5 volte in cui i videogiochi hanno influenzato la musica

I videogiochi sono innegabilmente una forma d’arte, così come la musica, il cinema, l’illustrazione, la pittura. Un mezzo attraverso il quale la narrazione assume connotazioni interattive e in cui l’immedesimazione del giocatore fa sì che la storia venga in qualche modo vissuta in prima persona.

Per la mia esperienza personale, la Playstation di prima generazione è stata la prima console attraverso cui ho vissuto questo genere di coinvolgimento. Da buoni figli degli anni ‘90, io e mio fratello siamo stati entrambi molto influenzati dall’esperienza di gioco offerta dalla PSX (tutta la storia di come quella magica scatoletta grigia sia arrivata in casa la trovate qui). Sebbene io e Alessio abbiamo poi seguito percorsi diversi (io come musicista e lui come visual artist) l’influsso dei videogiochi ha lasciato un’impronta tale che è andata a confluire nei nostri rispettivi background di formazione artistica.

Non è infrequente che un linguaggio artistico compenetri un altro. E non siamo stati certamente gli unici a sperimentare questa contaminazione. Infatti, moltissimi artisti musicali hanno inserito riferimenti e citazioni più o meno espliciti ai videogiochi nelle loro canzoni e/o nei rispettivi videoclip. Questo mese vi presento cinque volte in cui i videogiochi hanno influenzato la musica:

1. Marina Rei, Un inverno da baciare (1999)

Tomb Raider e la sua protagonista Lara Croft negli anni ‘90 hanno avuto un’esplosione come fenomeno culturale di proporzioni globali. Parodizzata ovunque (celebre, per esempio, l’imitazione comica di Sabrina Impacciatore) e considerata addirittura un sex symbol, Lara è stata sicuramente una delle figure collegabili ai videogiochi che maggiormente si è inserita nel tessuto sociale e nell’immaginario collettivo.

La cantante e percussionista Marina Rei nel 1999 ha addirittura scelto, per promuovere la sua canzone Un inverno da baciare – classificatasi settima al Festival di Sanremo di quell’anno – di realizzare un videoclip in perfetto stile Tomb Raider, che richiese circa due mesi di lavoro. Qui l’eroina protagonista ha ovviamente le sembianze della cantante, ma con l’abbigliamento iconico di Miss Croft: canotta aderente e pantaloni mimetici. L’avatar della Rei si muove in uno spazio pixelloso e poligonale, tanto familiare a chi ha giocato i titoli della saga, affrontando ostacoli alla ricerca di “reliquie” che in questo caso sono i dischi della musicista. Le azioni caratteristiche di Lara sono tutte riproposte fedelmente: il nuoto, le leve da tirare, la camminata un po’ robotica e persino la schermata dell’inventario. Immancabili, ovviamente, anche gli effetti sonori come gli “ah!” che accompagnano i salti!

2. Eugenio Finardi, Amami Lara (1999)

Spostiamoci due posti più in basso nella classifica del suddetto Sanremo ‘99 e troviamo Eugenio Finardi che, coincidenza delle coincidenze, anche lui scrive un brano che trova ispirazione in Lara Croft, menzionandola addirittura esplicitamente nel titolo: Amami Lara.

Ho giustappunto detto che la Croft ha rappresentato un fenomeno culturale enorme, pari soltanto alla carica erotica che veniva attribuita al personaggio. Ecco, per quanto possa sembrare strano e forse anche un po’ creepy, la canzone di Finardi racconta senza pudore una vera e propria infatuazione impossibile nei confronti dell’eroina dal seno più spigoloso dei videogames, nonostante sia solo un personaggio di fantasia. Non ci credete? Vi riporto alcuni passaggi del testo: Fermati un poco, esci dal gioco […], Dammi un minuto, fammi salvare, ma anche Lara lotta sola contro il mondo, cerca di sentirlo meno finto e infine Quel che sento non vale niente, è solo un sogno, un’illusione.

3. Red Hot Chili Peppers, Californication (2000)

Come se non fosse stata già infarcita di riferimenti alla cultura pop (si nomina per esempio il pianeta Alderaan da Star Wars, Kurt Cobain e Station to Station di David Bowie), Californication dei Red Hot Chili Peppers è accompagnata da un videoclip che prende vagamente spunto da titoli videoludici come Crazy Taxi e la serie di Grand Theft Auto.

