Quando anche Walt Disney è horror

Tra i detrattori dello studio d’animazione più famoso del mondo, i Walt Disney Studios, è molto popolare, in mezzo alle argomentazioni più utilizzate in senso dispregiativo, portare avanti l’opinione che le storie, i personaggi e i toni siano spesso troppo edulcorati e da “famiglia del Mulino Bianco”. In altre parole, viene criticato il fatto che uno Studio che si rivolge principalmente a un pubblico di bambini abbia paura di “calcare la mano” e spaventare eccessivamente i bambini. Ma è sempre stato così? La Disney è sempre stata solo “carina e coccolosa”? O ci sono stati dei momenti in cui la Casa di Topolino ci è andata anche giù pesante? Vediamolo insieme in questa selezione dei momenti più horror dell’animazione Walt Disney.

I Cortometraggi Disney a tema horror, The Skeleton Dance

Nel lontano 1929, Walt Disney inaugurò la serie di cortometraggi musicali chiamati Silly Symphonies con The Skeleton Dance, letteralmente una danza di scheletri che emergono da sottoterra e usano le loro stesse ossa per accompagnarsi musicalmente a mo’ di xilofono.

L’immaginario horror a fare da sfondo c’è tutto: i gatti neri che litigano, il gufo e il cane che rivolgono i loro lamenti alla luna piena e ovviamente il vento che ulula tra gli alberi. Al canto del gallo, il forsennato ballo termina e i mucchietti d’ossa se ne tornano di corsa nelle loro tombe, spaventati dalla luce del giorno.

Lonesome Ghosts

Tra i corti a tema horror più famosi c’è poi sicuramente Lonesome Ghosts, conosciuto in Italia come Topolino e i fantasmi oppure Gli Scacciafantasmi.

Uscito nel 1937, il film vede protagonisti Topolino, Pippo e Paperino e utilizza una tecnica innovativa che fa uso di vernice trasparente per rendere l’effetto ectoplasma. I tre vengono assunti come “ghostbusters” da quattro fantasmi annoiati che infestano una casa, al solo scopo di diventare vittime dei loro terrificanti scherzi.

Alla fine, dopo essersi accidentalmente ricoperti di melassa e farina, i nostri eroi mandano in fuga gli spettri, disinfestando la casa. La pellicola ha avuto nel 2010 persino una sorta di remake a fumetti, realizzato da Claudio Sciarrone e Stefano Ambrosio.

Runaway Brain

Infine, un po’ meno conosciuto è Runaway Brain (Topolino e il cervello in fuga) del 1995, candidato al miglior corto d’animazione agli Oscar 1996 (premio andato poi a Una tosatura perfetta con Wallace & Gromit). Il film prende ispirazione da Frankenstein e ha ricevuto reazioni contrastanti da pubblico e critica, che in alcuni casi lo ha definito “macabro” e “disturbante”, tanto da spingere la Disney, che aveva programmato di ri-proiettarlo in alcune sale prima del live action de La Carica dei 101 del 1996, a sostituirlo con dei trailer di film allora in uscita.

In effetti, in Runaway Brain vediamo un Topolino inedito e un po’ spiazzante. Fin dalle prime immagini ci appare praticamente “posseduto” da una sessione di videogames (una parodia di Street Fighter con i personaggi di Biancaneve), con tanto di occhi rossi e faccia alienata.

Facendola breve, per una serie di malintesi si ritrova poi a fare da cavia allo scienziato Frankenollie (fusione dei nomi degli animatori storici Frank Thomas e Ollie Johnston), che scambia la sua anima con quella del mostro da lui creato, Julius (con le sembianze di un gigantesco Gambadilegno). Dallo scambio deriva probabilmente la prima e unica apparizione di un Topolino feroce, con i denti aguzzi e l’espressione assetata di sangue. Sicuramente non il Mickey Mouse a cui siamo abituati.

Il corto è poi disseminato di easter eggs (Zazu de Il re leone appare due volte) e riferimenti al cinema (Steamboat Willie, Alien, L’esorcista, King Kong) e alla cultura pop. Inoltre, Julius è un boss segreto di Traverse Town nel gioco Kingdom Hearts 3D: Dream Drop Distance.

I Cattivi Disney

Da appassionata Disney, ci tengo comunque a essere il più obiettiva possibile nel valutare ciò che lo studio propone. Una delle critiche rivolte ai film sfornati negli ultimi anni su cui mi trovo più d’accordo è che sono effettivamente privi di un “vero” cattivo.

