La mia Venezia: piccola guida personale alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica

Da oltre sedici anni frequento la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, uno degli appuntamenti più attesi e affascinanti del panorama culturale mondiale. L’ho vissuta in ogni veste: da semplice spettatore, con l’accredito al collo, fino alla giuria del Leoncino d’Oro 2011. Proprio da quell’esperienza è nato il mio metodo, un piccolo rituale che ormai segna ogni mia edizione.
Tutto comincia dalla ricerca dell’alloggio: una volta assicurata la base, attendo con trepidazione la conferenza stampa di luglio, dove i titoli iniziano a delineare l’identità della Mostra. Ci sono anni più mondani, popolati da star internazionali, e altri più raccolti, in cui il cinema sembra respirare un’aria più intima. A metà agosto, poi, il programma prende forma giorno per giorno, e comincia il gioco degli incastri: selezionare i titoli, costruire una mappa di visioni, perché certe occasioni – lo so bene – potrebbero non ripetersi mai più.

“Che cosa hai visto a Venezia?”

Poi, una volta tornata, spesso mi chiedono che cosa abbia visto. È una domanda che lascia sempre un po’ di silenzio, perché i titoli non dicono molto a chi non frequenta il Festival. Così finisco col rispondere in numeri: 22, 30, 34 film in pochi giorni. E vedo negli occhi degli altri lo stupore, come se fosse impossibile. Ma con un ritmo molto serrato è presto detto. La mia tabella ideale prevede fino a sei film quotidiani: dalle 8.30 del mattino fino all’ultima proiezione serale, intorno alle 22. Non sempre riesco a mantenere questa maratona, ma resta il punto di riferimento.

Non solo film

Naturalmente, Venezia non è fatta solo di film. Accanto alle proiezioni, resta forte l’elemento mondano. E Venezia non delude mai: tra il red carpet, il molo dell’Excelsior o le vie del Lido, le occasioni di incontrare attori e registi sono quotidiane. Personalmente non cerco selfie né aneddoti da raccontare: preferisco osservare quei momenti in cui le star si muovono lontano dalle telecamere.

Le mie scelte seguono criteri precisi: in primo piano i film in concorso, poi quelli delle altre sezioni che ispirano curiosità, infine le opere di registi o interpreti che già apprezzo. Le Premiere delle sezioni collaterali, arricchite da Q&A con cast e registi, rappresentano invece un’occasione rara di dialogo diretto con chi il cinema lo crea.

Ma il Festival, per me, non è solo un vortice di pellicole. È anche la pausa sul molo per guardare un tramonto, la passeggiata in città tra una proiezione e l’altra, la necessità di respirare dopo storie che scavano dentro. A volte, dopo un film doloroso e struggente, basta una breve fuga fuori dalla sala per ritrovare equilibrio e prepararsi a immergersi di nuovo, magari in un racconto altrettanto duro ma distante, che non riesce a toccarti con la stessa forza di una voce bambina che implora nel buio.

In questo intreccio di film, incontri e pause sospese, si rinnova ogni anno la mia Venezia. Un’esperienza che non è mai la stessa, ma che custodisce sempre lo stesso incanto: quello di vivere il cinema nel suo luogo più magico.

di Laura Pidalà

Redazione
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