Sentirsi incompresi, vuoti, a disagio. Tremare nel letto, fino a tarda ora, contro la repellente vastità della notte. Addormentarsi con pensieri martellanti, corrosivi, che si ripropongono al risveglio. La salute mentale è una questione da trattare con rispetto, spesso accantonata con un “non ci pensare” o, ancora peggio, allontanata in malo modo.
Ogni giorno ci troviamo a combattere con una sensazione di vuoto, più o meno grande. Rispetto a questa sensazione, ci comportiamo in modi diversi, ma con una sottile difficoltà di fondo che mette il bastone tra le ruote alla comunicazione con l’altro.
Quindi si diventa automaticamente estranei, imperscrutabili, e l’unica cosa che rimane da fare è normalizzare o segregare il più lontano possibile chi mostra segni di patologie mentali.
Una seconda possibilità
Sentirsi a proprio agio è un bisogno scatenato dal desiderio di darsi una seconda possibilità. Le strade sono molteplici: la più solida risiede nel chiedere un aiuto professionale, facendo MOLTA attenzione alle referenze e a chi ci si trova davanti. Non sarà semplice, ma può essere una buona strada.
Questa non è la sede per dare consigli applicabili alla propria situazione, ma solo spunti di riflessione basati su un’esperienza personale. La mia. Posso, però, dire come combatto io il mio disagio e come l’ho trasformato in un punto di forza: i pensieri intrusivi, a mio avviso, sono originati da un qualcosa che mi angoscia o da persone negative che si scontrano col mio modo di vivere.
Ebbene, decidere con chi crescere e condividere il proprio cammino, debellando drasticamente qualsiasi atteggiamento esterno di ingiustizia o manipolazione, è un obbligo verso sé stessi.
Ma il più importante: ricordarmi di essere felice e di vivere. Vivere bene.
Salute mentale, il diritto di stare bene
Stare bene è un diritto che la società non può e non deve sottovalutare. Se abbiamo ansia, depressione o malinconia, siamo visti come dei perdigiorno, persone deboli che non hanno distrazioni se non i propri “insignificanti” problemi.
Questo è un pensiero comune che va combattuto a muso duro: il disagio psichico tende a reprimere le emozioni, costringendo una persona alla non vita. Chiudersi in una stanza è più confortevole e salvifico, rispetto al confronto col mondo esterno.
Ancora, chi soffre invece di patologie conclamate e più gravi, ha bisogno di vivere nel proprio modo, senza dover far contento il prossimo con un concetto di normalità che se andiamo a ben vedere non esiste, se non attraverso schemi sociali.
Svegliarsi con la voglia di divorare il mondo, o anche solo bere un caffè in cucina mentre si osservano i propri progetti diramarsi oltre le imposte, dovrebbe essere un diritto di tutti. I mostri sono enormi e, spesso, fanno paura. Ma fa ancora più paura l’incomprensione, la ghettizzazione o la mancanza di rispetto. Fa ancora più paura rinunciare alla vita.
Se tu che leggi provi anche solo un briciolo di questa sofferenza, sappi che non sei solo e ti mando un forte abbraccio. Nutriamoci delle piccole cose che ci rendono unici e non serializzati.
Miriam My Caruso