Ho dodici anni e sto guardando Dragon Ball Z. Non ricordo esattamente la puntata, ma so che Freezer è già fuori scena da un po’. Mio padre entra in camera: io sono in mezzo a una montagna di Lego sparsi ovunque. Quando ci gioco, li metto sempre su un lenzuolo: a fine giornata basta sollevarlo, chiuderlo e buttare tutto insieme nella scatola. Sì, fin da piccolo cercavo soluzioni comode per risparmiare fatica. Ma, in fondo, non è così che si fa?
Dalla mia piccola TV a tubo catodico, Dragon Ball sembra ancora più “Dragon Ball”: i colori sbiaditi, il formato quadrato… Quasi sospeso nel tempo.
Mio padre mi guarda e chiede:
— Ma quello è Goku da grande?
— Sì, sta combattendo contro un androide.
— E sta vincendo?
— Sì, Goku vince sempre.
Lui resta in silenzio per un attimo, fissa lo schermo e poi me:
— Allora non mi piace. Mi piaceva di più quando era piccolo, perché ogni tanto perdeva.
E se ne va, manca solo che getti un fumogeno per fare scena.
Goku vince sempre
Mio padre è così: arriva, lascia una frase, e quella ti resta in testa per giorni, anche se hai dodici anni. Io ci ho pensato tanto. Il mio personaggio preferito è sempre stato Freezer, lo è ancora oggi. Però ho cominciato a ripensare al primo torneo Tenkaichi di Goku, alla finale contro Jackie Chan (che, non vorrei fare spoiler, era il Genio delle Tartarughe). E a quanto fosse importante che Goku perdesse quell’incontro: non per umiliarlo, ma per insegnargli la lezione più grande di tutte — il sapore della sconfitta.
Sentire quel sapore in bocca ti dà un motivo vero per combattere. Non serve mantenere un record immacolato. Niente ego nella battaglia: si combatte per un senso, non solo per divertimento o perché si è certi di vincere. Con quella sensazione addosso, affronti le sfide in modo diverso. Non sei uno che ha sempre trionfato, come James Bond: sei uno che è caduto e si è rialzato. Da piccolo, è fondamentale capire che non si vince sempre.
Ma questo non vuol dire che tu non debba dare tutto te stesso.
Mi viene in mente anche il Capitano Kirk e la prova della Kobayashi Maru, un test pensato per far fallire chiunque. Tutti hanno perso. Kirk invece ha “vinto” barando. Certo, è sfrontato e orgoglioso, ma quell’approccio non funziona sempre: affrontare sfide più grandi di te può essere stimolante, ma se non hai mai assaggiato la sconfitta, rischi di non imparare nulla.
Così, dopo quella frase, mio padre è andato in salotto. Ha acceso la TV. E dalla mia cameretta sentivo che anche lui, nonostante tutto, stava guardando Dragon Ball.
E rideva.
di Daniele “Il Rinoceronte” Daccò