Probabilmente avrete visto o sentito nominare Pasto nudo, il film di David Cronenberg.
Qualcuno di voi saprà anche che è tratto dall’omonimo romanzo di William S. Burroughs.
Ma in quanti conoscono la lunghissima trafila legale che il libro ha dovuto affrontare negli Stati Uniti?
Pasto nudo, il romanzo di Burroughs
William S. Burroughs nel 1954 si trovava nella Tangier International Zone (Nord del Marocco), dove ha iniziato a scrivere Pasto nudo. Il territorio era famoso per essere un posto in cui droga, prostituzione e omosessualità non erano regolamentate o punite, un vero Paese dei Balocchi per molti. Proprio questo aveva attirato Burroughs, che nella zona aveva potuto sperimentare diverse droghe e avere una relazione con un ragazzo. Il romanzo è il risultato di quell’esperienza, tanto che più che una storia univoca è composto da vari frammenti di racconto non collegati tra loro. La stessa Interzona in cui Pasto nudo è ambientata sembra la versione letteraria della Tangier International Zone. Negli anni Burroughs aveva mandato stralci del libro che stava scrivendo ai suoi amici Allen Ginsberg e Jack Kerouac, che lo hanno raggiunto a Tangier e aiutato a dare una forma al romanzo e a sottoporlo agli editori.
I primi problemi
La storia editoriale di Pasto nudo è molto travagliata, e ci permette di guardare nel dettaglio la legge sulla censura negli Stati Uniti e i suoi limiti.
Inizialmente alcuni episodi del romanzo furono pubblicati sul Chicago Review nel 1958. Un giornalista del Chicago Daily News accusò il Review di aver pubblicato materiale osceno, costringendolo ad interrompere la pubblicazione dell’opera di Burroughs.
L’anno successivo la rivista letteraria Big Table pubblicò il resto del romanzo, ma non senza conseguenze. La rivista veniva infatti consegnata via posta, e l’US Post Office fece richiesta per un’udienza formale. Negli Stati Uniti vige dal 1873 il Comstock Act, che vieta la diffusione di materiale osceno via posta. La rivista fu chiamata a dimostrare che il romanzo di Burroughs aveva un valore letterario. Per fortuna, Big Table ebbe la meglio sull’US Post Office e di lì a poco la Grove Press acquisì i diritti di pubblicazione del romanzo per il mercato statunitense.
Il processo nel Massachusetts
I guai per Pasto nudo non erano però finiti, visto che nel 1965 il tribunale di Boston lo bandì per oscenità. L’accusa era quella di non avere alcuna struttura o valore artistico che rendessero il libro meritevole di stare sugli scaffali delle librerie. L’avvocato della difesa Edward De Grazia provò a dimostrare il valore del romanzo di Burroughs chiamando al banco dei testimoni vari autori contemporanei e professori di letteratura. L’autore fu paragonato a pietre miliari come Dante Alighieri, T.S. Eliot ed Ezra Pound. Venne messo in luce come il libro fosse una metafora della dipendenza, e lo stile volgare fosse una scelta precisa dell’autore affinché il lettore potesse immergersi al meglio nell’esperienza. Gli sforzi però non bastarono, e il 23 Marzo 1965 il libro venne dichiarato osceno. Pasto nudo si redimerà l’anno successivo, quando il processo d’appello ribalterà la sentenza.
Le leggi sull’oscenità negli Stati Uniti
Oltre al già citato Comstock Act, negli Stati Uniti ci sono diverse leggi che definiscono l’oscenità.
La Roth v. United States del 1957 traccia il confine tra oscenità e Primo Emendamento (che garantisce la libertà di parola ai cittadini) in un modo che però si apre a diverse interpretazioni. Ci vorranno quasi 20 anni per l’introduzione del “Miller test” (1973) che definisce tre criteri per verificare l’oscenità di un’opera:
- L’uomo medio deve considerare il contenuto dell’opera pruriginoso;
- L’opera deve descrivere in maniera palesemente offensiva delle condotte sessuali;
- L’opera non deve avere alcun valore artistico riconoscibile.
Ma soprattutto all’epoca il Miller Test metteva davanti ad alcuni dilemmi: ad esempio, davanti a scene di omosessualità, per poter intervenire si doveva accertarne l’intento “pruriginoso”. Affermare però di aver trovato eccitante una scena omosessuale poteva significare fare Coming out in una società decisamente poco aperta ai diritti LGBTQ+.
“I know it when I see it”
1964. Al banco degli imputati stavolta c’è un film francese, Les amants, sempre con l’accusa di oscenità. I criteri del Miller test sono ancora lontani dall’essere definiti, ma il film se la caverà comunque. Soprattutto grazie al giudice Potter Stewart e alla sua frase passata alla storia “I know it when I see it”. Dovendo decidere se il film fosse o meno osceno, il giudice dichiarò che era in grado di riconoscere la pornografia quando se la trovava davanti, e che il film francese non lo era. Una frase passata alla storia anche perché racconta quanto i criteri di giudizio dell’oscenità di un’opera siano profondamente arbitrari.
La legge sull’oscenità è ancora in vigore negli Stati Uniti, ma negli anni diventa sempre più difficile applicarla. La società è profondamente cambiata, ed è cambiato anche il comune senso del pudore che definisce cosa sia o meno osceno. Anche se, considerando quello che sta succedendo nell’ultimo periodo, non mi stupirebbe vedere libri messi al bando.
di Antonella Liverano Moscoviti