Il trattamento riservato ai villain ultimamente prevede una delle tre alternative tra le seguenti. La prima è prendere cattivi già conosciuti e trasformarli in “vittime” del tipo “non è cattiva/o, è solo traumatizzata/o”, come accaduto a Malefica e Crudelia De Mon nei rispettivi live action. Dare delle motivazioni a un antagonista è sacrosanto, ma è ben diverso dal giustificarlo o snaturarlo.

Peggio ancora però è svuotarlo di qualsiasi tipo di senso all’interno della trama: e qui arriviamo al secondo tipo di nemici. Quelli senza nessuna motivazione, nessuna credibilità, nessuna aura di minaccia. Quelli che se ci fossero oppure no all’interno della storia cambierebbe poco o niente, come per esempio Hans di Frozen o Re Magnifico di Wish. Tant’è che tutte le volte che appaiono sullo schermo fai “boh”, e lo stesso esclami quando vengono “sconfitti”. Boh.

Infine, i “cattivi non-cattivi”, non dei veri antagonisti ma, similmente ai primi descritti, dei portatori inconsapevoli di ferite profonde che però spargono dolore e ostacoli alle generazioni successive in maniera non volontaria, convinti di fare del bene. Un tipico esempio è Abuela Madrigal da Encanto.

Cattivi “per davvero”

Non temo di sembrare una boomer nostalgica se affermo che in passato la Disney non ha avuto paura di mostrarci dei cattivi terrificanti per davvero con tanto di espressioni demoniache e trasformazioni orrorifiche.

Come dimenticare Grimilde quando rivela le sue sembianze da vecchia megera (ma tutto Biancaneve è cosparso di scene horror) o Malefica (La Bella Addormentata nel bosco) che si trasforma in drago mentre tutto intorno a lei appare “marcio” con quei colori acidi in contrasto con il pastello delicato del resto del film.

Oppure Ursula (La Sirenetta) che diventa gigantesca nel corpo e nella voce (dopo che le sue murene Flotsam e Jetsam sono state letteralmente fatte a brandelli, altra immagine un po’ cruda) e di cui si intravede in controluce lo scheletro mentre muore.

Impossibile non essere rimasti spaventati a morte da Postiglione quando in Pinocchio, mentre confabula col Gatto e la Volpe sulla sorte dei ragazzi nel Paese dei Balocchi, si avvicina alla camera col viso rubicondo e i capelli sollevati come corna di un demone.

Abbiamo anche visto rappresentata la Morte in persona, con il Cavaliere senza Testa (Le avventure di Ichabod e Mr. Toad) e Re Cornelius (Taron e la pentola magica).

E infine, ultimo ma non ultimo, persino Chernabog, praticamente il diavolo himself, nella celebre sequenza di Fantasia “Una notte sul Monte Calvo”. Una curiosità: prima di essere associato a Fantasia, il tema dello stesso poema sinfonico di Modest Petrovič Musorgskij era stato utilizzato per le Scimmie Volanti della Perfida Strega dell’Ovest ne Il Mago di Oz del 1939.

Morti inquietanti

disney horror

I cattivi “del passato” erano talmente cattivi che si provava anche un certo senso di soddisfazione (sia da parte degli animatori che da quella del pubblico) nel vederli fare la fine che si meritavano. Ho già citato la morte di Ursula con tanto di radiografia a vista, ma vediamo altri esempi.

Le pupille di Gaston, ne La Bella e la Bestia, si trasformano in due teschi un attimo prima di precipitare dalla torre del castello, per non lasciarci dubbi su quale sarà la sorte che gli toccherà una volta mollata la presa.

Il destino ultimo di Clayton, in Tarzan, è rappresentato in maniera ancora più inquietante. È infatti possibile vedere, proiettata su un albero, l’ombra del suo corpo rimasto appeso per il collo tra le liane della giungla durante la battaglia finale. Delle morti abbastanza “horror” che, se ancora non eravate convinti, vi faranno decisamente rivalutare il concetto di Disney “carina e coccolosa”.

di Marta “Minako” Pedoni

Marta Pedoni
Marta Pedoni

Marta Pedoni è una cantante, attrice e performer. Ha inoltre studiato doppiaggio cantato a Roma presso la Scuola Ermavilo fondata da Ernesto Brancucci.
In arte Minako, sceglie questo nome in onore di Sailor Venus. Classe 1990, la sua vita (nonchè la sua personalità) si divide tra arte e scienza, in equilibrio tra razionalità e sensibilità. Tutto ciò si traduce, per farla breve, in una Principessa Disney laureata in Tecniche di Laboratorio Biomedico.

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