Dopo una schermata di selezione del personaggio dove vediamo scorrere gli avatar dei componenti della band, si alternano vari livelli di un gioco immaginario ambientato in California. Riconosciamo infatti location come Los Angeles o il ponte Golden Gate di San Francisco. Nonostante i rimandi a luoghi reali, le immagini del gioco risultano essere piuttosto surreali. I musicisti affrontano i livelli a piedi, in macchina, su un carrello da miniera, a bordo di uno snowboard o a nuoto sott’acqua, persino a dorso di una libellula gigante, finché non si raggiunge il game over con un grosso terremoto che apre l’asfalto fino al sottosuolo infuocato, dove cadono i quattro RHCP.

Nel 2022, uno sviluppatore spagnolo di nome Miquel Camps Orteza ha creato un videogioco vero basato su Californication dove i sette livelli presenti richiamano le scene del videoclip e le relative meccaniche. Orteza ha dichiarato che vedendo il video avrebbe sempre voluto giocare al videogioco, se fosse esistito, e dato che in più di vent’anni nessuno aveva pensato a realizzarlo, ha deciso di provarci lui. Potete giocarci gratuitamente qui.

4. Queen, The invisible man (1988)

Terzo estratto del tredicesimo album in studio The Miracle, The Invisible Man è stata scritta dal batterista Roger Taylor (sebbene da questo disco la band avesse deciso di accreditare tutte le canzoni sotto il nome Queen), ispirato dall’omonimo libro di H. G. Wells.

Il video promozionale vede i quattro Queen come sagome nere su uno schermo, avatar di un gioco immaginario con una grafica genericamente ispirata a quelli per pc dell’epoca. Il bambino protagonista gioca nella sua cameretta finché i personaggi escono fuori dal monitor e si materializzano all’interno della stanza. Il suo compito sarà quello di rimandarli all’interno del videogame, sparandogli con il joystick.

Alla fine, i Queen vengono rispediti dentro il gioco, ma il bassista John Deacon dimentica qualcosa all’interno della stanza: il suo cappello da cowboy. Il ragazzino lo indossa e il video si conclude mostrandoci la sagoma del bambino col cappello da cowboy dentro il monitor con i quattro musicisti.

5. Irene Grandi, Bruci la città (2007)

Second Life è un mondo virtuale online in grafica 3D. A metà strada tra social network e simulatore di vita (un esempio di questo tipo di giochi sono quelli della serie The Sims), è stato creato nel 2003 da Linden Lab.

Gli utenti, chiamati “residenti”, portavano avanti all’interno di Second Life una vera e propria vita parallela in una sorta di primo “Metaverso”. Dopo aver creato il proprio avatar con l’aspetto desiderato, potevano fargli vivere diversi tipi di esperienze di esplorazione, di socializzazione o anche culturali e affaristiche. Gli edifici, i terreni, i vestiti e tutti gli oggetti creati nel gioco potevano essere scambiati utilizzando una valuta specifica. I Linden Dollar, così si chiamavano, avevano persino un tasso di cambio ufficiale con il dollaro statunitense.

Molte università e aziende utilizzavano Second Life come simulatore per progetti educativi, di apprendimento e sperimentazione. E anche l’industria musicale non è rimasta indifferente a tutto questo. La cantante Irene Grandi, infatti, nel 2007 ha girato il video di Bruci la città quasi interamente in Second Life, utilizzando non solo un avatar con le sue fattezze, ma facendo persino delle audizioni per selezionare attori e attrici virtuali all’interno della piattaforma online. Second Life, pur non essendo più il fenomeno di massa dei primi anni 2000, esiste ancora. La canzone di Irene Grandi, invece, è per fortuna finita nel dimenticatoio. Mi sento anche in colpa ad averla riesumata per questo articolo.

Videogiochi e musica: due arti al servizio delle emozioni

In questo articolo vi ho parlato di come i videogiochi abbiano talvolta influenzato in modo rilevante il mondo della musica. Ma altrettanto importante è invece la musica composta appositamente per essere inserita all’interno dei videogiochi. Esattamente come la colonna sonora di un film, infatti, aiuta a veicolare le emozioni e la narrazione. Qualche esempio? Scopritelo in questa selezione di dieci tra le migliori musiche tratte dal mondo videoludico, al link qui.

di Marta “Minako” Pedoni

Marta Pedoni
Marta Pedoni

Marta Pedoni è una cantante, attrice e performer. Ha inoltre studiato doppiaggio cantato a Roma presso la Scuola Ermavilo fondata da Ernesto Brancucci.
In arte Minako, sceglie questo nome in onore di Sailor Venus. Classe 1990, la sua vita (nonchè la sua personalità) si divide tra arte e scienza, in equilibrio tra razionalità e sensibilità. Tutto ciò si traduce, per farla breve, in una Principessa Disney laureata in Tecniche di Laboratorio Biomedico.

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