlo nei miei libri.
Ed è così che hai iniziato a studiare anche i tarocchi?
Ho iniziato a studiare i tarocchi in tarda età, quando già facevo l’illustratore da un po’ di tempo. Ho iniziato a studiarli e ho capito che non potevo non disegnarli: era inevitabile da appassionato di medioevo e simbologia, potrei dire anche di esoterismo.
Tutto ciò che è misterioso mi attrae e così ho iniziato a ridisegnare i tarocchi e a inventare una storia per dare vita a un albo illustrato dedicato proprio a loro.
Che si chiama “La favola dei tarocchi o il meraviglioso viaggio di Chisono“
Il protagonista di questo albo è ispirato all’Arcano del Matto e nel racconto ho incluso anche gli altri Arcani. Ho preso un mazzo di tarocchi, li ho disposti su un tavolo e ho provato a metterli in ordine. Il Matto, che è lo Zero, mi sembrava il personaggio più adatto per compiere questo viaggio, che lo porterà a incontrare tutti gli altri Arcani Maggiori. Quindi Chisono inizia la sua avventura alla scoperta della sua identità: ha dimenticato chi è e il suo nome.
Questa penso sia la più classica delle fiabe: è un archetipo, quello dell’eroe o dell’eroina che si mette in viaggio alla ricerca di sé. Tutte le fiabe parlano di questo alla fine, però in qualche modo penso che in questa storia ci sia qualcosa di nuovo, che non posso svelare altrimenti rovinerei la sorpresa.
È una delle fiabe più classiche, eppure contiene delle rivelazioni che si collegano profondamente al presente, immagini antiche che hanno ispirato una storia che parla di noi esseri umani oggi. Volevo raccontare la storia di chi è ultimo, di chi non conta, il Matto non conta, non ha numero, di chi almeno una volta nella vita si è sentita dire o si è sentito dire in una maniera magari diversa, “vattene via”, oppure “sei sbagliato”, “non conti niente”.
Io volevo raccontare la storia di questa persona, che in realtà siamo un po’ tutti noi, in qualche modo. Una persona che mette alla prova il mondo e trova il suo modo di stare in equilibrio: magari questo equilibrio dura solo un momento, ma può regalare la chiave per continuare nel proprio viaggio.
Qual è il tuo tarocco preferito?
Il mio tarocco preferito? Direi il Matto… forse è il Matto, sì, perché è come se nella sua follia avesse capito il segreto dei tarocchi. Poi è l’unico che è rimasto negli attuali mazzi contemporanei, perché il Jolly alla fine è l’antico tarocco del Matto arrivato fino a noi. Tutti gli altri sono scomparsi, tolti dai mazzi perché bisognava diminuire le carte: era molto costoso stampare su carta e quindi nelle varie regioni d’Italia sono rimaste le coppe, le spade, i bastoni, i denari ma non gli arcani maggiori. Però è rimasto sempre il Jolly o la Matta, come viene definita in Veneto.
Michelangelo, cosa ti lascia senza Niente da dire?
Non riesco a stare in silenzio di fronte alle ingiustizie. Visto che si parla di tarocchi, quando guardo la Giustizia penso a che cosa è realmente l’ingiustizia, penso a quello che sta accadendo in questo momento nel mondo e al continuo sterminio di persone innocenti.
Ma non è solo questo: tutti i giorni vediamo delle ingiustizie e le proviamo sulla nostra pelle. Io faccio parte della comunità Queer e sono stanco di vedere che ci sono tantissime persone a cui non viene data la possibilità di vivere per ciò che siamo. Ecco, penso che tutti abbiano il diritto imprescindibile di vivere per come si è e quindi non riesco a stare zitto di fronte a questa ingiustizia quotidiana.
Oggi, poi, è particolarmente feroce, perché quando il patriarcato si sente minacciato reagisce con la violenza, ma noi siamo più luminosi del patriarcato.
Miriam My Caruso