Dal suo debutto nel 2000, The Sims ha conquistato milioni di giocatori grazie a una formula semplice ma geniale: creare una casa, inventarsi una famiglia… E poi guardare tutto andare in fiamme (letteralmente, se dimentichi il rilevatore di fumo).
Creato da Will Wright, sviluppato da Maxis e pubblicato da Electronic Arts, nasce come uno “simulatore di vita”, trasformandosi rapidamente in un fenomeno culturale e diventando una delle serie videoludiche più longeve e di successo.
The Sims ha ridefinito cosa può essere un videogioco: niente missioni, niente boss finali, solo pura libertà creativa.
Ha aperto la strada a un intero genere e ha dimostrato che anche la routine quotidiana può diventare gameplay… Soprattutto quando il tuo Sim si dimentica come si usa una porta.
Cos’è l’immedesimazione videoludica?
Nel contesto dei videogiochi, l’immedesimazione è il processo attraverso cui il giocatore si identifica, in modo conscio o inconscio, con uno o più personaggi o con l’universo ludico. A differenza di altri giochi dove l’identificazione avviene con un protagonista scritto e definito, in The Sims il giocatore è libero di costruire da zero i propri avatar.
Uno degli aspetti più affascinanti di The Sims è la varietà di ruoli che il giocatore può assumere all’interno del gioco. Non si è mai solo un semplice osservatore: si è creatori, gestori, narratori e, talvolta, anche agenti del caos.
- Narratore: nel ruolo di narratore, il giocatore costruisce storie e intrecci degni delle migliori soap opera: amori segreti, tradimenti improvvisi, famiglie allargate e colpi di scena. Tutto prende vita attraverso i Sim, con dialoghi in Simlish e dinamiche relazionali che evolvono nel tempo.
- Architetto: disegna ville futuristiche, cottage da sogno… O cubicoli deprimenti senza finestre, a seconda dell’umore (o del budget).
- Demiurgo supremo: nel ruolo di demiurgo, il giocatore ha il controllo assoluto. Può decidere il destino dei Sim, modificarne la vita in ogni dettaglio, mettere in pausa il tempo o creare situazioni improbabili con un semplice clic. Questo potere si muove tra la cura e l’esperimento, offrendo la possibilità di costruire mondi ideali… O di vedere cosa succede quando tutto va storto.
Perché usare una lingua inventata?
Fin dal primo gioco i personaggi non parlano una lingua a noi conosciuta ma una completamente inventata: il Simlish. Un miscuglio sonoro di sillabe senza significato preciso, ma capace di comunicare emozioni, intenzioni e umorismo meglio di molte lingue reali.
La scelta di usarlo non è solo stilistica, ma nasce da motivazioni pratiche e di design:
- Universalità e risparmio di risorse: un linguaggio slegato dalla semantica funziona ovunque nel mondo, senza bisogno di traduzioni o localizzazioni linguistiche. Il gioco diventa immediatamente più accessibile. Inoltre, registrare dialoghi completi in tutte le lingue per ogni espansione sarebbe stato estremamente costoso e complesso.
- Libertà creativa e comicità surreale: lascia spazio all’immaginazione del giocatore. Il tono della voce, le espressioni facciali e il contesto raccontano molto più delle parole stesse, rendendo ogni scena aperta alla fantasia e all’immedesimazione. Allo stesso tempo, il suono volutamente buffo e surreale si integra perfettamente con l’umorismo del gioco.
The Sims come esperimento psicologico e sociale
Non è un caso che questo gioco sia stato oggetto di studi psicologici e sociologici. Oltre a essere un gioco, rappresenta uno spazio sicuro dove esplorare identità, ruoli di genere, dinamiche relazionali e desideri repressi. Alcuni giocatori creano famiglie ideali, altri scenari caotici. In entrambi i casi, si tratta di una narrazione personale che parte dall’immedesimazione per arrivare all’autoriflessione.
Uno fra gli studi da citare è sicuramente quello di Hui-Chun Hsiao, The Sims 2: Reflective Learning and Identity Construction (2007), esplora come The Sims 2 funzioni come uno spazio di apprendimento riflessivo e costruzione dell’identità. Analizzando le narrazioni dei giocatori attraverso interviste e osservazioni, Hsiao mostra che molti usano il gioco per riflettere su sé stessi, rielaborare esperienze personali e sperimentare ruoli e identità alternative. Il gioco permette così di esplorare dinamiche familiari, relazioni affettive e questioni di genere in un ambiente sicuro, lontano dal giudizio sociale.
Secondo la ricerca, The Sims 2 agisce come una sorta di specchio narrativo dove fantasia e realtà si intrecciano. I giocatori costruiscono storie che, pur fittizie, riflettono emozioni autentiche e desideri profondi. In questo senso, il gioco assume un valore quasi terapeutico, favorendo introspezione e autoanalisi. Hsiao collega questo fenomeno alle teorie dell’apprendimento narrativo e allo “spazio transizionale” di Winnicott, dimostrando che i videogiochi possono essere strumenti potenti di esplorazione psicologica e crescita personale.
In fondo, The Sims può diventare anche uno specchio strampalato e coloratissimo attraverso cui osservare, riscrivere e rielaborare la propria realtà. È uno spazio fluido in cui possiamo esplorarci senza giudizio, reinventarci senza limiti e sbagliare senza conseguenze. Ogni Sim, ogni casa costruita, ogni relazione intrecciata racconta qualcosa, anche in modo involontario , di chi sta giocando.
Poi, certo, altre volte racconta solo che sei rimasto tre ore a scegliere il colore del divano. Una di quelle giornate in cui il cervello non ce la fa proprio a decidersi tra “verde salvia” e “verde menta”.
Insomma, indipendentemente da cosa tu stia cercando The Sims è prima di tutto un gioco. Quindi fai quello che vuoi, divertiti e, sì, anche se vuoi costruire solo bagni e piscine, nessuno ti giudicherà.
(Forse solo un po’ il tuo Sim. Ma quello è un altro discorso.)
di Federica Curcio